SPORT
Calcio e leggende metropolitane: 10 falsi miti del mondo del pallone
"E' stato veramente il grande Pelè il giocatore più prolifico nella storia del calcio?". E ancora "Anticipare la battuta di un rigore dà più possibilità di pararlo?". Leggete questo articolo e lo scoprirete

Pelè è il goleador più prolifico di tutti i tempi
Il grande Edson Arantes do Nascimento è considerato il più grande giocatore ad aver mai calcato un campo di calcio. Nella sua splendida carriera ultraventennale giocò solo in due squadre, il Santos e i Cosmos di New York, oltre alla nazionale brasiliana con cui vinse tre mondiali. Complessivamente, considerando le amichevoli ufficiali, segnò 1.281 reti. Il primato, però, è di Josef Bican, calciatore austriaco naturalizzato cecoslovacco. In 25 anni mise a segno complessivamente 1.468 gol ufficiali. E’ inoltre l’unico giocatore ad aver indossato le maglie di tre nazionali (Austria, Cecoslovacchia e Boemia-Moravia) andando in rete con tutte e tre.
Il calcio è una rappresentazione ludica della guerra
L’etologo Desmond Morris sfata questo falso mito. Nella “Tribù del calcio” descrive le strategie di avvicinamento alla porta (il bersaglio) come quelle dei cacciatori che fin dalla preistoria dovevano procurare il cibo al gruppo tribale. A riprova, nel calcio è ‘illegale’ colpire o peggio far male e mettere ‘fuori combattimento’ un avversario (cosa che in guerra è sommamente ammesso). Morris, tuttavia, ammette che il pubblico potrebbe percepire i calciatori come moderni gladiatori, ma è appunto una percezione. Il rituale legato alla caccia è chiaro nel gioco. E’ poi vero che una partita di calcio (Honduras-El Salvador, spareggio di qualificazione al Mondiale di Messico del 1970) sia stata la miccia di un conflitto armato. Ma questa è un’altra storia.
Un pallone perfettamente sferico e liscio vola meglio
In termini fisici il pallone è un ‘corpo tozzo’ che dà forte resistenza all’aria. In termini aerodinamici non funziona come le ali di un aereo o le alette dei missili (o gli alettoni delle auto da corsa). Prima del Mondiale 2010 si sperimentò un pallone perfettamente liscio e si notò che risentiva di più dell’interferenza del vento e di altre forze devianti. Le piccole asperità che troviamo su ogni pallone generano turbolenze nell’aria che stabilizzano l’aerodinamica. Del resto, la pallina da golf, che rispetto a un pallone da calcio percorre una distanza maggiore, ha la superficie puntellata da numerosi crateri.
Anticipare la battuta di un rigore dà più possibilità di pararlo
E’ il dilemma del portiere. Gli studi numerici ci dicono che bisogna aspettare. Se si muove in anticipo (nei limiti della tolleranza di un arbitro, perché il regolamento è chiaro: il portiere è una statua di sale finché il pallone non si muove!) il portiere intercetta meno del 15% dei rigori. Aspettando di vedere la direzione arriva al 33%. L’obiezione ovvia è che così un tiro molto angolato è comunque imprendibile. Tuttavia, bisogna vedere fino a che punto un tiratore è disposto - o ha la freddezza, o se la sente - a metterla a fil di palo.
Dino Zoff è stato il giocatore più anziano a giocare un’edizione dei Mondiali
Errore scusabilissimo per chi ricorda gli azzurri dell’82 e il trionfo di Spagna. Il giocatore più anziano su un campo dei Mondiali è però, strano a dirsi, un attaccante. Roger Milla, che incrociò la strada dell’Italia proprio nel 1982, giocò all’età di 42 anni e 39 giorni nel Mondiale statunitense del 1994. Inoltre, segnando alla Russia il gol della bandiera del suo Camerun (sconfitto 6-1 nell’occasione), è anche il giocatore più anziano ad aver segnato ai Mondiali. Il capitano azzurro del 1982, però, si tiene stretto un record più prestigioso: a 40 anni e 133 giorni è il giocatore più anziano ad aver disputato una finale mondale e ad averla vinta!
