CULTURA
MAXXI di Roma
50 anni di emergenze raccontate da Medici Senza Frontiere e da Magnum Photo
Una mostra ripercorre questi 5 decenni di collaborazioni in cui MSF e Magnum sono stati testimoni diretti e "comunicatori" per l’opinione pubblica internazionale di crisi lontane dai riflettori dei media
Da 50 anni le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) e i fotografi Magnum si incontrano sulla linea del fronte, nelle calamità naturali e nelle emergenze umanitarie, raccontandole con la parola e la fotografia, seguendo sempre gli stessi principi di etica e indipendenza. Una mostra ripercorre questi 5 decenni di collaborazioni in cui MSF e Magnum sono stati testimoni diretti e "comunicatori" per l’opinione pubblica internazionale di crisi lontane dai riflettori dei media.

(@Thomas Dworzak - Sudan confine con il Tigray)
73 scatti di 15 fotografi - tra foto storiche d’archivio e quattro nuove produzioni - esposte al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma- raccontando le principali crisi umanitarie dal 1971 a oggi: dai conflitti in Afghanistan e Libano degli anni ‘70 e ‘80 al genocidio in Ruanda, dal massacro di Srebrenica al terremoto ad Haiti fino alle attuali rotte migratorie in Messico, Grecia e nel mar Mediterraneo, sottolineando l’importanza della testimonianza, “guardando oltre” ogni ostacolo e indifferenza.

(@Lorenzo Meloni - Mosul)
Tra i grandi fotografi Magnum coinvolti anche gli italiani Paolo Pellegrin con le sue foto sull’accesso alle terapie per l’HIV negli anni ‘90, l’emergenza in Darfur del 2003, il terremoto di Haiti del 2010, le attività di SAR nel Mediterraneo e Lorenzo Meloni con il suo racconto sulla battaglia di Mosul nel 2017.
“Siamo nati da un gruppo di medici e giornalisti e per questo ogni giorno i 65.000 operatori umanitari di MSF non solo offrono cure mediche, ma sono anche testimoni delle sofferenze di popolazioni che vivono nel silenzio e nell’indifferenza” dichiara Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di MSF “In questi 50 anni i fotografi Magnum hanno raccontato i contesti difficili in cui operiamo, testimoniando la forza e la resilienza delle persone, riportandole poi al pubblico internazionale. Questa mostra racconta proprio questo impegno che da sempre ci accomuna: dare voce a chi non ne ha.”
Claudia Lodesani- infettivologa e Presidente di MSF
Le foto di archivio Magnum sono un lungo tra i principali fatti storici degli ultimi 50 anni: gli scatti di Raymond Depardon - il primo a documentare l’azione di MSF in Ciad nel 1977 – che raccontano i conflitti in Libano del ’76 e in Afghanistan nel ‘79, quando le équipe di MSF attraverso il Pakistan trasportarono medicinali e attrezzature a cavallo, allestendo piccoli ospedali tra le montagne afgane. “Non c'era altro posto dove farsi curare, i nostri centri erano oasi in mezzo a deserti d'indifferenza. Ricevevamo quasi 3.000 persone al mese, dalla mattina alla sera” ricorda Juliette Fournot, allora capo missione di MSF in Afghanistan.
L’obiettivo di Gilles Peress ha raccontato l’impotenza di fronte al genocidio in Ruanda, quando tra l'aprile e il luglio 1994 vennero uccise quasi un milione di persone e per la prima volta MSF lanciò un allarme all’Assemblea Generale dell'ONU. “Bisognava rompere completamente con la neutralità umanitaria e affermare quanto fosse necessario intervenire militarmente contro gli autori di quelle atrocità” sottolinea Jean-Hervé Bradol, coordinatore di progetto per MSF in Ruanda.

(@Gill Peress - Rwanda)
"Quando scatto queste foto, sono fuori di me. Siamo stati testimoni, sapevamo cosa sarebbe successo. Prendere in mano la macchina fotografica significa almeno confrontarmi con questa responsabilità: non voglio far finta di niente" scrive Gilles Peress in Les Tombes sul massacro di Srebrenica.

(@Thomas Dworzak - Sudan confine con il Tigray)
73 scatti di 15 fotografi - tra foto storiche d’archivio e quattro nuove produzioni - esposte al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma- raccontando le principali crisi umanitarie dal 1971 a oggi: dai conflitti in Afghanistan e Libano degli anni ‘70 e ‘80 al genocidio in Ruanda, dal massacro di Srebrenica al terremoto ad Haiti fino alle attuali rotte migratorie in Messico, Grecia e nel mar Mediterraneo, sottolineando l’importanza della testimonianza, “guardando oltre” ogni ostacolo e indifferenza.

(@Lorenzo Meloni - Mosul)
Tra i grandi fotografi Magnum coinvolti anche gli italiani Paolo Pellegrin con le sue foto sull’accesso alle terapie per l’HIV negli anni ‘90, l’emergenza in Darfur del 2003, il terremoto di Haiti del 2010, le attività di SAR nel Mediterraneo e Lorenzo Meloni con il suo racconto sulla battaglia di Mosul nel 2017.
“Siamo nati da un gruppo di medici e giornalisti e per questo ogni giorno i 65.000 operatori umanitari di MSF non solo offrono cure mediche, ma sono anche testimoni delle sofferenze di popolazioni che vivono nel silenzio e nell’indifferenza” dichiara Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di MSF “In questi 50 anni i fotografi Magnum hanno raccontato i contesti difficili in cui operiamo, testimoniando la forza e la resilienza delle persone, riportandole poi al pubblico internazionale. Questa mostra racconta proprio questo impegno che da sempre ci accomuna: dare voce a chi non ne ha.”
Claudia Lodesani- infettivologa e Presidente di MSF
Le foto di archivio Magnum sono un lungo tra i principali fatti storici degli ultimi 50 anni: gli scatti di Raymond Depardon - il primo a documentare l’azione di MSF in Ciad nel 1977 – che raccontano i conflitti in Libano del ’76 e in Afghanistan nel ‘79, quando le équipe di MSF attraverso il Pakistan trasportarono medicinali e attrezzature a cavallo, allestendo piccoli ospedali tra le montagne afgane. “Non c'era altro posto dove farsi curare, i nostri centri erano oasi in mezzo a deserti d'indifferenza. Ricevevamo quasi 3.000 persone al mese, dalla mattina alla sera” ricorda Juliette Fournot, allora capo missione di MSF in Afghanistan.
L’obiettivo di Gilles Peress ha raccontato l’impotenza di fronte al genocidio in Ruanda, quando tra l'aprile e il luglio 1994 vennero uccise quasi un milione di persone e per la prima volta MSF lanciò un allarme all’Assemblea Generale dell'ONU. “Bisognava rompere completamente con la neutralità umanitaria e affermare quanto fosse necessario intervenire militarmente contro gli autori di quelle atrocità” sottolinea Jean-Hervé Bradol, coordinatore di progetto per MSF in Ruanda.
(@Gill Peress - Rwanda)
"Quando scatto queste foto, sono fuori di me. Siamo stati testimoni, sapevamo cosa sarebbe successo. Prendere in mano la macchina fotografica significa almeno confrontarmi con questa responsabilità: non voglio far finta di niente" scrive Gilles Peress in Les Tombes sul massacro di Srebrenica.