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Migranti. L'Europa in crisi

Nulla nella vita deve spaventare, bisogna solo capire. Ora è il momento di capire di più, cosicché possiamo avere meno paura

Marie Curie

Mediterraneo

Homo sum, humani nihil a me alienum puto

Publio Terenzio Afro,Heautontimorumenos

Balcani

Se solo la persona giusta se ne andasse, tutti gli altri potrebbero restare

Herta Müller, Il paese delle prugne verdi

Le aree di crisi

La condizione limite dell'universo è che non ha limite

Stephen Hawking,
Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo

Da dove partono

Lascia che sia chi non ha nemmeno una briciola di migrazione a macchiare il blasone della sua famiglia a lanciare la prima pietra... Se non hai migrato tu lo ha fatto tuo padre, e se tuo padre non ha dovuto muoversi da un posto all'altro allora è perchè tuo nonno prima di lui non ha avuto altra scelta che partire, mettersi la vecchia vita alle spalle in cerca del pane che la sua terra gli negava

José Saramago, Il quaderno


L'emergenza migranti in Europa

Ogni anno centinaia di migliaia di migranti e rifugiati cercano di raggiungere l'Europa. Alcuni sono spinti dalla necessità di fuggire dalla povertà cronica, altri cercano una via di uscita da violenze, persecuzioni e conflitti. Premono su diversi fronti: ci sono le "porte" tradizionali dei Paesi del Sud, Italia e Grecia in primis, ma nelle ultime settimane si è fatta sempre più calda la frontiera con l'Ungheria, dove migliaia di disperati cercano di trovare la porta d'accesso verso Germania e Austria. La nostra redazione ha cercato di tracciare un quadro generale della situazione con numeri, tabelle, mappe.

Quanti hanno attraversato il Mediterraneo nel 2015

Dall'inizio dell'anno sono arrivati attraverso il Mediterraneo 442.421 migranti e rifugiati. I morti (e dispersi) durante la traversata sono stati 2.921.
In 318,489 sono sbarcati in Grecia, 121,500 in Italia, 2.338 in Spagna e 94 a Malta. La maggioranza sono rifugiati provenienti da paesi in conflitto: 51 per cento sono siriani, 14 per cento afgani, 8 per cento eritrei, 4 per cento iracheni, 2 per cento somali e 2 per cento sudanesi (fonte: Unhcr - 18 settembre 2015).

In cerca di asilo

Negli ultimi anni il numero delle richieste di asilo pendenti in Europa è quasi triplicato passando dalle circa 260 mila del 2010 alle 626 mila del 2014. Di queste, la maggior parte sono state presentate da cittadini siriani - 122,800 ovvero il 20% del totale - che per il 60% sono stati registrati in due paesi dell'Unione: la Germania, che ne ha accolti circa 47 mila e la Svezia, tappa finale per oltre 30 mila profughi (fonte: Eurostat).

Dettaglio richieste d'asilo nel 2014

Dall'enorme mole di domande accumulate negli ultimi anni (oltre 600 mila), nel 2014 secondo Eurostat sono state vagliate 357,425 richieste di asilo e sono state oltre 183,000 le persone che si sono viste riconoscere lo status di protezione. Il tasso complessivo di accoglimento nei 28 paesi Ue è stato del 45% in prima istanza e del 18% in sede di appello (fonte: Eurostat).

Paesi di provenienza dei richiedenti asilo nel 2014 (fonte: Eurostat).

Richiedenti asilo che hanno ottenuto protezione nel 2014 (fonte: Eurostat).

2015, la crisi si espande dal Mediterraneo ai Balcani

Nei primi mesi del 2015 la crisi dei rifugiati si è allargata dal Mediterraneo ai Balcani lungo la rotta che dalla Grecia conduce al cuore dell'Europa attraverso il confine caldo tra Serbia e Ungheria, tra Roszke e Asotthalom e ha aperto un nuovo fronte sulla Manica, all'ingresso dell'Eurotunnel tra Francia e Inghilterra, nella "Giungla" di Calais. (fonte: Unhcr)

Solo nei primi 7 mesi del 2015 i paesi dell'Unione Europea hanno ricevuto 437,384 nuove richieste di asilo, contro le 269,320 dell'anno precedente, specchio del protrarsi dell'esodo prodotto dal conflitto nel quadrante medio-orientale che già alla fine del 2014 aveva acuito la crisi umanitaria.
E proprio di un esodo di dimensioni bibliche ha parlato il presidente del Consiglio d'Europa Donald Tusk, che ha messo in guardia: «L'attuale ondata di migrazioni non è un incidente momentaneo ma l'inizio di un vero e proprio esodo con cui dovremo confrontarci per molti anni a seguire».

Le tragedie dell'immigrazione


12 milioni

di profughi

E' il numero di persone che l'Italia dovrebbe accogliere per raggiungere la stessa proporzione rifugiati/abitanti del Libano.

27 miliardi

di euro

E' la cifra totale spesa dai migranti per arrivare in Europa, e dall'UE per rimandarli indietro, dal 2000 a oggi.

