Facebook compie 15 anni e guarda al futuro
Era stato progettato per connettere tra di loro gli studenti di Harvard. Oggi lo usano più di due miliardi di persone
A 15 anni dalla sua nascita in un dormitorio di Harvard, Facebook è diventato il primo social network al mondo, con oltre 2 miliardi di utenti. Quando fu lanciato, il 4 febbraio 2004, da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di università Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes era stato progettato solo per connettere tra di loro gli studenti di Harvard, come raccontato anche dal pluripremiato film 'The Social Network' del 2010. Il sito, aperto con soli mille dollari d'investimento, ha visto crescere negli anni il suo valore in maniera esponenziale.
Oggi, la società è onnipresente nella quotidianità di un quarto della popolazione globale, vale 500 miliardi di dollari in Borsa e guadagna 22 miliardi di profitti annuali. A 34 anni, il fondatore e ceo Zuckerberg viene pagato con un salario simbolico di un euro all'anno, ma la sua quota nella società lo ha reso fra le persone più ricche al mondo, con un patrimonio di 62 miliardi di dollari. Un successo, però, che va di pari passo con le ombre di scandali e rivelazioni che hanno coinvolto Facebook negli ultimi due anni, relativi alla privacy e ai metodi usati dal social network. La lista delle critiche è lunga: politici preoccupati per la disinformazione che viene veicolata tramite la piattaforma, difensori della privcay che insorgono contro la raccolta sempre più massiccia di dati personali per trarne profitti e anche difensori dei diritti umani.
Le origini
TheFacebook, che strada facendo perde l'articolo iniziale, è figlio di FaceMash, un sito creato in una notte nel 2003 da Zuckerberg, allora giovane studente di Harvard, e chiuso dopo pochi giorni. FaceMash già conteneva l’idea che qualche mese dopo ispirò la creazione del social network più famoso del mondo: una foto e un “Mi piace". Guardando l'annuario con i nomi e le foto degli studenti ("facebook", appunto) il programmatore creò un sito per mettere a confronto le foto degli studenti di Harvard e dove gli utenti potessero votare l'immagine più attraente tra due scelte casualmente di volta in volta. La rete dell'università andò in crash in poche ore. Dopo la chiusura di FaceMash, Zuckerberg scrisse il codice di TheFacebook, in collaborazione con Eduardo Saverin (che sarà riconosciuto come co-fondatore solo dopo una causa). L'idea era di connettere gli studenti di Harvard e, in un secondo momento,quelli di alcuni tra gli atenei statunitensi più prestigiosi. I due furono i primi finanziatori del progetto, con un investimento di mille dollari a testa. Solo nell'estate 2004 (mentre altri studenti di Harvard, i gemelli Winklevoss e Divya Narendra, accusarono Zuckerberg di aver rubato loro l'idea dal social network HarvardConnection.com) arrivarono i primi fondi esterni, grazie a nomi noti della Silicon Valley. Il primo a credere nel progetto fu Sean Parker, fondatore di Napster e primo presidente di Facebook. Poi arrivò Reid Hoffman, che meno di un anno prima aveva fondato LinkedIn che consigliò a Parker di rivolgersi al fondatore di Paypal, Peter Thiel. Fu lui a sborsare la maggior parte del primo investimento da 500.000 dollari, al quale partecipò anche Hoffman. Il resto è storia.
La scalata di Facebook
Facebook, a fine 2004, ha un milione di utenti. Nel 2005 sono già sei. Nello stesso anno, il venture capital Accel Partners scommette 12,7 milioni sulla società, valutata poco meno di 100 milioni. Il social abbandona il "The". Ma per farlo deve sborsare 200.000 dollari: è il prezzo di acquisto del dominio facebook.com, che qualcuno aveva già registrato. Da questo momento in poi, la scalata di fatturato, utili e utenti è vertiginosa. Grazie alla pubblicità, nel 2007 Facebook incassa 153 milioni, nel 2009 è già arrivato a 777 milioni. E per la prima volta si registrano utili: sono 229 milioni. Nel 2010, il fatturato supera per la prima volta il miliardo. Nella storia del social, fatturato e risultato netto non sono mai calati rispetto all'anno precedente. Nel 2018 il primo è cresciuto del 37% (a 55,8 miliardi) e il secondo del 39% (a 22,1 miliardi), nonostante l'esplosione dei costi dovuti in gran parte alla necessità di gestire nodi quali privacy, bufale e contenuti nocivi. La capitalizzazione di Facebook, arrivata in borsa nel maggio 2012, vale oggi oltre 470 miliardi. Zuckerberg, che è il principale azionista, ha accumulato un patrimonio di 62 miliardi di dollari: il ragazzo che se ne andava in giro per Harvard con felpa e sandali è il settimo uomo più ricco del pianeta.
