Hanno cambiato la nostra prospettiva di vita, ma resistono paura e indifferenza
I vaccini sono vittime del loro stesso successo: nessuno ricorda più le terribili malattie dalle quali ci hanno salvato. Noi "crediamo" che siano state debellate, ma "gli antichi nemici, i patogeni, batteri e virus, sono sempre lì, indeboliti, ma sempre pronti a riconquistare lo spazio che hanno avuto nel mondo per millenni", scrive Francesco M. Galassi, paleopatografo, nel suo libro "Come sarebbe il mondo senza vaccini".
I vaccini sin dalla loro scoperta sono stati oggetto di forme di diffidenza basate su motivazioni di carattere ideologico o religioso. All'epoca di Jenner, per esempio, si riteneva che fosse innaturale iniettare del materiale animale nell'uomo. Nell'800, quando, di fronte agli straordinari risultati del vaccino antivaiolo, alcuni stati lo resero obbligatorio per legge, sorsero movimenti di protesta.
Negli ultimi anni sono spuntate numerose pagine sul web che forniscono informazioni fuorvianti e allarmanti, che scatenano sentimenti di paura in genitori e pazienti. Per questo è importante smascherare chi diffonde bugie sui vaccini, dice il professor Roberto Burioni, che da tempo porta avanti una campagna anti - bufale, nata proprio sul web.
Non è vero.
I vaccini permettono di ottenere, oltre a enormi risultati per la salute collettiva, grossi risparmi in termini di ricoveri ospedalieri e di attività di diagnosi e cura. Nel rapporto OsMed 2015 si legge che la spesa farmaceutica totale in Italia ammonta a circa 28,9 miliardi di euro, di cui il 76,3% a carico del SSN. La spesa lorda pro-capite, cioè per ogni cittadino italiano, è di circa 476 euro. Per i vaccini (compresi gli anti influenzali) si sono versati 317,9 milioni, pari all'1,4% della spesa farmaceutica totale, circa 5,23 euro per cittadino: un terzo rispetto a quanto sono costati i farmaci contro il colesterolo e gli anti ulcera (circa 1 miliardo) per i quali secondo gli esperti c'è una tendenza all'iper prescrizione.
Non è vero.
Nel 2013, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che l'insorgenza dell'autismo dipende dall'associazione di diversi fattori, genetici e ambientali, ancora in parte sconosciuti e ha dimostrato ampiamente la mancanza di relazione con i vaccini. Questa bufala si è diffusa quando uno studio pubblicato nel 1998, su una nota rivista scientifica, sostenne il legame tra il vaccino anti Morbillo-Parotite-Rosolia e i disturbi dello spettro autistico. Qualche anno più tardi, si scoprì che l'articolo non aveva basi scientifiche. Il suo autore fu radiato dall'Ordine dei Medici e quel falso studio ritirato.
L'unica malattia infettiva per cui non è più necessario vaccinarsi è il vaiolo che è stato eradicato definitivamente. Le altre malattie infettive per le quali esiste il vaccino sono ancora presenti, anche se ci sono meno casi di un tempo. Non essere protetti dal vaccino espone al rischio di contrarle.
I vaccini sono molto sicuri: gli effetti collaterali si verificano, di solito, entro pochi giorni e sono lievi e temporanei. Quelli gravi sono rarissimi. Un esempio: il vaccino per il morbillo può causare un'encefalite in 1 caso su 1 milione, mentre il non vaccinarsi può portare alla stessa complicanza ma in 1 caso ogni 2.000 o alla morte in 1 caso ogni 3.000.
No.
Il vantaggio dei vaccini è quello di conferire alla persona vaccinata la stessa risposta immunitaria che darebbe l'infezione naturale, ma senza provocare la malattia evitando, quindi, rischi e complicanze.
Non è vero.
Le vaccinazioni nel primo anno di vita non compromettono né sovraccaricano il sistema immunitario. In questo periodo, venendo meno la difesa conferita dagli anticorpi materni, è più probabile che il bambino venga a contatto con agenti patogeni che possono causare malattie con manifestazioni e complicanze gravi.
Oltre agli indecisi c'è un nocciolo duro di persone che si oppone con motivazioni non basate su evidenze scientifiche. Questo è il paradosso dei vaccini: hanno eliminato o ridotto una serie di malattie tanto che adesso non le vediamo più e le riteniamo innocue o scomparse. Il 2018, ad esempio, era il termine ultimo indicato dall'Oms per l'eradicazione della poliomielite, che però è ancora libera di circolare.
La legge approvata la scorsa estate ha sancito l'obbligatorietà di dieci vaccini per l'iscrizione a asili e scuola dell'obbligo per bambini e ragazzi fino a 16 anni con modalità diverse: solo per gli asili l'inadempienza comporta l'esclusione della frequenza, negli altri casi sono previste sanzioni pecuniarie.
Dopo la scadenza del termine ultimo per “mettersi in regola”, fissato dalla legge al 10 marzo scorso, per le Regioni è tempo di bilanci. Non ci sono ancora dati definitivi, ma secondo l’Istituto Superiore della Sanità, per l'esavalente è stata superata la fatidica soglia del 95% dei bambini vaccinati.
Coperture per vaccinazioni previste entro i 36 mesi di età (Dati: Iss - 5/06/2017)