Il pallone a esagoni e pentagoni bianchi e neri, tanto apprezzato dai telespettatori di tutto il mondo, è stato inventato poco prima dei Mondiali del 1970
Il mitico Telstar, pallone ufficiale di Mexico ’70, era composto da 12 pentagoni e 20 esagoni cuciti fra loro. Prodotto dall’Adidas, fece da modello base per i palloni da calcio fino a dopo il Mondiale de 2002, quando si cominciò a ricorrere ai pannelli ricurvi. Ma il concetto è antico di oltre duemila anni. L’icosaedro troncato, cioè la figura a 32 facce composta da poligoni regolari, è stato disegnato da Archimede nel III secolo a.C. E lo stesso Archimede aveva ripreso e perfezionato, cercando un solido che si avvicinasse il più possibile alla sfera attraverso poligoni regolari, le idee di Platone di un secolo prima. Il filosofo nel Timeo (360 a.C.) studiava i solidi regolari e, fra gli altri, aveva descritto l’icosaedro, formato da 20 triangoli equilateri. Archimede tagliò le cuspidi e ottenne un Telstar ante-litteram. Bastava gonfiarlo. Da notare che anche i più moderni palloni a pannelli ricurvi termosaldati si basano sui ‘palloni platonici’: il Teamgeist di Germania 2006, tanto caro nei nostri ricordi azzurri, è di base un ottaedro troncato.
Il portiere, un ruolo in cui si corre poco o niente
E’ vero che il n.1 corre meno degli altri giocatori in campo, ma se coprire dai 4 ai 6 km a partita vi sembra poco… Un uomo di movimento ne percorre fra gli 8 e i 13. E’ stato calcolato, inoltre, che l’estremo difensore compie circa un quarto dei suoi spostamenti muovendosi all’indietro, gesto che richiede un dispendio di energie maggiore rispetto alla classica corsa in avanti.
Il pallone accelera quando rimbalza su un terreno bagnato
La più classica delle ‘credenze’ si basa sulla nostra sorpresa. Il pallone semplicemente non rimbalza come ci aspettiamo e questo viene interpretato come un innaturale aumento della velocità. In pratica, il minor attrito con il terreno non rallenta la sfera quanto ci aspetteremmo. Il pallone (qualsiasi corpo non provvisto di motore) perde velocità a causa degli attriti (aria, acqua, terreno) man mano che procede nel suo moto. C’è una sola possibilità perché un corpo sferico guadagni velocità in seguito a un rimbalzo su un terreno: deve possedere una forte rotazione nel senso del moto e il terreno deve essere asciutto.
Il brasiliano Ronaldo è il capocannoniere dei Mondiali con 15 gol. Klose, che finora ne ha 14, potrebbe agguantarlo e scavalcarlo
Tutto vero. Però il francese Just Fontaine segnò i suoi 13 gol mondiali tutti in una sola edizione, Svezia 1958. E’ il limite più alto mai ottenuto in un singolo Mondiale (in totale sei partite). Ronaldo ha messo insieme i suoi gol in tre edizioni (il top è stato 8 nel 2002), come pure Klose, che ha una quarta partecipazione per migliorarsi.
Il fuorigioco esiste da quando è nato il calcio
Potevamo lasciare fuori la più contestata-vilipesa-idolatrata-amata-odiata regola del calcio? Sì, ma perché farlo? Dunque, la regola che impedisce all’attaccante di trovarsi, senza palla, fra i difendenti e la linea di fondo venne introdotta nel 1864, quando la neonata Football Association decise di mettere un po’ d’ordine nei regolamenti autoprodotti dai vari College (i più famosi quelli di Cambridge del 1848 e di Sheffield del 1857). Per la prima volta si penalizzavano i ‘lazy players’, ovvero quei pigroni che da decenni stazionavano nei pressi del portiere aspettando la palla buona da insaccare (o meglio, da mettere fra i pali: le reti arrivarono nel 1890…). Il gioco aveva subito l’evoluzione dal ‘dribble game’ (prendo la palla e scarto tutta la squadra avversaria) al ‘passing game’. I ‘rule makers’ britannici commisero però un clamoroso errore scrivendo che fra l’attaccante e la linea di fondo dovevano esserci ben quattro (portiere incluso) giocatori. Si resero conto del misfatto (forse per l’incremento di 0-0) e lo corressero nel 1866 portando a tre gli uomini fra attaccante e linea. La nuova svolta arrivò nel 1926 col fuorigioco portato a due uomini, che è la norma ancora in vigore (lo ricordiamo, incluso il portiere). Dagli anni ‘90 del secolo scorso in avanti si sono susseguite disposizioni su posizioni passive, ‘luce’ fra attaccante e difensore, allineamento e quant’altro. Che è la croce che pesa sui guardalinee. Per quanto riguarda la terminologia, off-side ha una derivazione militare: è la contrazione di ‘off the strenght of his side’ (al di fuori della forza del proprio schieramento). In questa situazione il soldato era privato di paga, vitto e alloggio finché non era reinserito nei ranghi ovvero ‘on the strength of his unit’. Per il calciatore restano paga, vitto e alloggio, basta astenersi dal partecipare al gioco.
Fonti: punto 2) Desmond Morris, ‘La tribù del calcio’ (‘The soccer tribe’), Mondadori, 1982; punti 3) 4) 7) 8) N. Ludwig, G. Guerrerio, ‘La scienza nel pallone’, Zanichelli 2011; punto 6) Marcus du Sautoy, ‘L’equazione da un milione di dollari’, Rizzoli 2010 e N. Ludwig, G. Guerrerio, ‘La scienza nel pallone’, Zanichelli 2011.