Gli utenti
Oltre che in dollari, la ricchezza di Facebook si conta in utenti. Anche se il ritmo di crescita è in frenata, il numero di iscritti continua a crescere. La soglia dei 2 miliardi viene oltrepassata nel secondo trimestre 2017. Il 2018 si è chiuso con 2,32 miliardi di account attivi ogni mese e 1,52 ogni giorno, con un incremento (in entrambi i casi) del 9% anno su anno. Ma se da una parte la curva che traccia la crescita si sta appiattendo, dall'altro Facebook riesce a ricavare sempre di più da ogni singolo utente: 7,37 dollari tra ottobre e dicembre, con un progresso anno su anno del 19%.
Problemi di privacy
La crescita di fatturato, utili e utenti, specie a questi ritmi, era tutt'altro che scontata dopo i mesi più complicati nella storie del social network. Già dalla fine del 2016, con le accuse di interferenze sulle elezioni americane, le pressioni su Facebook sono aumentate. Il 17 marzo 2018 The Observer pubblica l'inchiesta su Cambridge Analytica. La società d'analisi che ha indirizzato la campagna presidenziale di Donald Trump ha utilizzato i dati di decine di milioni di utenti senza il loro consenso. Inizia la campagna #Deletefacebook, che invita a lasciare il social network. Ad aprile Zuckerberg si presenta davanti al Congresso per rispondere sulla gestione dei dati. A maggio deve affrontare l'esordio del Gdpr, il nuovo regolamento europeo sulla privacy.
Il 3 giugno il New York Times rivela che Facebook ha concesso ai grandi produttori di smartphone (tra cui Apple, Samsung e Microsoft) l'accesso a un'enorme quantità di dati. Il 7 giugno, la compagnia conferma che un bug ha esposto i dati di 14 milioni di utenti e di essere stata impreparata di fronte ad alcuni fenomeni come le fake news. Annuncia che i costi lieviteranno e che i margini si assottiglieranno. In 90 minuti, il titolo del social network perde il 20% e brucia 120 miliardi di dollari. È la maggiore perdita di valore mai accusata da una quotata a Wall Street in una singola seduta.
Il 28 settembre la società annuncia di essere stata hackerata: sarebbero stati compromessi i dati di 30 milioni di utenti. Il 14 dicembre Facebook rivela un nuovo bug, che ha esposto le foto di 7 milioni di utenti. Il 5 dicembre il Parlamento britannico rende pubbliche 250 pagine di documenti (in gran parte riservati) raccolti durante le indagini su Facebook: mail, discussioni interne, dossier. Rivelano alcune prassi, come quella di ripagare in dati le società che più investivano in spazi pubblicitari. Il 19 dicembre il governo degli Stati Uniti fa causa a Facebook per il caso Cambridge Analytica.
Il futuro è nelle app
La storia di Facebook è anche quella di decine di acquisizioni. Il social network, che in questi tre lustri si è trasformato in un gruppo, ha comprato per portare in casa servizi, tecnologie e talenti. Ma anche per neutralizzare possibili concorrenti. Tre sono state le acquisizioni oltre il miliardo di dollari. La prima il 9 aprile 2012: Zuckerberg mette le mani su Instagram. Il 19 febbraio 2014 è il turno di Whatsapp, acquisito per 19 miliardi di dollari. Un mese dopo, Menlo Park spende 2 miliardi e ingloba il produttore di visori per la realtà virtuale Oculus. Zuckerberg ha sempre tenuto salde le briglie dell'espansione. E adesso ha deciso di tirarle per integrare tutte le piattaforme del gruppo: Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger mettono insieme 2,7 miliardi di utenti. Su WhatsApp e Messenger vengono mandati 100 miliardi di messaggi al giorno.
La volontà di accentrare la gestione, unita alla diversità di vedute su dati e privacy, ha portato lontano da Facebook tutti i fondatori delle tre società acquisite a suon di miliardi. L'ultimo a salutare è stato, lo scorso ottobre, Brendan Iribe, uno dei padri di Oculus. L'altro, Palmer Luckey, era stato allontanato in circostanze poco chiare nel 2017. Nello stesso anno ha lasciato la compagnia, Brian Acton (Whatsapp). Il suo collega Jan Koum ha atteso aprile 2018. Lo scorso 24 settembre hanno detto addio i fondatori di Instagram Kevin Systrom e Mike Krieger.
A 15 anni dalla nascita, Facebook non è mai stato così saldamente nelle mani del ragazzo con con la felpa e i sandali: Zuckerberg è ceo, presidente, principale azionista. E gestisce una struttura societaria che non consente di prendere decisioni senza il suo consenso.