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Verso le elezioni

Accordo nel centrodestra: chi prenderà più voti indicherà il premier

(Ansa)
Concluso il vertice Meloni-Salvini-Berlusconi. Intesa anche sui collegi: 98 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l'Udc, e 11 a Noi con l'Italia più Coraggio Italia

Letta: “Nel centrodestra il centro non esiste più”

"Il centro non esiste più nella destra del nostro Paese che dopo il vertice di oggi è diventata destra-destra. Se vincono loro, Mario Draghi passerà la campanella a Giorgia Meloni". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervenendo alla Festa provinciale dell'Unita di San Miniato (Pisa). "Credo nella rimonta - ha aggiunto - e il 25 settembre può arrivare la grande vittoria finale". Per Letta "Lega e FdI vogliono un'Europa dei nazionalismi e di uno contro l'altro e sono alleati con forze politiche che hanno votato contro il recovery fund".

Tajani: “La media dei sondaggi è il criterio per i collegi”

"Si è trovato un accordo sui collegi". Lo afferma il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, al termine del vertice del centrodestra a Montecitorio. Incalzato su che tipo di criterio verrà utilizzato per assegnare i candidati alle forze politiche, Tajani ha risposto "una media dei sondaggi". In sostanza: 98 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l'Udc, e 11 a Noi con l'Italia più Coraggio Italia.

Concluso il vertice di centrodestra

Si è concluso alla Camera il vertice di centrodestra. Il summit sull'accordo elettorale per le elezioni del 25 settembre è durato oltre quattro ore. 

"I leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l'obiettivo di vincere le prossime elezioni politiche e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo. La coalizione proporrà al presidente della Repubblica quale premier l'esponente indicato da chi avrà preso più voti". 

È quanto si legge nel comunicato del Centrodestra sul vertice di Montecitorio. 

"È stata trovata un'intesa - si legge ancora - per correre insieme nei 221 collegi uninominali, selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Il centrodestra presenterà anche una lista unica nelle Circoscrizioni Estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore". 

"L'unità del centrodestra è la migliore risposta possibile alle accuse e gli attacchi, spesso volgari, di una sinistra ormai allo sbando, con una coalizione improvvisata, che gli italiani manderanno a casa il prossimo 25 settembre".

Letta: “Il voto si decide nell'ultima settimana”

"L'elettorato è mobile, nel 2018 chi poteva prevedere che un movimento politico avrebbe preso il 33%? Nessuno. Questo vuol dire che oggi la volatilità del voto è una regola, quindi noi abbiamo una grande determinazione, sapendo che il voto si deciderà nell'ultima settimana, negli ultimi sette giorni si decide il futuro del paese". Lo dice il segretario del Pd, Enrico Letta, a margine della festa dell'Unità a San Miniato (Pisa).

Berlusconi si impunta: “Sondaggi non veritieri, con me in campo FI al 20%

“I sondaggi attuali non sono veritieri e corretti perché adesso danno FI al 10 per cento, ma quando inizierò a fare campagna elettorale e andrò in tv, le cose cambieranno e passeremo al 20 per cento”. Fonti interne raccontano che durante il vertice di centrodestra a Montecitorio, Silvio Berlusconi si sia impuntato così sul nodo dei collegi elettorali, rivolgendosi a Giorgia Meloni che per la ripartizione degli uninominali avrebbe chiesto di tener conto degli attuali sondaggi.

Salvini e Berlusconi lasciano il vertice, la riunione prosegue

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha lasciato la Camera per impegni personali. Il vertice del centrodestra è ancora in corso: per la Lega (che esprime soddisfazione e ottimismo per come sta andando la riunione) ci sono Calderoli e Giorgetti. 

Poco dopo anche Silvio Berlusconi ha lasciato la Camera dopo aver partecipato al vertice di centrodestra. L'incontro tuttavia va ancora avanti, con Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti.

Accordo nel centrodestra: chi prenderà più voti indicherà il premier

Il partito della coalizione che avrà più voti indicherà il premier in caso di vittoria delle elezioni politiche del 25 settembre. È quanto avrebbero concordato, secondo quanto si apprende, i leader Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nel corso del vertice di centrodestra a Montecitorio. Viene dunque confermata la regola del 2018, come richiesto da Fratelli d'Italia. Infine, si tratta sui criteri di divisione dei collegi uninominali "in un clima sereno", viene riferito. 

Vertice centrodestra: ogni partito correrà con il proprio simbolo

Ognuno con il suo simbolo. Nel corso del vertice di centrodestra a Montecitorio sarebbe emersa la strategia comune di ogni partito della coalizione di correre con il proprio simbolo e il proprio capo politico, una riedizione di fatto di quanto avvenuto nel 2018.

Conferenza stampa di Italia al Centro con Toti, venerdì

Venerdì alle 10.15, nella sala stampa della Camera, “Italia al Centro”, il partito guidato da Giovanni Toti, terrà una conferenza stampa sulle prossime elezioni politiche. Saranno presenti il presidente Giovanni Toti, il coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, i parlamentari e i dirigenti del partito.

Domani alle 12 Meloni riunisce la direzione di FdI

Domani, giovedì 28 luglio, si svolgerà la Direzione Nazionale di Fratelli d'Italia convocata alle 12 presso la nuova auletta dei gruppi parlamentari, con accesso da via di Campo Marzio 78 a Roma. I lavori si svolgeranno a porte chiuse. Lo ha comunicato FdI.

