Migranti
L'Europa ha deciso

   

Vittoria parziale


L'accordo raggiunto è un primo passo per dire che c'è finalmente una politica europea, e non soltanto dei singoli stati Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Un primo passo. Così Renzi ha definito i risultati del vertice europeo.
Ma i toni che usa in conferenza stampa al termine del Consiglio non nascondono il disappunto e l'irritazione. Sì perché quello raggiunto è un compromesso amaro, difficile rivenderlo anche a casa come una vittoria.

Tutto si è giocato sugli aggettivi obbligatorietà / volontarietà dietro i quali si nasconde il reale impegno degli Stati sulla ripartizione dei migranti. La soluzione alla fine è stata un escamotage letterario: semplicemente omettere ogni aggettivo.

I ministri degli Interni a luglio decideranno a maggioranza qualificata la ripartizione, ma le quote per paese saranno riscritte da Commissione e presidenza del Consiglio Ue e verranno adottate per consenso.

Il piano dell'Europa

La Commissione europea ha stabilito che tutti i Paesi dell'Unione assorbiranno in 2 anni 40 mila richiedenti asilo: 24 mila sbarcati in Italia e 16 mila in Grecia. Il piano è riservato a coloro che hanno diritto alla protezione internazionale e che sono arrivati sul territorio europeo dopo il 15 aprile 2015.

La quota parte

La regola fissata dalla Commissione prevede che possano essere "ricollocati" soltanto i richiedenti asilo appartenenti a quelle nazionalità che nel 2014 abbiano raggiunto nei Paesi europei un elevato tasso di accettazione delle domande di protezione, almeno il 75%. Questo punto identifica in siriani e eritrei i migranti a cui si rivolge il nuovo piano, rispettivamente il 24% e il 7% di tutte le persone sbarcate in Italia dall'inizio dell'anno.

Le dimensioni del problema

Il provvedimento appare insufficiente, se si calcola che solo nel 2014 sono arrivate in Italia, provenienti dal Nord Africa, oltre 170 mila persone di diverse nazionalità e che, secondo i dati del Viminale, nel 2015 sbarcheranno sulle nostre coste altre 200 mila persone. I nuovi dati dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati UNHCR mostrano come siano 63.000 i migranti arrivati ​​in Grecia via mare quest'anno e 62.000 in Italia, mentre dal confine serbo-ungherese ne sono passati 10.000. Il che porta la quota ufficiale di migranti a metà 2015 a 153.000 ingressi registrati ai confini dell'UE, con un aumento del 149% rispetto al 2014.



Il reinsediamento

Oltre ai 40 mila da Italia e Grecia, l'Europa accoglierà, in questo caso su base volontaria, 20 mila persone dai campi profughi dei paesi terzi (il cosiddetto "reinsediamento"). Il consiglio informale dei ministri degli Interni affronterà la questione il 9 e 10 luglio a Lussemburgo.

Identificare i migranti


Lo scopo dell'Europa è di riuscire a trovare soluzioni di fronte a un problema umano. È un duplice lavoro: essere capaci di accogliere e registrare e di fare la distinzione tra rifugiati e migranti Francois Hollande, Pres. Repubblica francese

Ventimiglia

L'Europa procede in ordine sparso sotto pressione per l'emergenza immigrazione. Lo testimonia, in modo più forte di tante provocazioni verbali, l'immagine della gendarmeria francese alla frontiera di Ventimiglia schierata per bloccare il flusso di persone in arrivo. E così in pochi giorni è stata ricacciata indietro una delle conquiste più importanti dell'integrazione, Schengen.

Parigi nega di aver sospeso l'accordo di Schengen. Avrebbe soltanto reintrodotto i controlli fissi alle frontiere con l'Italia che non sarebbero previsti dal trattato. Al di là delle spiegazioni quello che resta è la sostanza. Per giorni centinaia di migranti (per la Croce rossa oltre 650) sono rimasti bloccati - sugli scogli, per strada - aspettando di poter varcare il confine. In molti aspettano ancora là.

Il 16 giugno la polizia italiana ha sgomberato a Ventimiglia quelli che ancora stavano accalcati alla frontiera, ha caricato con la forza giovani e famiglie sul bus della Croce Rossa o sulle auto di servizio. Nelle foto di quel giorno si vedono le tensioni, le proteste dei migranti che hanno cercato di opporsi. Ora sono stati accolti nelle tendopoli della Protezione Civile. Qualcuno cerca di approfittare della notte per superare il confine: a piedi lungo la ferrovia Ventimiglia-Nizza oppure col treno.