Ogni 6

ore

Muore una persona nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare o via terra dal 2000 a oggi. 25mila è la stima delle vittime.

3%

della popolazione

E' la quota dei migranti provenienti dai paesi più poveri del mondo dove il reddito pro capite non consente di partire.

1 Zaatari come Varese
In Medio Oriente l'UNHCR gestisce campi profughi che accolgono più di 4 milioni di rifugiati siriani: 2,1 milioni in Egitto, Iraq, Giordania e Libano e 1,9 milioni in Turchia, oltre 24,000 registrati in altri paesi del Nord Africa. Questi campi sono delle vere e proprie città nate dopo il 2011 e che in alcuni casi hanno raggiunto dimensioni ciclopiche. Nel campo profughi di Zaatari nato nel luglio del 2012 vivono 79,695 rifugiati siriani. Più o meno la stessa popolazione di Varese che conta 80,816 abitanti ma con una densità di popolazione di circa 25,000 per Km2 a fronte di circa 1,500 per Km2 della città lombarda.
Fonte: UNHCR

2 Pocket money
40 euro al giorno! Uno dei cavalli di battaglia della propaganda xenofoba è il denaro che riceverebbero migranti e richiedenti asilo dallo Stato italiano. In realtà è di 35 euro circa al giorno pro capite il costo stimato dell'assistenza fornita nei centri di accoglienza ma di questa cifra solo una frazione minima finisce nelle tasche dei migranti. Ecco un raffronto con altri paesi Ue:

  1. Regno Unito: 7 euro al giorno
  2. Francia: 11 euro al giorno
  3. Germania: 5 euro al giorno
  4. Svezia: 5 euro al giorno
  5. Italia: 2 euro e 50 al giorno

Fonte: Asylum in Europe

3 Troppo poveri anche per migrare
Tre dei paesi più poveri del pianeta in base al Pil e al rating di sviluppo umano dell'Onu - la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo e il Niger - hanno meno del 3% della popolazione che vive fuori dai propri confini. Con un reddito pro capite che si aggira intorno a 1 dollaro al giorno gli abitanti di questi paesi sono troppo poveri per mettersi in cammino e pagare il viaggio attraverso il deserto.

4 Migranti o profughi?
Quasi il 50% dei migranti proviene dall'Africa, tra questi una quota significativa proviene da teatri di guerra come Somalia, Eritrea e Darfur. Secondo la definizione dell'Unhcr sono quindi profughi. Il restante 50%, proviene per la maggior parte da altri due teatri di guerra quali Siria (38%) e Afghanistan (12%). Quindi, anche in questo caso, si tratta di profughi.
Fonte: UNHCR

5 Gli investimenti della cooperazione e le rimesse dei migranti
Il governo italiano ha stanziato 2,9 miliardi di euro per la cooperazione allo sviluppo rispetto ai 26 destinati complessivamente alla Difesa. Lo 0,16% del Pil a fronte dell'obiettivo dello 0,7% che si è data l'Ocse e che alcuni paesi europei hanno già raggiunto o superato (Norvegia, Danimarca e Regno Unito). Secondo i dati forniti da Banca d'Italia, nel 2014 le rimesse dei lavoratori stranieri verso i paesi d'origine hanno abbondantemente superato i 5 miliardi di euro.
Fonte: Banca d'Italia

6 1 morto ogni 6 ore
Al di là delle cifre ufficiali si stima in oltre 25,000 il numero delle vittime tra i migranti che hanno cercato di raggiungere l'Europa via mare o via terra negli ultimi 15 anni. Una media di oltre 1600 morti all'anno, più di 4 morti al giorno.
Fonte: The Migrants Files

7 Andata e ritorno
Un biglietto di andata e ritorno piuttosto caro: 27,3 miliardi di euro. Dal 2000 si stima che migranti e rifugiati abbiano speso 16 miliardi di euro per entrare in Europa. L'Europa dal canto suo ne ha spesi 11,3 per rimandarli indietro.
Fonte: The Migrants Files

8 Rapporto tra popolazione e migranti
Il Libano attualmente ha una popolazione di 4,2 milioni di abitanti e ospita 1,1 milioni di profughi siriani. Se l'Italia dovesse raggiungere lo stesso rapporto tra popolazione e migranti, dovrebbe accoglierne circa 12 milioni.
Fonte: The Migrants Files

9 Incentivi al 4%
Una delle motivazioni a sostegno della chiusura di Mare Nostrum da parte dei suoi detrattori politici era che le operazioni di salvataggio costituissero un incentivo a tentare la traversata verso le coste italiane e greche. Nei mesi in cui le missioni di soccorso sono state sospese si è verificato però un aumento del 4% negli sbarchi.

Guerre e povertà in paesi come Libia, Sudan, Eritrea e Nigeria spingono migliaia di persone ad affrontare il pericoloso viaggio verso le coste del sud Europa. Nel maggio 2015 il Consiglio congiunto Esteri-Difesa dell'Unione decide di affiancare alla missione Triton l'operazione "Eunavfor Med", con l'obiettivo di contrastare i trafficanti di esseri umani. Triton viene potenziata estendendo l'area di intervento a 138 miglia dalla costa, schierando un maggior numero di uomini e mezzi e stabilendo la base operativa in Sicilia. Vengono inoltre definiti dei criteri di ripartizione dei migranti giunti in Italia e Grecia tra tutti i Paesi dell'Unione.