Mastella corre da solo

Noi Di Centro, partito di Clemente Mastella, correrà alle prossime elezioni politiche con il proprio simbolo "in assenza di un'alleanza politica seria che metta al centro le istanze dei territori". Il partito, partendo proprio dalla provincia di Benevento e dalla Campania, "candiderà propri rappresentanti sia nei collegi uninominali, Camera e Senato, che nei collegi plurinominali. Per quanto riguarda le sottoscrizioni, si è deciso che da lunedì si procederà attraverso le articolazioni territoriali e anche con gazebo nelle principali piazze dei comuni sanniti". Per quanto riguarda i candidati, invece, "tutti i dirigenti hanno dato la propria disponibilità, affidando la scelta definitiva al segretario nazionale Mastella". Infine, la segreteria ha deciso che "per rafforzare ulteriormente i candidati nei collegi uninominali si organizzeranno coalizioni territoriali affinché ci siano più liste nei collegi plurinominali".

Conte: "Nessuna telefonata con Grillo"

"Tra me e Beppe Grillo non c'è stata nessuna telefonata ieri sera e quindi nessun aut aut. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione". Lo dice il leader del M5s, Giuseppe Conte, in una nota, smentendo le ricostruzioni secondo cui il garante avrebbe minacciato di lasciare il Movimento se nelle candidature per le elezioni fossero concesse delle deroghe al limite dei due mandati.

Anche il sindaco di Torino chiude la porta al M5s

In vista dell'appuntamento elettorale del 25 settembre, il sindaco torinese, Stefano Lo Russo, ribadisce la porta chiusa al M5S già mostrata in mattinata dall'omologo milanese Giuseppe Sala. "I 5 Stelle non ci sono già più", ha affermato il sindaco durante un incontro a Palazzo Civico, interrompendo un cronista che gli chiedeva delle alleanze. "Basta parlare dei 5 stelle, mi sembra che su questo la posizione del Pd è nazionale, ed è netta: bon (espressione piemontese per chiudere un pensiero, ndr), quella partita lì è definitivamente conclusa".

Fratoianni: “No ad agenda Draghi? Iv scopre acqua calda”

"Leggo che Toccafondi di Iv si rivolge al Pd scandalizzato perché Sinistra italiana è incompatibile con l'agenda Draghi: ha scoperto l'acqua calda …. lo abbiamo detto in tutte le salse e da tempo. Evidentemente non si è ancora ripreso dal flop della sua candidatura a sindaco di Sesto Fiorentino contro il nostro Lorenzo Falchi e il centrosinistra di quella città". Lo scrive su facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.

Iniziato il vertice di centrodestra

Sono arrivati alla Camera i leader del centrodestra per il vertice con Giorgia Meloni. L'ex premier è entrato a Montecitorio in auto, poi ha raggiunto gli uffici della Lega, dove si tiene la riunione, camminando mano nella mano con Marta Fascina. Berlusconi è accompagnato da Antonio Tajani, Licia Ronzulli e Paolo Barelli. 

All'incontro, negli uffici del gruppo Lega a Montecitorio, partecipano: per FdI, la presidente Giorgia Meloni, il vice presidente del Senato Ignazio La Russa e il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida; per la Lega, il segretario Matteo Salvini, il suo vice Giancarlo Giorgetti e il vice presidente del Senato Roberto Calderoli; per Forza Italia, il presidente Silvio Berlusconi, il coordinatore Antonio Tajani e la responsabile per i rapporti con gli alleati Licia Ronzulli. Infine, presenti i centristri Maurizio Lupi, per Noi con l'Italia; e Antonio De Poli, per l'Udc.

Si preannuncia non facile il vertice di oggi a Montecitorio. C'è innanzitutto la questione della regola del “chi ha più voti si prende palazzo Chigi”, introdotta alle precedenti politiche del 2018 e oggi messa in discussione, più o meno apertamente, da Forza Italia e Lega di fronte alla prospettiva di Giorgia Meloni premier, favorita dai sondaggi che la danno tra il 23 e il 25 per cento. Per evitare lo scontro frontale si potrebbe rinviare il confronto su questo tema divisivo a dopo le urne.

Silvio Berlusconi arriva a Montecitorio per il vertice di centro destra

Rotondi scrive al centrodestra: “Non vi scordate di noi”

Una lettera indirizzata ai leader del centrodestra per chiedere di essere presente nei vertici della coalizione in vista delle elezioni politiche. A quanto apprende l'Adnkronos da fonti parlamentari, Gianfranco Rotondi avrebbe chiesto a Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi, di "valutare l'opportunità di una nostra presenza alle riunioni organizzative del centrodestra". L'esponente democristiano, vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, rimarca come "la Democrazia Cristiana per le Autonomie abbia ripreso la propria iniziativa politica sotto la denominazione Verde è popolare". 

Rotondi quindi chiede che i leader valutino "l'opportunità di una nostra presenza alle riunioni organizzative del centrodestra, anche al fine di evitare su scala nazionale la replica di analoghe distrazioni che hanno causato la sconfitta del centrodestra".

Berlusconi arrivato alla Camera per il vertice di centrodestra

Silvio Berlusconi è arrivato a Montecitorio per partecipare al vertice di centrodestra su premiership e collegi in vista delle elezioni. Ad accompagnare il Cav, la fedelissima Licia Ronzulli, responsabile dei rapporti con gli alleati e Antonio Tajani, numero due di Fi. Ad aspettare l'ex premier, all'ingresso 8 della Camera, il presidente dei deputati di Fi, Paolo Barelli e la parlamentare Marta Fascina. Berlusconi non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa.

Cappato: “Per i partiti rappresentati in Parlamento è più semplice presentare le liste”

Marco Cappato spiega all'Agi che in questi giorni si stanno cercando le adesioni alle candidature anche se c'è un ostacolo enorme davanti: bisogna mettere insieme e molto in fretta 60mila firme per presentarsi alle urne. "Questo accade perché gli attuali rappresentanti dei partiti presenti in Parlamento si sono fatti una legge per cui loro non le devono raccogliere mentre chi non c'è, come noi, sì. Loro potranno scannarsi in Parlamento fino al 19 agosto per decidere chi mettere in lista e chi no e stringere alleanze, noi no".