Il grande Edson Arantes do Nascimento è considerato il più grande giocatore ad aver mai calcato un campo di calcio. Nella sua splendida carriera ultraventennale giocò solo in due squadre, il Santos e i Cosmos di New York, oltre alla nazionale brasiliana con cui vinse tre mondiali. Complessivamente, considerando le amichevoli ufficiali, segnò 1.281 reti. Il primato, però, è di Josef Bican, calciatore austriaco naturalizzato cecoslovacco. In 25 anni mise a segno complessivamente 1.468 gol ufficiali. E’ inoltre l’unico giocatore ad aver indossato le maglie di tre nazionali (Austria, Cecoslovacchia e Boemia-Moravia) andando in rete con tutte e tre.
Il calcio è una rappresentazione ludica della guerra
L’etologo Desmond Morris sfata questo falso mito. Nella “Tribù del calcio” descrive le strategie di avvicinamento alla porta (il bersaglio) come quelle dei cacciatori che fin dalla preistoria dovevano procurare il cibo al gruppo tribale. A riprova, nel calcio è ‘illegale’ colpire o peggio far male e mettere ‘fuori combattimento’ un avversario (cosa che in guerra è sommamente ammesso). Morris, tuttavia, ammette che il pubblico potrebbe percepire i calciatori come moderni gladiatori, ma è appunto una percezione. Il rituale legato alla caccia è chiaro nel gioco. E’ poi vero che una partita di calcio (Honduras-El Salvador, spareggio di qualificazione al Mondiale di Messico del 1970) sia stata la miccia di un conflitto armato. Ma questa è un’altra storia.
Un pallone perfettamente sferico e liscio vola meglio
In termini fisici il pallone è un ‘corpo tozzo’ che dà forte resistenza all’aria. In termini aerodinamici non funziona come le ali di un aereo o le alette dei missili (o gli alettoni delle auto da corsa). Prima del Mondiale 2010 si sperimentò un pallone perfettamente liscio e si notò che risentiva di più dell’interferenza del vento e di altre forze devianti. Le piccole asperità che troviamo su ogni pallone generano turbolenze nell’aria che stabilizzano l’aerodinamica. Del resto, la pallina da golf, che rispetto a un pallone da calcio percorre una distanza maggiore, ha la superficie puntellata da numerosi crateri.
Anticipare la battuta di un rigore dà più possibilità di pararlo
E’ il dilemma del portiere. Gli studi numerici ci dicono che bisogna aspettare. Se si muove in anticipo (nei limiti della tolleranza di un arbitro, perché il regolamento è chiaro: il portiere è una statua di sale finché il pallone non si muove!) il portiere intercetta meno del 15% dei rigori. Aspettando di vedere la direzione arriva al 33%. L’obiezione ovvia è che così un tiro molto angolato è comunque imprendibile. Tuttavia, bisogna vedere fino a che punto un tiratore è disposto - o ha la freddezza, o se la sente - a metterla a fil di palo.
Dino Zoff è stato il giocatore più anziano a giocare un’edizione dei Mondiali
Errore scusabilissimo per chi ricorda gli azzurri dell’82 e il trionfo di Spagna. Il giocatore più anziano su un campo dei Mondiali è però, strano a dirsi, un attaccante. Roger Milla, che incrociò la strada dell’Italia proprio nel 1982, giocò all’età di 42 anni e 39 giorni nel Mondiale statunitense del 1994. Inoltre, segnando alla Russia il gol della bandiera del suo Camerun (sconfitto 6-1 nell’occasione), è anche il giocatore più anziano ad aver segnato ai Mondiali. Il capitano azzurro del 1982, però, si tiene stretto un record più prestigioso: a 40 anni e 133 giorni è il giocatore più anziano ad aver disputato una finale mondale e ad averla vinta!
Il pallone a esagoni e pentagoni bianchi e neri, tanto apprezzato dai telespettatori di tutto il mondo, è stato inventato poco prima dei Mondiali del 1970
Il mitico Telstar, pallone ufficiale di Mexico ’70, era composto da 12 pentagoni e 20 esagoni cuciti fra loro. Prodotto dall’Adidas, fece da modello base per i palloni da calcio fino a dopo il Mondiale de 2002, quando si cominciò a ricorrere ai pannelli ricurvi. Ma il concetto è antico di oltre duemila anni. L’icosaedro troncato, cioè la figura a 32 facce composta da poligoni regolari, è stato disegnato da Archimede nel III secolo a.C. E lo stesso Archimede aveva ripreso e perfezionato, cercando un solido che si avvicinasse il più possibile alla sfera attraverso poligoni regolari, le idee di Platone di un secolo prima. Il filosofo nel Timeo (360 a.C.) studiava i solidi regolari e, fra gli altri, aveva descritto l’icosaedro, formato da 20 triangoli equilateri. Archimede tagliò le cuspidi e ottenne un Telstar ante-litteram. Bastava gonfiarlo. Da notare che anche i più moderni palloni a pannelli ricurvi termosaldati si basano sui ‘palloni platonici’: il Teamgeist di Germania 2006, tanto caro nei nostri ricordi azzurri, è di base un ottaedro troncato.
