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ITINERARI

Due piedi e un obiettivo

Storia di un fotografo che si è fatto 1.200 chilometri a piedi attraversando l'Italia da nord a sud. Scattando istanti, luoghi, persone, emozioni. 

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Cartina tragitto
di Stefano Corso e Dario-Jacopo Laganà
Trovare nuove storie da raccontare non è mai facile per un fotoreporter, o meglio è facile, ma in tempo di crisi pochi sono disposti a sentire storie negative, né tanto meno a comprarle.

Marcello Fauci è un fotoreporter in cerca di ispirazione, in un momento di pausa della sua vita professionale, una mattina di aprile decide di andarsele a cercare queste storie, leggero e libero solo come colui che cammina può esserlo, tornando a casa.

Decide di attraversare l’Italia a piedi da Milano a Crotone, raccontando proprio questa Italia in tempo di crisi, ma lasciando che questa sia solo un sottofondo al suo viaggiare.

Più di 1200 chilometri in 40 giorni, una media di 30 chilometri al giorno attraversando paesi, città, sentendo gli accenti e il territorio cambiare sotto i suoi passi.

Marcello viaggia leggero, pochi effetti personali, la sua macchina fotografica e un diario di viaggio. Dorme chiedendo ospitalità, spiegando il suo viaggiare alle persone sorprese che incontra: ormai sono pochissimi quelli che camminano, non così tanto, non così a lungo.

Viaggiare a piedi è di per sé un viaggio interiore, un viaggio in cui la scoperta dei luoghi, delle persone, sono tutte una questione personale. E quando le energie finiscono, perché finiscono, ognuno nel viaggiare dovrà trovarne di nuove, mettendosi in discussione, cercando dentro, alleggerendosi di tutte le sovrastrutture sociali per essere quanto più leggeri possibile. E sebbene questo potrebbe far pensare al viaggiatore a piedi come un’eremita, solitario e schivo, il risultato che si ottiene è assolutamente il suo opposto.

Nel mestiere del fotografo il condividere non è una possibilità, ma forse il fine ultimo del suo agire. Rendere partecipi gli altri di quello che lo ha coinvolto, le persone che ha conosciuto, le situazioni in cui si è trovato, le fatiche che ha sopportato, le gioie e le scoperte inaspettate. Tutto. Perché il viaggiare a piedi è un viaggio nelle crepe del territorio, nei sassi, negli alberi in lontananza, dei piccoli traguardi giornalieri, del riposo, ma soprattutto delle ripartenze mattutine, delle periferie delle città attraversate con una velocità elefantiaca per arrivare infine in centri città super affollati.

In questo spostarsi da nord a sud forse ci si poteva aspettare più solitudini, più fatti piccoli, più storie ai bordi delle città, invece Marcello è riuscito a entrare anche dentro le città grandi, delle celebrazioni del 25 aprile, di ritratti a persone importanti, fino alla visita del Papa, così come ai passanti le cui storie non arriveranno mai all’orecchio di nessuno, ma che nelle sue foto si intuiscono, si percepiscono, con un vociare attento, un sussurrare che cerca.

​Il suo racconto di questi 40 giorni è un racconto visivo molto personale con la curiosità che solo un fotografo attento sa avere. Le sue foto sono un miscela di visi, situazioni, luoghi ed anche autoritratti. Perché si viaggia e si fotografa anche per scoprire sé stessi. Per capire chi siamo con l’aiuto di quello che abbiamo intorno e delle sorprese che incontri inaspettati, spesso riservano. Un passo dopo l’altro.