"Con questo sistema Forza Italia, che era una formazione nuova all'epoca, non si sarebbe potuta presentare nel 2004". Cappato ha chiesto pubblicamente a Mario Draghi nei giorni scorsi di autorizzare la raccolta delle firme con lo Spid: "Resterebbe comunque un'impresa difficile nel cuore dell'estate ma aumenterebbe le possibilità di farcela. Finora però, Draghi non ha risposto". 

Letta: “Dopo il voto o sole o luna, non ci saranno terze strade”

"Questa legge elettorale una maggioranza la darà e un governo ci sarà, ma può essere di un tipo o dell'altro: sole o luna. Non ci sarà una terza strada che consentirà di fare chissà cosa, o vincono gli uni o gli altri". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, “Rinascimento europeo”, in corso alla Camera. 

Le prossime elezioni sono "un tappone dolomitico tutto in salita, incredibilmente difficile e incredibilmente appassionante. Dobbiamo affrontarle con passione e scientificità. Non dobbiamo lasciare nulla al caso, serve competenza e dobbiamo fare le giuste strategie per applicare la legge elettorale".

M5s: aut aut di Beppe Grillo a Conte sul secondo mandato

Stando a quanto riporta l'Adnkronos, Beppe Grillo avrebbe lanciato l'aut aut al leader del Movimento, Giuseppe Conte, minacciando, in una telefonata avuta nella serata di ieri, di abbandonare la nave se una delle regole auree del Movimento verrà aggirata: "Se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle". Da qui alle prossime 48 ore il nodo andrà sciolto, tra domani - con il rientro di Conte a Roma - e venerdì una decisione verrà presa. 

Conte, stando alle voci interne del Movimento, non avrebbe nessuna intenzione di andare allo scontro con Grillo, ecco perché le possibilità di arrivare a una eccezione sarebbero ridotte al lumicino, mentre sale lo sconforto dei parlamentari con due mandati alle spalle. "È Grillo che ci lascia senza M5S, non il contrario", ragiona un big pentastellato con l'Adnkronos. 

Nel confronto che Grillo e Conte avranno nelle prossime ore c'è inoltre, tra le questioni da dirimere, anche quella delle parlamentarie, ovvero la selezione dal basso che da sempre ha contraddistinto le candidature in casa M5S. I tempi stringono ed è complicato metterle in piedi, anche se da Statuto sono previste.

Torna a farsi sentire l'Italia dei Valori

Spunta anche l'Italia dei Valori nel grande gioco delle alleanze elettorali in corso in queste ore. "Ci sono stati dei contatti con il Movimento 5 Stelle, domani sarò a Roma per degli incontri e per capire se ci sono le condizioni per collaborare. Ho sentito la segreteria di Conte e persone vicine a lui. Abbiamo chiesto di incontrarci per parlarne insieme", dice all'Adnkronos Ignazio Messina, segretario dell'Idv. "Per fare strada insieme bisogna essere in due: bisogna capire se le condizioni ci sono. Per quanto ci riguarda, noi interloquiamo come Idv con i soggetti a noi più affini. Domani a Roma per le 19 ho convocato l'esecutivo nazionale dell'Italia dei Valori proprio per parlare di alleanze in vista delle elezioni", aggiunge. "Ci sono pontieri al lavoro per trovare punti di convergenza tra M5S, Sinistra Italiana, Verdi e Idv", confermano fonti del Movimento.

L'appello del Pd ai volontari democratici

''Questa è la campagna elettorale più importante degli ultimi anni. Stavolta è vero. L'Italia rischia una deriva pericolosa sui temi che abbiamo più a cuore: i diritti e le libertà personali, il lavoro e la giustizia sociale, l'ambiente e la sostenibilità". Inizia così l'appello ai volontari democratici pubblicato su partecipa.partitodemocratico.it, il sito dedicato alla mobilitazione straordinaria per le elezioni di settembre.

I Verdi Europei a sostegno dell'alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana

"Anche se sapevamo che non sarebbe mai mancato, ci teniamo a ringraziare la famiglia politica dei Verdi Europei per il suo sostegno esplicito alla nostra Alleanza per le prossime elezioni politiche, che è prima di tutto un'alleanza per l'innovazione che superi l'inazione climatica dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni e punti a portare la transizione ecologica nel Paese". Così in una nota Eleonora Evi e Angelo Bonelli, co-portavoce nazionali di Europa Verde, insieme a Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana. "Siamo certi che i cittadini e le cittadine italiani non vogliano un governo sovranista, populista, neofascista, che nega la crisi climatica e che ci farebbe arretrare sui diritti civili e sociali. Per questo motivo, riteniamo che le forze progressiste debbano lavorare insieme per mettere al centro della nostra azione politica la giustizia ambientale e quella sociale", concludono.

Sibilia: avevamo avviato campo progressista, poi qualcuno ha cambiato idea

"Avevamo avviato un campo progressista con programmi chiari su giustizia sociale e transizione ecologica. Poi qualcuno ha scelto un'altra strada: se dici di essere di sinistra e poi fai un accordo con Brunetta e Gelmini, e finisce che fai vincere la Meloni, c'è qualcosa che non va". E' quanto ha affermato il sottosegretario Carlo Sibilia intervistato a "L'aria che tira estate" su La7.

Tabacci: partiti in crisi, crescono i civici

"I civici sono cresciuti di fronte alla crisi dei partiti, questa è una realtà non è una cosa che dico per screditare qualcuno". Lo dice Bruno Tabacci a margine della presentazione della Federazione civica a Roma. "Ora vota molta meno gente e un tempo la rappresentanza popolare era la proiezione della volontà popolare, grazie alle preferenze, oggi non si può dire la stessa cosa e con questo abbiamo accompagnato una dequalificazione delle rappresentanze delle assemblee elettive in particolare di quelle parlamentari".