Il portiere, un ruolo in cui si corre poco o niente
E’ vero che il n.1 corre meno degli altri giocatori in campo, ma se coprire dai 4 ai 6 km a partita vi sembra poco… Un uomo di movimento ne percorre fra gli 8 e i 13. E’ stato calcolato, inoltre, che l’estremo difensore compie circa un quarto dei suoi spostamenti muovendosi all’indietro, gesto che richiede un dispendio di energie maggiore rispetto alla classica corsa in avanti.
Il pallone accelera quando rimbalza su un terreno bagnato
La più classica delle ‘credenze’ si basa sulla nostra sorpresa. Il pallone semplicemente non rimbalza come ci aspettiamo e questo viene interpretato come un innaturale aumento della velocità. In pratica, il minor attrito con il terreno non rallenta la sfera quanto ci aspetteremmo. Il pallone (qualsiasi corpo non provvisto di motore) perde velocità a causa degli attriti (aria, acqua, terreno) man mano che procede nel suo moto. C’è una sola possibilità perché un corpo sferico guadagni velocità in seguito a un rimbalzo su un terreno: deve possedere una forte rotazione nel senso del moto e il terreno deve essere asciutto.
Il brasiliano Ronaldo è il capocannoniere dei Mondiali con 15 gol. Klose, che finora ne ha 14, potrebbe agguantarlo e scavalcarlo
Tutto vero. Però il francese Just Fontaine segnò i suoi 13 gol mondiali tutti in una sola edizione, Svezia 1958. E’ il limite più alto mai ottenuto in un singolo Mondiale (in totale sei partite). Ronaldo ha messo insieme i suoi gol in tre edizioni (il top è stato 8 nel 2002), come pure Klose, che ha una quarta partecipazione per migliorarsi.
Il fuorigioco esiste da quando è nato il calcio
Potevamo lasciare fuori la più contestata-vilipesa-idolatrata-amata-odiata regola del calcio? Sì, ma perché farlo? Dunque, la regola che impedisce all’attaccante di trovarsi, senza palla, fra i difendenti e la linea di fondo venne introdotta nel 1864, quando la neonata Football Association decise di mettere un po’ d’ordine nei regolamenti autoprodotti dai vari College (i più famosi quelli di Cambridge del 1848 e di Sheffield del 1857). Per la prima volta si penalizzavano i ‘lazy players’, ovvero quei pigroni che da decenni stazionavano nei pressi del portiere aspettando la palla buona da insaccare (o meglio, da mettere fra i pali: le reti arrivarono nel 1890…). Il gioco aveva subito l’evoluzione dal ‘dribble game’ (prendo la palla e scarto tutta la squadra avversaria) al ‘passing game’. I ‘rule makers’ britannici commisero però un clamoroso errore scrivendo che fra l’attaccante e la linea di fondo dovevano esserci ben quattro (portiere incluso) giocatori. Si resero conto del misfatto (forse per l’incremento di 0-0) e lo corressero nel 1866 portando a tre gli uomini fra attaccante e linea. La nuova svolta arrivò nel 1926 col fuorigioco portato a due uomini, che è la norma ancora in vigore (lo ricordiamo, incluso il portiere). Dagli anni ‘90 del secolo scorso in avanti si sono susseguite disposizioni su posizioni passive, ‘luce’ fra attaccante e difensore, allineamento e quant’altro. Che è la croce che pesa sui guardalinee. Per quanto riguarda la terminologia, off-side ha una derivazione militare: è la contrazione di ‘off the strenght of his side’ (al di fuori della forza del proprio schieramento). In questa situazione il soldato era privato di paga, vitto e alloggio finché non era reinserito nei ranghi ovvero ‘on the strength of his unit’. Per il calciatore restano paga, vitto e alloggio, basta astenersi dal partecipare al gioco.
Fonti: punto 2) Desmond Morris, ‘La tribù del calcio’ (‘The soccer tribe’), Mondadori, 1982; punti 3) 4) 7) 8) N. Ludwig, G. Guerrerio, ‘La scienza nel pallone’, Zanichelli 2011; punto 6) Marcus du Sautoy, ‘L’equazione da un milione di dollari’, Rizzoli 2010 e N. Ludwig, G. Guerrerio, ‘La scienza nel pallone’, Zanichelli 2011.