Costruito più di cent'anni fa nel cuore delle Dolomiti di Brenta, per il rifugio Pedrotti c'è ora un progetto di ristrutturazione. Sui disegni spicca il tetto rosso visibile a distanza sulle rocce chiare. L'architetto trentino Stefano Pasquali ha guidato il gruppo che ha superato ben 60 concorrenti al concorso bandito dalla Sat (proprietaria della struttura): "Siamo partiti dall'idea del rifugio in sé come zona di riparo, un elemento che nella montagna deve essere sempre ben presente e visibile per gli escursionisti. Questo ci ha portato ad associarlo come una sorta di faro di montagna".
Una ristrutturazione da 990 mila euro, che porterà il rifugio a rispettare le nuove normative, nessun aumento di posti letto, progettazione esecutiva entro l'anno, partenza dei lavori per l'estate del 2023. La proprietà è della Sat e la presidente Anna Facchini è molto soddisfatta per la formula scelta, in collaborazione con l'ordine degli architetti e degli ingegneri: "E' una prima volta per la Sat, l'anno scorso il consiglio ha deciso per il Ciampedie e per il Pedrotti, dal Trentino orientale al Trentino occidentale quindi, di procedere con il concorso di progetto".
L'architettura di montagna è un terreno delicato e per il presidente degli architetti, Marco Giovanazzi, il concorso è la via giusta anche per lasciare spazio ai giovani: "Perché permette di poter scegliere tra molti progetti, ogni concorrente fa una propria proposta e la giuria (qualificata) può scegliere la proposta sicuramente migliore".
Una ristrutturazione da 990 mila euro, che porterà il rifugio a rispettare le nuove normative, nessun aumento di posti letto, progettazione esecutiva entro l'anno, partenza dei lavori per l'estate del 2023. La proprietà è della Sat e la presidente Anna Facchini è molto soddisfatta per la formula scelta, in collaborazione con l'ordine degli architetti e degli ingegneri: "E' una prima volta per la Sat, l'anno scorso il consiglio ha deciso per il Ciampedie e per il Pedrotti, dal Trentino orientale al Trentino occidentale quindi, di procedere con il concorso di progetto".
L'architettura di montagna è un terreno delicato e per il presidente degli architetti, Marco Giovanazzi, il concorso è la via giusta anche per lasciare spazio ai giovani: "Perché permette di poter scegliere tra molti progetti, ogni concorrente fa una propria proposta e la giuria (qualificata) può scegliere la proposta sicuramente migliore".