Fontana: spero di continuare a lavorare per la Lombardia

"Mi aspetto semplicemente di poter continuare a lavorare per la mia Regione". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, rispondendo a chi gli chiedeva cosa si aspettasse dal vertice del centrodestra in programma oggi. "Sto continuando ad affrontare una serie di proposte e progetti che stiamo realizzando. Cose sempre più belle e importanti. Questa è l'unica cosa che mi interessa", ha aggiunto il governatore.

Famiglia Cristiana: rischio che risorga il populismo

"È preoccupante apprestarci a vivere una campagna elettorale, che durerà fino alle elezioni del 25 settembre, e una successiva fase di governo, dove un risuscitato populismo rischia di distrarre dai veri problemi dell'Italia". Nel numero da domani in edicola, Famiglia Cristiana affronta la crisi politica nella rubrica Colloqui col padre in cui il direttore, don Stefano Stimamiglio, risponde a due lettrici ("due tra le tante lettere giunte in redazione").   Per il direttore del settimanale cattolico, populismo e astensionismo sono i due veri problemi su cui riflettere: "Il populismo, infatti, è uno dei nodi fondamentali dell'attuale fase politica, non solo in Italia. Riusciranno i partiti a resistere alla tentazione di caderci dentro?".    

"L'altra faccia del problema - prosegue don Stimamiglio -però, sono gli elettori: Il 25 settembre troveranno motivazioni sufficienti per andare a votare andando in controtendenza rispetto alle ultime elezioni amministrative di giugno, in cui hanno votato solo il 54% degli aventi diritto? Avranno discernimento sufficiente per esprimere un governo credibile per il nostro Paese?".    In generale, don Stimamiglio fa sua l'analisi del politologo gesuita padre Francesco Occhetta: "Conte ha aperto la crisi, Salvini l'ha cavalcata, Meloni l'ha capitalizzata e Berlusconi l'ha avvallata, svuotando per sempre le attese moderate e liberali di cui Forza Italia era portatrice. È stato sacrificato così Mario Draghi, il presidente riformatore che, nei suoi 523 giorni di governo, ha svolto il ruolo di garante del Paese grazie a tre caratteristiche determinanti: credibilità,competenza e rigore morale".

Sindaco Decaro non si candida: non tradisco Bari

Con un post su Facebook il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro, lascia intendere la sua decisione di non candidarsi alle prossime elezioni Politiche del 25 settembre. Nel post Decaro ammette di averci "pensato" dopo che anche "il partito" gli ha chiesto di "andare a dare una mano a Roma". Ma, precisa, "Bari è la mia città e non posso tradirla". Il suo secondo mandato da primo cittadino del capoluogo pugliese scadrà nel 2024.

Fassina (LeU): non mi ricandido ma non lascio la politica

“Ho atteso fino alla Direzione Nazionale del Pd, ieri. Ho preso amaramente atto della decisione lì assunta. Ho preso anche atto, con pari amarezza, del sollievo del M5s per il ritorno al 'solo contro tutti'. Dato tale sciagurato quadro, vissuto con cieca baldanza dai protagonisti, mi fermo. Non mi ricandido. Ma non vado a casa. Il mio impegno in campagna elettorale sara' totale: sulla visione e sulle proposte per ridare valore sociale, economico e politico al lavoro e per salvare noi ed il pianeta, la nostra casa comune in fiamme”. Così il deputato di LeU Stefano Fassina in un post su Facebook.

Petrocelli conferma: non mi ricandiderò

"Confermo quanto ho scritto il 16 febbraio, prima di essere cacciato da Conte perché gli manca il coraggio vero delle scelte difficili. Non mi ricandido alle prossime elezioni". Lo scrive su Twitter Vito Petrocelli, ex senatore del M5s, passato il 18 maggio al gruppo di Cal, dopo il lungo braccio di ferro per il suo ruolo di presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama dopo il voto contrario, a marzo, su una risoluzione bipartisan sulla guerra in Ucraina e alcune prese di posizione filo-russe.

Prosegue esodo da Forza Italia, si prevedono altri addii

Prosegue l'esodo da Forza Italia. Dopo i ministri, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta, hanno lasciato il gruppo alla Camera Annalisa Baroni, Roberto Caon, Giusy Versace e ultima Rossella Sessa. In Senato poche ore dopo lo strappo del partito di Silvio Berlusconi, che non ha votato la fiducia al governo di Mario Draghi, ha annunciato il suo addio anche Andrea Cangini. In tutto otto parlamentari (di cui sette a Montecitorio e uno a palazzo Madama), il gruppo alla Camera scende quindi a 75, mentre quello in Senato a 50. E le uscite, confermano fonti parlamentari, non si fermeranno. L'ala appartenente a Gelmini potrebbe portare all'uscita dal gruppo anche Claudia Porchietto,  Carlo Giacometto e Roberto Novelli. Tra i nomi vicini a Carfagna ci sono invece Paolo Russo e Luigi Casciello.

Cassese: paure per Meloni premier sono ingiustificate

Ritiene ingiustificate le paure di chi, nel caso in cui Giorgia Meloni andasse a Palazzo Chigi, vede in pericolo la tenuta del sistema politico, ma è convinto che la politica abbia bisogno di "tecnici capaci". Lo sostiene in un'intervista a Il Messaggero Sabino Cassese, giurista e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, parlando delle elezioni.   "Ritengo che libertà e democrazia, ai diversi livelli del potere politico siano sufficientemente radicati per non temere che una forza politica, di destra o di sinistra, possano metterli in dubbio - sottolinea - Diversi i timori che possono sorgere da esperienze recenti di altri Paesi, come l'Ungheria. Ma ritengo che un certo grado di verticalizzazione del potere possa essere realizzato senza violare lo Stato di diritto e le libertà, perché l'Italia ha anticorpi sufficienti per mettere in guardia e correggere derive o illiberali, o non democratiche".   Sul fatto che FdI venga additata come destra radicale e nostalgica, Cassese precisa: "Più che storie pregresse credo che sia importante il giudizio degli italiani sui programmi".

