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ITALIA

19 luglio 1992

22 anni fa la strage di via d'Amelio, l'Italia ricorda Paolo Borsellino

Erano le 16 e 58 del 19 luglio di 22 anni fa quando un'autobomba nel centro di Palermo uccise il magistrato e 5 agenti della sua scorta. Una strage ancora oggi senza colpevoli

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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Ad oltre 20 anni di distanza dal giorno in cui Cosa Nostra uccise il giudice Paolo Borsellino, ad appena poche settimane di distanza dall’omicidio dell’amico e collega Giovanni Falcone, la strage di Via d’Amelio è ancora avvolta dal mistero. Depistaggi, pentiti taroccati, investigatori infedeli, servizi segreti hanno infatti inquinato la scena del delitto e, negli anni, i vari processi che si sono susseguiti. In attesa e nella speranza di arrivare a far luce su una delle pagine più buie della storia recente del nostro Paese, l’Italia ricorda il giudice assassinato con una serie di iniziative.

Le iniziative per ricordare
Il capo della Polizia di Stato, Alessandro Pansa, sarà oggi a Palermo, per commemorare Borsellino e gli uomini della sua scorta:  Emanuela Loi, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Pansa deporrà una corona di fiori al Reparto scorte della questura, che si trova all'interno della caserma Pietro Lungaro.
 
E a Palermo sarà anche il ministro dell’interno Angelino Alfano che, in mattinata, interverrà all’università in un’altra cerimonia di ricordo del magistrato ucciso dalla mafia.
 
In via D'Amelio alle 16 e 58 ci sarà un minuto di silenzio. Sarà presente il capo della polizia Alessandro Pansa. Si andrà avanti fino alla sera: previsti due spettacoli e una riflessione sulla trattativa Stato-mafia con Marco Travaglio, Rossella Guadagnini, Fabio Repici e Valentina Lodovini.
 
Non solo commemorazioni istituzionali però, dopo il consueto striscione "Paolo Vive" sarà un lungo tricolore di 25 metri quest'anno ad aprire la Fiaccolata che questa sera, sempre a Palermo, ricorderà Borsellino e gli agenti della scorta. La manifestazione partirà alle 20.30 da Piazza Vittorio Veneto e percorrerà via libertà e via Autonomia Siciliana per concludersi in via D'Amelio dove verrà deposto un tricolore e intonato l'inno nazionale. Le sigle che promuovono la tradizionale manifestazione sono: "Comunità '92" (coordinamento che unisce le varie anime della destra siciliana) e "Forum XIX Luglio" (cartello che raggruppa oltre quaranta tra associazioni e movimenti).

Una petizione on line su change.org poi, è stata rivolta al consiglio comunale di Siracusa e alla commissione toponomastica perché venga individuato in tempi celeri una strada o uno spazio significativo della città da intitolare e dedicare alle "Vittime della strage di via D'Amelio".
 
Anche la Rai ricorderà infine il magistrato siciliano con una programmazione ad hoc, in particolare sui canali Rai Cultura e Rai Storia che dedicheranno all’anniversario una seria di approfondimenti.
 
Ieri, nell'aula magna della Corte di Appello di Palermo, anche l'Associazione nazionale magistrati ha ricordato la strage con Manfredi Borsellino, figlio di Paolo. Presente anche il presidente nazionale dell'Anm, Rodolfo Sabelli: "Questi incontri dovrebbero essere un momento di riflessione seria e di assunzione di responsabilità. Una riflessione su quello che è accaduto per assumere degli impegni di responsabilità sul presente".

La strage
Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via d'Amelio, dove viveva sua madre. Lì, una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre del giudice, esplose al passaggio del magistrato uccidendo, oltre Borsellino, anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta.

Cinque giorni dopo, il 24 luglio, circa diecimila persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato; la moglie Agnese Borsellino accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre fu pronnunciata da Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che diresse l'ufficio di Falcone e Borsellino: "Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi".

Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, così come in un'intervista televisiva, Borsellino aveva parlato della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.

Antonino Caponnetto, che subito dopo la strage aveva detto, sconfortato, "Non c'è più speranza...", intervistato anni dopo da Gianni Minà ricordò che "Paolo aveva chiesto alla questura – già venti giorni prima dell'attentato – di disporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l'abitazione della madre. Ma la domanda era rimasta inevasa. Ancora oggi aspetto di sapere chi fosse il funzionario responsabile della sicurezza di Paolo, se si sia proceduto disciplinarmente nei suoi confronti e con quali conseguenze".