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TECH

La 'guerra fredda' per le reti ultraveloci

5G, rapporto ufficiale britannico mette in dubbio sicurezza di Huawei

Severo avvertimento sui rischi per la sicurezza posti dal colosso cinese delle telecomunicazioni. E, secondo il Financial Times, "solleva nuove domande sul futuro coinvolgimento di Huawei nei sistemi 5G", in sperimentazione nel Regno Unito. Dagli Usa il ministro Di Maio rassicura: se rischi cyber ci sarà il blocco ma non preventivo
 

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Il Governo britannico ha messo in dubbio la sicurezza delle apparecchiature di telecomunicazione di Huawei: un rapporto solleva problemi "significativi", in grado di avviare una possibile una battuta d'arresto nell’adozione della tecnologia prodotta dall’azienda cinese per le reti 5G nel Regno Unito.
 
Il Consiglio di sorveglianza, l'autorità britannica incaricata di monitorare i prodotti forniti da Huawei, afferma in un rapporto alla ‘National Security Adviser of the United Kingdom’, di poter  dare "solo una garanzia limitata che i rischi per la sicurezza a lungo termine possano essere gestiti nelle apparecchiature Huawei attualmente installate nel Regno Unito".
 
Si tratta di uno degli avvertimenti più severi sui rischi per la sicurezza posti dal colosso cinese delle telecomunicazioni. E, secondo il Financial Times, "solleva nuove domande sul futuro coinvolgimento di Huawei nei sistemi 5G", in sperimentazione nel Regno Unito.
 
Nel rapporto di 46 pagine, il Consiglio di sorveglianza non arriva a chiedere esplicitamente un divieto per le apparecchiature 5G dell'azienda e Huawei aveva già assicurato che spenderà 2 miliardi di sterline per far fronte alle preoccupazioni sollevate tempo fa dall'autorità britannica. Tuttavia, secondo il quotidiano finanziario, il rapporto pone seri dubbi sulla capacità dell'azienda di risolvere i problemi.
 
Di Maio: blocco in caso di rischi
"Il 5G è un'infrastruttura strategica: se avvertiamo rischi dobbiamo avere una normativa che ci consente di bloccare qualsiasi azienda". Il vicepremier Luigi Di Maio, da New York, aveva rassicurato gli alleati americani che hanno da tempo lanciato avvertimenti all'italia e a tutta l'Europa sui rischi dell'ingresso delle aziende cinesi (in particolare Huawei e Zte) nelle infrastrutture per comunicazioni mobili di quinta generazione, in arrivo dal 2019 già in alcuni Paesi. In italia l'asta per le frequenza 5G, ha ricordato Di Maio, è avvenuta secondo "principi di mercato e tutto sarà gestito con bandi pubblici e gare; se il monitoraggio cyber indicherà rischi, il governo è pronto a ricorrere al blocco, che non sarà però preventivo".

Né con Washington né con Pechino
L'Unione europea ha comunicato una serie di raccomandazioni ai paesi membri sul tema, non chiedendo però la messa al bando di Huawei come avrebbero voluto gli Stati Uniti. Gli stati membri dovranno "completare una valutazione nazionale del rischio delle reti 5G entro la fine di giugno 2019" e "su questa base aggiornare i requisiti di sicurezza esistenti per i fornitori" con "obblighi rafforzati" e di cui vanno valutati "rischi tecnici e rischi legati al comportamento", anche "per quelli di paesi terzi", recita il documento Ue.

Soro: rapporti occidente-oriente pesano
ll Garante per la privacy, Antonello Soro, sentito dal Copasir, ha espresso "preoccupazione per la presenza delle aziende cinesi in questo settore strategico, con i flussi informativi che inevitabilmente ne conseguono". Secondo il Garante,  "i rapporti commerciali tra occidente e oriente non possono più prescindere oggi da una cornice di garanzie adeguate, soprattutto sotto il profilo privacy, sulla scia di riforme quali quelle che hanno consentito la conclusione del Privacy shield con gli Stati Uniti o dell'accordo con il Giappone per lo scambio dei dati". Il Copasir sta svolgendo una serie di audizioni per approfondire il tema dei rischi di cybersecurity e all'affidamento di infrastrutture 5G ai colossi delle Tlc cinesi come Zte e Huawei.