Iv a Pd, Sinistra Italiana incompatibile con agenda Draghi

"Il Pd apre le porte all'alleanza con Sinistra Italiana, quel partito che ha definito il governo Draghi 'delle banche e dei poteri forti', il partito che ha votato 55 volte contro la fiducia al governo di unità nazionale. Questo Pd è lo stesso che si dice 'riformista' e che vuole seguire 'l'agenda Draghi'?". Lo scrive su Facebook Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva. "Leggo interviste di autorevoli esponenti che affermano: 'ma Sinistra Italiana non ha votato la sfiducia a Draghi', dimenticando che non ha votato la sfiducia solo perché in un anno e mezzo non ha mai votato la fiducia! Se queste sono le argomentazioni, le motivazioni, i grandi ideali intorno ai quali il Pd vuole costruire l'alleanza, capisco che l'unica motivazione e collante sia urlare 'arriva la destra'. Ma all'Italia servono idee, programmi, azioni, volontà di cambiamento, servono riformisti, non slogan", conclude.

Elezioni: 4,8 milioni gli elettori all'estero, gli elenchi alla Farnesina

Sono circa 4 milioni e 800 mila gli elettori italiani residenti all'estero: gli elenchi provvisori predisposti dal ministero dell'Interno sono stati inviati alla Farnesina e ora sarà il ministero degli Esteri ad effettuare le verifiche necessarie.   Una volta eseguiti i controlli, secondo quanto previsto dalle normative, la Farnesina trasmetterà l'elenco definitivo al Viminale entro il decimo giorno antecendente le elezioni, dunque entro il 15 di settembre.

M5s, Crippa: riflessione se uscire dal partito è d'obbligo

"La riflessione se uscire dal partito è d'obbligo. Ho deciso di dare le dimissioni di capogruppo alla Camera per il fatto che non condivido la scelta che è stata fatta e soprattutto le conseguenze, ovvero la rottura del patto progressista che non vedo molto lineare come prospettiva. Da un lato noi un mese fa abbiamo convinto dei territori che magari con il Partito Democratico erano stati in opposizione ad andare in una lista unitaria, con l'idea che la coalizione avrebbe portato a un progetto politico molto più ampio, a un fronte unitario in elezioni successive. Andare a rompere quel patto, così come si era delineato, oggettivamente non era una conseguenza imprevista ma ampiamente prevedibile". Così Davide Crippa, all'indomani delle sue dimissioni da capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle intervenuto a 24 Mattino su Radio 24.

Sessa: lascio Forza Italia, la caduta del governo contro gli interessi del Paese

“Lascio con rammarico politico e sofferenza personale il Gruppo di Forza Italia: da oggi sarò nel Gruppo Misto. E’ una decisione meditata, che ritengo necessaria dopo la decisione di interrompere il sostegno al governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi. Sarò sempre riconoscente a Silvio Berlusconi per le opportunità che mi ha dato, ma resto convinta che la crisi determinata dalle scelte del partito, e soprattutto dei suoi alleati, vada contro gli interessi del mondo moderato, delle imprese, dei cittadini del Mezzogiorno dove rischiano di interrompersi investimenti mai visti negli ultimi vent’anni, che avevano restituito una speranza a milioni di famiglie”. Così Rossella Sessa ha annunciato le dimissioni dal Gruppo della Camera di Forza Italia.

De Petris: Letta non può chiudere adesso con M5s

Si dice "sconcertata dalle scelte del Partito democratico" perché credeva "nel progetto nato attorno al lavoro comune con Pd e 5S": "Buttarlo via è incomprensibile". Così in un'intervista a Il Fatto Quotidiano la senatrice, Loredana De Petris parla delle elezioni: "Spero ancora di poter far ragionare il Pd, anche se la vedo dura - sottolinea - Non si può chiudere adesso, come sta facendo Enrico Letta, un percorso cominciato con la maggioranza a sostegno del Conte-2. Per dar vita a un'Agenda Draghi che dovrebbe contenere da una parte Calenda e dall'altra Sinistra italiana e Verdi".

De Poli: Udc convintamente nel Centrodestra

"Siamo convintamente nel Centrodestra. Ci uniscono le idee e i programmi, una visione condivisa sul futuro dell'Italia. Agli elettori interessano i temi concreti: aiutare i cittadini, le famiglie con i rincari di gas ed elettricità, le imprese che devono fare i conti con gli aumenti delle materie prime. Questo è ciò che interessa agli italiani". Lo ha detto il senatore e presidente nazionale dell'UDC Antonio De Poli, ospite stamane di Radio Anch'io Estate.   "Oggi pomeriggio parteciperemo al vertice del Centrodestra - ha aggiunto - ragioneremo sui contenuti per dare risposte concrete e serie ai cittadini".

Sala: non sarò candidato, il Pd non ha bisogno di me

"Io non avrò nessun ruolo politico futuro, per me non cambia nulla. L'unico mio ruolo possibile è qui a Milano e questo lo dico con assoluta certezza". Lo ha ribadito il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto se si candiderà alle prossime elezioni, a margine della commemorazione della strage mafiosa di via Palestro.   "Escludo ogni mia candidatura ed escludo che il mio nome sarà su qualunque lista - ha aggiunto -. Ci sono tanti modi per dare una mano al centrosinistra e il Pd in questo momento non ha bisogno di me, sto cercando di aiutare chi sta facendo uno sforzo per fare parte della compagine di centrosinistra, che non è un passaggio automatico".

