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MONDO

"Papa Francesco e il messaggio sempre attuale dell'enciclica Laudato sì"

Intervista a Franca Giansoldati, autrice del libro: “L’alfabeto verde di papa Francesco”

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di Roberto Montoya


La cura del creato è un argomento di grande attualità. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Si’ di Papa Francesco, un documento che ha molto impressionato i leader mondiali e che ha avuto ripercussioni anche in campo politico, a livello internazionale, riaffermando che difendere l’ambiente non è sufficiente se contemporaneamente non si mette al centro la dignità dell’essere umano.

Francesco sollecita ognuno di noi alla “conversione integrale”. La terra è dimora dell’uomo, in cui non è un intruso, ma l’unica presenza consapevole e perciò responsabile. L’uomo è chiamato a fare buon uso del suo sapere e potere. Quindi, se una delle parti si degrada, l’altra parte ne risente di conseguenza. È tutto interconnesso.

La crisi globale della pandemia, nel tentativo di trovare una nuova normalità, ha posto un nuovo modo di vivere per credenti e non, che ha un imperativo: occuparsi urgentemente della cura della casa comune. Un impegno che va dall’inquinamento dei rifiuti al surriscaldamento globale, dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse, ai mutamenti climatici, all’acqua come un diritto essenziale per tutti, al debito ecologico del Nord verso il Sud, infine alla cultura dello scarto. È una terra ferita, danneggiata anche da un’economia che persegue solo il profitto a discapito di intere popolazioni. Ci interroga su che tipo di mondo vogliamo lasciare alle nuove generazioni.

“Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sani in un mondo malato” esorta Papa Francesco nella preghiera mondiale del 27 marzo a San Pietro, in una piazza vuota, invocando la fine della pandemia. Il vescovo di Roma smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. La nuova ecologia è farsi carico gli uni degli altri.
 
La Laudato Si’ non è un catalogo prestabilito di soluzioni da offrire o da imporre. Fa il punto della situazione in maniera concreta sulle incombenze del nostro pianeta. Nell’Enciclica la sfida ambientale è indissolubile da quella educativa. La persona deve imparare, fin dai primi anni di vita, a crescere nella consapevolezza delle proprie responsabilità. Questo significa che l’agire deve essere sostenibile dal punto di vista ecologico e solidale, a cominciare in primo luogo dalla famiglia.
 
L’Alfabeto verde di Papa Francesco ci mette in guardia. Siamo ancora in tempo per invertire la corsa verso il baratro. Ma serve una rivoluzione dal basso, che parte dalle scelte quotidiane: dal momento in cui si va a fare la spesa, agli investimenti dei nostri risparmi, alla cordialità nel rapporto con il nostro prossimo. È tempo che i cristiani inizino davvero a fare rete, a pensare in modo collettivo, con la consapevolezza che qualsiasi scelta, anche la più piccola, fa la differenza.



Abbiamo incontrato Franca Giansoldati, giornalista vaticanista del quotidiano romano Il Messaggero, e autrice del libro: “L’alfabeto verde di papa Francesco”.
 
Sembra non esserci un piano B per la sopravvivenza del pianeta e della specie umana. Quindi, a cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Si’, il messaggio di papa Francesco rimane attuale?
Questa è la grande questione. La Laudato Si’ dimostra di essere quasi visionaria e illuminante, più che mai dopo quello che abbiamo vissuto con il Coronavirus. L’enciclica ci dà un sentiero, chiede a tutte le persone di buona volontà di aprire gli occhi e di osservare quello che sta accadendo a noi e al pianeta. Inoltre, ci interroga su che tipo di futuro possiamo dare ai nostri figli. La rivoluzione che ci chiede Francesco è ricominciare ripartendo dal basso, avere comportamenti virtuosi da mettere in pratica nella quotidianità, comprendere che le risorse che abbiamo a disposizione non sono infinite. In questi ultimi 20 anni abbiamo assistito a dibattiti scientifici e politici sull’ambiente con delle grossissime difficoltà. La COP26 è finita male, è stata un flop, non si riesce a trovare una composizione.
 