Le principali rotte nel Mediterraneo

Le cifre dell'Unhcr, per il periodo tra il primo gennaio e agosto 2015, confermano come la rotta del Mediterraneo orientale, con Italia e Grecia come punto di approdo sia ormai la più battuta. Nel Mediterraneo occidentale si tenta di attraversare il confine nelle enclavi spagnole di Melilla e Ceuta, in Marocco.

La rotta più letale del mondo

L'Organizzazione internazionale migrazioni (Oim) ha stimato che dall'inizio del 2015 oltre 2,700 persone sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo su quella che viene ormai definita la "rotta più letale del mondo". Nel 2014 il numero totale di vittime in mare è stato di 3,500 (fonte: Oim - settembre 2015).



Sulla "rotta dei Balcani" prosegue senza sosta la marcia di migliaia di persone in fuga dalle zone di guerra, prevalentemente da Siria, Iraq, Afghanistan e Kosovo. La rotta principale che dalla Grecia porta in Ungheria, attraverso Macedonia e Serbia, sta deviando verso ovest, dopo che l'Ungheria ha ultimato la costruzione di una barriera metallica lunga 175 km sul confine con la Serbia. In aggiunta, dal 15 settembre in Ungheria è in vigore una normativa che prevede fino a 3 anni di carcere per chi entri illegalmente nel paese. I migranti hanno quindi deviato il loro percorso verso la Croazia, per cercare di raggiungere la Slovenia, primo paese dell'area Schengen.

Verso ovest

Dalla Turchia i migranti giungono in Grecia e attraversando la Macedonia si dirigono verso nord. Se la Macedonia dovesse decidere, come riferisce il ministro degli Esteri Nikola Poposki di chiudere il confine meridionale, non resterebbe che passare dalla Grecia in Albania. A questo punto le possibilità sarebbero due: raggiungere l'Italia via mare (come avvenne per gli albanesi durante la crisi di fine anni '90), oppure affrontare il difficile passaggio attraverso Kosovo, Montenegro, Bosnia e Croazia per giungere in Slovenia.

 

Dal Corno d'Africa all'Ucraina, dalla Siria al Senegal, i viaggi che portano i rifugiati dalle aree più disperate del globo alle porte dell'Unione Europea cominciano sempre allo stesso modo: uno stato di necessità, una busta con i pochi averi, un cellulare, un camion. Le rotte per giungere a destinazione non sono mai lineari e a volte, come nel caso dei profughi siriani, possono essere un vero e proprio paradossale calvario che li spinge fino in Sudan per raggiungere la Svezia. O addirittura a sfidare il circolo polare artico. Secondo il Wall Street Journal, nel 2015, 150 persone sono entrate in Norvegia attraverso la frontiera artica con la Russia, un' alternativa più sicura di quella affidata agli scafisti nel Mediterraneo o ai conducenti di Tir attraverso l'Europa dell'Est, pur essendo a 3.700 chilometri dalla Siria.

Africa

Tutte le strade portano in Libia, hub di transito per i rifugiati provenienti dai paesi subsahariani, dal Corno d'Africa, ma anche dalla Siria. Chiuso il confine a nord, molti profughi in fuga dall'Is e dalla guerra al confine tra Siria e Iraq volano a Khartoum in Sudan per poi intraprendere da qui un lungo e pericoloso viaggio attraverso il deserto fino alle coste del Mediterraneo a bordo di camion. Se arrivano vivi a destinazione, rimangono bloccati in Libia in centri di detenzione dove sono vittime di ogni genere di abuso fino a che non sono in grado di pagare la quota d'imbarco, ultima decisiva tappa verso l'Europa.

Medioriente

Il dopoguerra iracheno con la sua ininterrotta scia di sangue, la guerra civile che dilania la Siria dal 2011 con il progressivo spegnersi della speranza legata alla cosiddetta “primavera araba” e l'emergere su queste macerie del gruppo jihadista autoproclamatosi Stato islamico col suo progetto egemonico sanguinario. In questo scenario i paesi limitrofi hanno dovuto subire un impatto drammatico a causa dei milioni di rifugiati in fuga dalla violenza. In Giordania il tasso di disoccupazione nelle aree intorno ai campi profughi è raddoppiato mentre in Libano ormai i rifugiati sono il 20% della popolazione.

Ucraina

La grave crisi umanitaria provocata dal conflitto in Ucraina ha causato finora circa 1,4 milioni di sfollati interni secondo l'Unhcr. Centinaia di migliaia di ucraini hanno lasciato il paese, la maggior parte verso Russia e Bielorussia, ma anche verso Polonia, Germania e Italia. Nel febbraio scorso il governo ucraino e l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) hanno lanciato un piano di risposta umanitaria da 316 milioni di dollari, ma solo un terzo di questa cifra è attualmente disponibile.