Tajani: oggi al vertice di centrodestra nessun nome del candidato premier

Per quanto riguarda l'appuntamento del pomeriggio tra Berlusconi Salvini e Meloni, Tajani si dice certo che "non emergerà il nome del candidato Presidente del consiglio ma le linee del programma del centro destra. Poi poco importa chi alzerà la coppa dopo aver vinto la partita". Poi commenta: "Io monarchico? Che male c'è, non ho mai rinnegato la mia storia. Essere monarchico non significa nulla. C'è la monarchia in tanti paesi europei. E' la verità e non rinnego il mio passato", ha concluso.

Tajani: Chi ha lasciato FI dovrebbe dimettersi da governo e Parlamento

"Chi ha lasciato Forza Italia deve dimettersi dal Parlamento". Così Antonio Tajani intervenuto questa mattina a The Breakfast club su Radio Capital. "E per prima cosa dovrebbero dimettersi dagli incarichi governativi - aggiunge il coordinatore di Forza Italia - perché non si è ministri in quota personale, lo si è perché si è stati eletti all'interno di un partito". 

Sala: niente veti, senza campo largo si perde

"Spero che nessuno ponga veti perché questo non è il momento dei veti". Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala,  parlando della necessità di creare un campo largo del centrosinistra in vista delle elezioni, alla luce dell'incontro che ha avuto ieri a Roma con Luigi Di Maio ed Enrico Letta. "L'unica cosa che ho chiesto a Letta è di lavorare in questo momento affinché si azzerino i veti - ha aggiunto -.Di Maio ha manifestato a Letta la disponibilità a fare parte del centrosinistra. Se qualcuno giudica negativo il fatto di allargare un campo che parte sfavorito lo dica, ma se non si prova ad allargare il campo si perde".

M5s, Lanzi e Croatti: Pd disposto a tutto per le poltrone

"In queste ore stiamo assistendo a uno spettacolo davvero svilente. Il Partito Democratico che fino a pochi giorni fa si dichiarava una "forza progressista" oggi sta tentando in tutti i modi di allargare il raggio della propria coalizione, imbarcando al suo interno di tutto, comprese forze politiche che la pensano in modo opposto. Come possono mai realizzare quanto prometteranno in campagna elettorale? Forse ad accomunarli tutti è soltanto la brama di potere arrivare ad occupare qualche poltrona all'interno del futuro Governo. Noi siamo distanti anni luce da questa visione. Preferiamo prendere impegni che siamo in grado di mantenere e non è un caso che il MoVimento 5 Stelle sia stata l'unica forza politica a fare approvare tanti punti del proprio programma elettorale durante questa legislatura. La ragione è semplice: mentre gli altri pensano alle poltrone e a difendere gli interessi delle élite finanziarie, noi facciamo gli interessi del Paese e dei cittadini". Così in una nota i senatori e referenti dell'Emilia-Romagna del MoVimento 5 Stelle, Gabriele Lanzi e Marco Croatti.

Salvini: il premier lo decideranno i cittadini con il loro voto

"Oggi parliamo di programmi, pace fiscale  e taglio di tasse alle imprese per dare più lavoro ai giovani e alzare gli stipendi ai lavoratori. Il premier lo sceglieranno gli italiani,  come è giusto che sia, col loro voto. E proporrò che i nomi di alcuni  ministri importanti vengano presentati ai cittadini prima del voto.  Andremo d'accordo su tutto, lasciamo litigi e divisioni alla  sinistra". Lo afferma ad Affaritaliani.it il segretario della Lega  Matteo Salvini in vista del vertice di Centrodestra di oggi  pomeriggio.

FdI, no a sbarramenti preconcetti su Meloni premier

"Il candidato premier di coalizione non può essere deciso adesso, ma il meccanismo sì. E noi non domandiamo nulla di diverso da quanto avvenuto in precedenza. Chi prende più voti fa il nome. Noi non abbiamo preclusioni. Per questo non possiamo accettare sbarramenti preconcetti o non dichiarati su Giorgia Meloni". Lo ha detto in un'intervista al Quotidiano Nazionale il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. "Dopo le asimmetrie della legislatura uscente, con la Lega due volte al governo, Forza Italia nell'esecutivo Draghi, Fratelli d'Italia sempre all'opposizione, dobbiamo ritrovare piena unita'. Quella stessa coesione apprezzata dagli elettori in 14 Regioni e in centinaia di Comuni. Di certo non potrà ripetersi quanto accaduto nella tornata 2018, con il nostro partito impegnato a cercare voti per alleati che poi si trasferiscono al governo a fianco di Pd e 5 Stelle. Ogni valutazione sarà fatta se mancasse la chiarezza che invochiamo", ha aggiunto il presidente dei deputati FDI.

Iv, Bonetti: avanti con l'agenda Draghi

"Noi dobbiamo portare avanti il metodo e l'agenda di Draghi. Il governo guidato da Draghi ha dato straordinari risultati e ci candidiamo per dare continuità a questa agenda". Lo ha detto la ministra Iv per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti ospite di Morning News su Canale 5.    "Noi siamo al lavoro per coalizzare tutte quelle forze - ha spiegato Bonetti - che si vogliono pragmaticamente mettere al servizio delle famiglie e delle imprese e che non hanno partecipato a quello scempio della crisi di governo che ha fatto perdere soldi a famiglie e imprese"

Renzi: lavoro per tornare a bussare alla porta di Draghi

"A destra sono sicuri di vincere e già litigano su chi deve andare a Palazzo Chigi. Io lavoro perché non abbiano i numeri e siano costretti a tornare a bussare alla porta di Mario Draghi". Lo scrive Matteo Renzi nella sua Enews.  "Ma perché ciò accada bisogna mandare in Parlamento gente capace, non chi diceva Conte o morte", aggiunge Renzi.

