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MONDO

La copertina del magazine Usa cede il passo a Donald

Fattene una ragione. Donald Trump oscura anche "Time" e diventa "re" degli Stati Uniti

Il dittatore della schiettezza viene eletto "califfo" degli Stati Uniti. Con una "corona" bionda cotonata, il miliardario candidato alla Casa Bianca, Donald Trump, copre quelle quattro lettere che rappresentano fama, notorietà, potenza e ricchezza

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di Mariaceleste de Martino
Neanche Osama Bin Laden riuscì a oscurare la testata “TIME” del magazine più letto degli Stati Uniti. Ma Donald Trump sì. E neppure il presidente Obama, ma il candidato d’oro alla Casa bianca sì. Le lettere “T”, “I”, “M”, “E” erano visibili anche sulla copertina dove apparve il creatore dell’Hitech rivoluzionario dei nostri tempi Steve jobs, dove la scritta fu stampata sulla sua fronte, piuttosto che farla oscurare dalla sua mente potente,ma non potente abbastanza, forse, come quella di Donald Trump.Neanche molte star di Hollywood (troviamo solo il veterano che sussurrava ai cavalli Robert Redford) o addirittura leader politici come eroi del calibro di Nelson Mandela hanno coperto quelle quattro lettere maiuscole che scandiscono l’importanza del tempo e dei tempi del giornalismo americano-internazionale. Ma Donald Trump sì.

Lui oscura tutti, attaccandoli. L’assalto è spietato anche contro Jeb Bush, contro il suo fundraising. Delle più potenti famiglie americane, Trump non ha paura. Dei messicani dice di avere rispetto (ormai sono milioni quelli diventati cittadini Usa), ma li vorrebbe comunque deportare e propone un muro per fermare questo flusso incessante di “immigrazione illegale” e dice: “Costruirei un muro per non farli entrare”.

Neanche la testa di Hitler ha nascosto la scritta “TIME”. Ma il Sansone Usa sì, con la sua lunga chioma bionda “riportata” e cotonata. Lui sì. Altri suoi colleghi, come Robert Murdoch o Silvio Berlusconi, no. Loro no. Sulla copertina di “Time” la scritta è più importante delle loro facce milionarie. Neanche il Dalai Lama e neanche Batman cancellarono quel “tempo” prezioso.

E sulla più recente copertina con Donald Trump, il Time scrive “Deal with it”, tradotto in slang spicciolo: “Stacci”, ovvero: "Che ti piaccia o no, fattene una ragione".

La modestia non è il suo forte, i toni sono duri, “politically correct” non fa parte del suo vocabolario, insulta tutti, dalla sua rivale “il peggiore Segretario di Stato Usa”, insulta giornalisti, la più recente la conduttrice di Fox News Megyn Kelly, vuole alzare le tasse agli “hedge funders”, gli speculatori di Wall Street. Donald Trump qui è diretto: “Se la stanno cavando con gli omicidi che commettono”. E ancora: Non hanno costruito la nazione. Spostano carte di qua e di là e hanno fortuna”. Lo ha detto al programma tv della Cbs ‘Face the Nation’. “Non pagano nulla e tutto questo è ridicolo”.

Ricco contro i ricchi. Potente contro i potenti. Razzista, classista, maschilista. E le previsioni la dicono chiara come la direbbe lui. “Ce la può fare “. Per usare parole stile Obama: “Yes, he can”.

Troppe bugie e "coperture" fanno indignare gli americani, Meglio un razzista schietto che dice la verità, che una "politically correct" a favore della famiglia che avrebbe o sarebbe corteggiata da un'amante lesbica. Le "famigerate" recenti email di Hillary Clinton non la mettono in ottima luce. E a Joe Biden toccherà correre più avanti e più velocemente che può per scalzare il Rockerduck newyorkese.