Per la Francia è "un problema italiano". Il riferimento è al sistema sancito dal trattato di Dublino – emanato nel 2003 ed esteso anche a Paesi fuori dall'Unione - che stabilisce che ad esaminare la domanda d'asilo politico sia il primo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell'Ue. L'accordo regola anche il trasferimento il trasferimento da un Paese all'altro di coloro cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato e prevede una banca dati centralizzata delle impronte digitali per i clandestini.

Molti dei migranti che arrivano in Italia e in Grecia, rifiutano la fotosegnalazione per evitare di finire sotto il protocollo degli accordi di Dublino, e cioè dover restare nel primo paese su cui si è toccata terra. In molti vogliono infatti viaggiare verso la Germania o verso il nord Europa. Per questo una volta ricevuti i primi soccorsi scappano, affidandosi talvolta ad organizzazioni criminali che gli promettono di raggiungere la meta desiderata.

I migranti in attesa di essere identificati sono trattenuti nei Cie – i centri di identificazione ed espulsione. Ma arrivare al nome e cognome è talvolta impossibile perché moltissimi viaggiano senza documenti e non sempre le ambasciate dei Paesi di origine sono disposte a collaborare. Se non si hanno dunque informazioni sull'identità del migrante è impossibile rimpatriarlo. Decorsi i tempi di permanenza nel Cie le forze dell'ordine non possono che limitarsi ad invitarlo a lasciare il paese.

Muri d'Europa

Asotthalom, Demir Kapija, Calais, luoghi simbolo dell'Europa che si confronta con il dramma delle migrazioni tra tentativi di accordo, tavoli tecnici e rinvii a livello delle istituzioni europee, e le spinte nazionalistiche e protezionistiche che immaginano di arginare i flussi migratori dal Medio Oriente e dall'Africa costruendo muri e barriere. L'Ungheria di Orban vuole innalzare un muro alto 4 metri lungo i 175 chilometri lungo il confine con la Serbia e terminale della rotta migratoria che dalla Turchia passa per la Grecia e la Macedonia attraversando i Balcani. E proprio la Grecia, che ha rinforzato con filo spinato e videosorveglianza il suo tratto di confine con la Turchia lungo il fiume Evros, è il modello di queste politiche di difesa. Anche la Bulgaria punta a rinforzare il confine con la Turchia.

Dopo l'accordo raggiunto a Bruxelles rimangono aperte sul tavolo tecnico le questioni decisive per l'attuazione del piano e le ripartizioni da stabilire entro il mese di luglio. Ma sono proprio i paesi di questi confini chiave a rappresentare i nodi della trattativa. Il Regno Unito ha gia' dichiarato che non ha intenzione di partecipare alla ripartizione facendo valere la clausola dell'opt-out. Ungheria e Bulgaria rivendicano d'altra parte il diritto ad avere quote ridotte visto l'elevato flusso di migranti dall'Est che entrano nei loro confini. Secondo i dati di Frontex, l’afflusso in Ungheria dalla Serbia nel corso di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è cresciuto di oltre l'800%.


Asotthalom, sul confine tra Serbia e Ungheria

Asotthalom è un paese di confine circa 193 Km a sud di Budapest. E' qui che migliaia di migranti provenienti da Iraq, Afghanistan e Siria cercano un varco per entrare nel territorio dell'Unione europea. E' qui che Orban progetta di alzare il suo muro contro i migranti che dalla Serbia (nelle foto alcuni migranti rifugiati lungo il fiume a Belgrado) cercano di passare in Ungheria.


Demir Kapija, sul confine tra Grecia e Macedonia

In questo paese di confine tra Grecia e Macedonia, tappa del viaggio sulla rotta che attraversa i Balcani, i migranti, molti dei quali provenienti dalla Siria, si avvicinano alla frontiera con le biciclette.


Calais, al confine tra Francia e Gran Bretagna

Nascosti nelle auto e nei Tir in attesa dell'imbarco per l'Inghilterra. E' qui che la polizia francese cerca di scovare i migranti (come si vede dalle foto anche spruzzando gas urticante all'interno dei rimorchi) i quali attndono il rallentamento dei mezzi per saltare sopra o aprire i portelloni.


Calais ovvero "The Jungle II"

In attesa di una buona occasione per salire a bordo di un camion diretto in Inghilterra, un campo profughi improvvisato è nato sulle sponde di Calais ed è stato chiamato "The Jungle II".