Serracchiani: al governo con le forze con noi candidate

"Lavoreremo per un governo con quelle forze con cui ci candidiamo da questa parte del campo. Abbiamo appena fatto un'esperienza di unità nazionale con partiti molto diversi e con storie diverse finita male, e che non replicheremo". Così in un'intervista a 'Qn' la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani sulle elezioni. "Dietro questa alleanza elettorale c'è l'impegno a lavorare su temi che hanno avuto un'elaborazione comune in Parlamento - sottolinea - penso al tema della giustizia, alle riforme del Pnrr, alle semplificazioni, ai temi etici come il suicidio assistito". Parlando di programmi e dell'agenda Draghi, di cui hanno parlato anche Letta e Calenda, Serracchiani precisa: “È l'agenda sociale il perno della proposta del Pd, una proposta per l'Italia del 2027 - evidenzia - il nostro Paese è oggi alle prese con una grave crisi sociale ed economica”. E sull'ipotesi Draghi premier paventata da Calenda: "L'obiettivo è vincere le elezioni con un'idea di Paese alternativa a quella della destra - commenta -anche Calenda sa che quando bisogna mettere insieme un governo si parte dalle idee, non dai nomi".

De Benedetti: serve fronte repubblicano per fermare la destra

"La vittoria della destra alle prossime elezioni sarebbe una catastrofe". A dirlo in un'intervista al Corriere della Sera è Carlo De Benedetti. "Corriamo il pericolo più grave nella storia della Repubblica", "mai finora avevamo vissuto il rischio di uscire dalla nostra collocazione internazionale, di rompere le nostre alleanze storiche. Neppure nel 1948", afferma. Per De Benedetti, "con questa destra tutto è a rischio, anche il Pnrr. Bruxelles, Parigi, Berlino ci frapporrebbero ogni sorta di ostacolo, per evitare il contagio. Si ricordi che in Germania hanno Alternative für deutschland. In Francia Marine Le Pen è al 42% e ha portato novanta deputati all’Assemblea Nazionale". "Poi c’è l’America", prosegue, dicendo che "so per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l’amministrazione americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al governo in Italia". Secondo De Benedetti, "questa destra va fermata. E per fermarla si deve costruire un fronte repubblicano, con un programma marcatamente riformista". Di questo fronte, secondo De Benedetti, dovrebbero far parte "tutti. Letta, Renzi, Calenda, Speranza, Brunetta, Gelmini".

Calenda: contatti con tutti quelli che non hanno fatto cadere Draghi

Azione ha contatti con il Pd? "Ci sono contatti con tutti quelli che non hanno fatto cadere Draghi, ci sono contatti aperti" anche "con personalità di Forza Italia che escono o sono uscite". Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda intervenendo a Radio Anch'io spiegando che ci sono due obiettivi principali: "primo è non far vincere la destra peggiore dell'universo; secondo avere una forte identità che parli al mondo liberale".   A chi gli ha chiesto se però, alla fine, il risultato elettorale sia scontato, Calenda replica: "ricordo che a Roma io sono partito dal 6% e alla fine ho chiuso al 20. Oggi, con gli italiani al mare, delusi dalla politica, quando possiamo dire che avranno valore i sondaggi? Io credo tra fine agosto e inizi settembre" ed è quindi "difficile oggi dire come andrà. Posso però dire - ha concluso - che io farò una cosa seria e responsabile" per il bene del paese.

FdI, Rampelli: "Non bisogna azzerbinarsi all'Europa, serve orgoglio nazionale"

"Questa questione del diritto di supremazia è aperta anche in Germania. Non siamo noi a dire che l'Europa va rifondata e che vanno rivisti alcuni trattati passati di moda". Lo ha detto Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d'Italia, ad Agorà, rispondendo a Vincenzo Amendola sull'europeismo della destra italiana. "Al netto della clausola di supremazia, la questione è facile da comprendere. In alcune circostanze, l'Europa ha preso delle cantonate e prima che queste cantonate producano delle conseguenze drammatiche bisogna fare delle correzioni. Non bisogna azzerbinarsi all'Europa, serve orgoglio nazionale", aggiunge Rampelli.

Amendola, l'Ue si interroga sull'europeismo della destra di Meloni

"L'interrogativo che si fanno in Europa, non è solo sul tradimento che ha fatto cadere Draghi, ma è anche il programma della destra italiana. Nel 2018 la destra di Meloni scriveva sul programma che non riconosceva la supremazia del diritto europeo sul diritto nazionale. Questo è un tema perché l'europeismo si vede anche da questo". Lo ha detto il sottosegretario di Stato, Vincenzo Amendola, ad Agorà, su Rai 3. "Io se leggo i programmi del 2018 mi interrogo e spero che dai vertici della destra italiana possa uscire una scelta europeista. I programmi saranno fondamentali e noi come Partito Democratico poniamo i temi del lavoro e dell'ambiente", aggiunge Amendola.

Carfagna: lascio Fi, ormai sottomessa alla destra sovranista

"Caro direttore, oggi lascerò il gruppo parlamentare di Forza Italia e mi iscriverò al Gruppo Misto. Lo lascerò con riconoscenza verso Silvio Berlusconi, che mi ha dato l'opportunità di entrare in politica e mi ha a lungo sostenuto nel mio impegno". Comincia così l'intervento di Mara Carfagna su La Stampa che ufficializza l'abbandono del partito. "La revoca della fiducia al governo Draghi ha segnato una radicale inversione di marcia e una evidente sottomissione all'agenda della destra sovranista, che chiedeva di anticipare il voto per incassare subito una probabile vittoria".

Insomma, il voto di sette giorni fa sulla fiducia al governo "ha cancellato, insieme con il patto di salvezza nazionale garantito da Mario Draghi, l'imprinting moderato che il centrodestra aveva conservato per quasi un trentennio, malgrado il progressivo ridimensionamento di Forza Italia. Le conseguenze - continua il ministro - sono oggi chiare a tutti: la destituzione del premier più ascoltato e prestigioso d'Europa, l'interruzione della "messa in sicurezza" del Paese, la fuga degli investitori (ne abbiamo ogni giorno notizia), l'immagine dell'Italia che torna instabile e inaffidabile". E aggiunge: "Non sono la sola, siamo in tanti a vederla nello stesso modo. Sappiamo tutti che c'è una larga parte dell'elettorato che non si rassegna alla prevalenza degli estremismi, ma non mi nascondo la difficoltà di trasformare questa visione in scelta politica, in un sistema che praticamente obbliga alle coalizioni e condanna all'irrilevanza chi non si associa. E tuttavia questo sforzo andrà fatto. Questo percorso dovrà essere avviato".

Oggi il vertice del Centrodestra: sul tavolo premiership e ripartizione dei collegi

Un vertice di chiarimento per il centrodestra quello in programma oggi pomeriggio. Sul tavolo i nodi relativi alla premiership e ai criteri per la ripartizione dei collegi uninominali. I leader di FdI, Lega, FI, Udc e di Noi con l’Italia, Coraggio Italia proveranno a stabilire se vale ancora la regola, sancita verbalmente in un vertice a palazzo Grazioli nel gennaio 2018 in preparazione delle politiche del 4 marzo, che assegna al primo partito la facoltà di indicare il candidato premier della coalizione. I leader del centrodestra si incontreranno a Montecitorio, in una sede istituzionale, come voluto da Giorgia Meloni, stanca di fare incontri conviviali con i suoi alleati a 'casa Berlusconi', ovvero 'Villa Grande' sull'Appia antica che da qualche anno ha preso il posto della storica via del Plebiscito, né Villa La Certosa in Sardegna o Villa San Martino ad Arcore. 

Conte: saremo il terzo polo aperto alla società civile

"Saremo in tre a contenderci la guida del Paese. Quello che noi proponiamo, in antitesi al centrodestra e al campo dell'agenda Draghi, è un 'campo giusto', il campo della giustizia sociale". Così nell'intervista al Corriere, il leader del M5S, Giuseppe Conte sulle elezioni. "Centrodestra e campo largo stanno già litigando per chi deve fare il premier - sottolinea - noi stiamo lavorando h24 sulle risposte da dare alla crisi che in autunno si farà ancora più dura". Conte ribadisce: "Saremo il terzo polo, un terzo incomodo - evidenzia - questo terzo polo sarà aperto alla società civile e a tutti coloro che difendono i valori della Costituzione e tutti coloro che credono nella vera transizione ecologica. E che vogliono contrastare le politiche della destra".

M5s, Conte: tetto due mandati non è un diktat

«Questa settimana chiuderemo la partita" sul tetto dei due mandati "che è importante per il M5S ma forse genera poco interesse fuori. Non è un diktat, ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato». Lo ha detto il leader di M5s Giuseppe Conte in una intervista al Corriere della Sera assicurando che big come Fico, Taverna, Bonafede "non hanno gettato la spugna". Ha aggiunto: "Siamo una comunità che pone al suo fondamento la dignità della persona" e "in ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie. Una cosa è certa, la loro esperienza sarà in ogni caso preziosa».Sulle Parlamentarie o altre forme di selezione in vista delle elezioni del 25 settembre Conte ha rilevato che "il problema purtroppo sono i tempi strettissimi, ma cercheremo lo stesso di coinvolgere la nostra comunità sia sul programma sia sulle liste".

Ci sarà il suo nome nel simbolo alle elezioni? «È una decisione che non abbiamo ancora affrontato, ma che prenderemo nell'esclusivo interesse del Movimento».Di Battista ha detto che valuterà in questi giorni se candidarsi o meno..."Con lui non ci sentiamo da tempo, ma lo faremo presto - ha assicurato Conte - la nostra è una comunità aperta al contributo di tutti, ma rispetto al passato la linea politica si decide negli organi preposti e poi si rema tutti dalla stessa parte. In politica estera la nostra posizione ad esempio è stata sempre chiara: collocazione euro-atlantica, ma senza inginocchiamenti». 

Pd, Letta: a causa della legge elettorale "certe alleanze sono obbligatorie"

Enrico Letta prende le redini della campagna elettorale e, davanti alla direzione del partito,assume ufficialmente "il ruolo di front runner". Se è vero che per pensare a Palazzo Chigi ci sarà tempo, altrettanto vero è che "il voto darà un risultato chiaro - osserva Letta - Il pareggio non è contemplato. La scelta è fra noi e Meloni". In caso di vittoria, la mossa di Letta lo avvicina a Palazzo Chigi, ma quella lanciata in direzione non è una candidatura. Il tema va messo da parte - è il ragionamento del segretario Pd - perché logora, come sta già succedendo nel centrodestra. Bisogna "derubricare questa assurda discussione della premiership", ribadisce rispondendo indirettamente a Carlo Calenda che, proprio negli stessi momenti, in Tv rilancia: "O Draghi o come presidente del consiglio mi candido io". 

Per sperare di vincere, servono forze che corrano insieme al Pd. "Il cuore del nostro progetto politico siamo noi - spiega Letta - Poi ci sono delle alleanze che siamo costretti a fare dalla legge elettorale". Si badi: "La legge elettorale non postula coalizioni - sottolinea -  ma semplicemente delle alleanze elettorali". E qua sta il cuore del ragionamento: non serve un programma comune, ma un obiettivo comune. E' un modo per rendere più agili le intese, specie con Azione. Fra gli interlocutori ci sono anche Luigi Di Maio e Giuseppe Sala che hanno incontrato Letta a Roma. "Non sarò parte di questa partita - chiarisce Sala - sto solo cercando di dare una mano".