Alla luce di questo discorso come dobbiamo ripartire dopo la pandemia?
La pandemia ci ha costretto ad aprire gli occhi, molto probabilmente farà da volano, farà crescere a vari livelli la consapevolezza del problema dell’ambiente che non ha un colore politico, e non può essere affrontato tantomeno come un’ideologia. Papa Francesco nell’enciclica toglie dalla gabbia ideologica il tema dell’ambiente e sottolinea che i problemi complessi necessitano di risposte complesse, ma questo può avvenire nella misura in cui si adotterà un nuovo tipo di approccio.
 
Papa Francesco ricorda che le conseguenze di alcune decisioni economiche, in una certa regione del mondo, finiscono sempre per avere ripercussioni sulla parte opposta del pianeta, e viceversa. Dopo la pandemia cosa possono fare in concreto gli organismi mondiali?
Gli organismi mondiali purtroppo da un po' di tempo a questa parte sono quasi paralizzati. La pandemia ci ha fatto riflettere. Ogni sistema economico, senza un sistema sanitario efficacie, crolla. È bastato un virus per mandare in tilt tanti sistemi economici. Francesco ricorda che non è possibile avere un sistema sociale economico che non abbia cura o metta al primo posto l’essere umano. L’enciclica verde ha messo a fuoco una questione che la pandemia ha reso evidente. Nessun sistema economico può dirsi al sicuro se non si cura della salute dei suoi cittadini. Questo discorso vale per tutti i paesi del mondo. Alla base c’è un’interdipendenza economica globale di cui nessuno stato può fare a meno.
 
L’Enciclica usa termini come “armonia” e “vita equilibrata”. Da dove possiamo partire nella nostra vita quotidiana, per invertire la rotta dei nostri stili di vita?
Pensare che una tua azione abbia una ripercussione dall’altra parte della terra, sembrerebbe assurdo, ma invece non lo è. Per esempio, con il consumo della plastica abbiamo invaso e contaminato altri oceani in diverse parti del mondo, entrando nelle catene alimentari. L’alta concentrazione delle plastiche ha aumentato il riscaldamento globale. Quindi, dobbiamo cambiare il nostro stile di vita: ci vogliono comportamenti virtuosi, che sveglino la nostra coscienza, e che rimettano al centro l’equilibrio tra uomo e ambiente. Noi per molti anni abbiamo trascurato questo equilibro con l’ambiente perché abbiamo sempre immaginato che nulla potesse essere alterato. Ma oggi l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle, e abbiamo visto che non è cosi.
 


Nella lettura del libro mi ha colpito molto il suo concetto di felicità. In pratica bisogna trovare lo scopo quotidiano del proprio vivere, che non è necessariamente il lavoro o il guadagno. Allora si è più felici quando si hanno più soldi o quando si hanno più amici?
C’è stata una ricerca da Harward, durata più di 30 anni, in cui i ricercatori hanno provato a valutare l’impatto di vari fattori nella vita di ognuna delle persone prese in esame come campione. Alla fine si è arrivati alla conclusione che le persone che avevano una relazione stabile, in famiglia, positive, ricche di amici, parenti, e gentili con il prossimo, erano quelle che sostanzialmente erano più soddisfatte e che mostravano anche una salute migliore. L’uomo nell’epoca industriale ha un po' perso la dimensione spirituale. Si tende molto a previlegiare le relazioni, ma si tende anche a scartare quella che può essere la spiritualità. Quella della verticalità è una ricerca che non solo riguarda la religione cristiana, ma anche altre religioni e altre filosofie. La felicità è un’armonia tra l’interno e l’esterno, è un essere in pace con il mondo. La felicità è credere in un Dio per chi ha il dono della fede, e per chi non lo ha è provare ad avere felicità nel donare agli altri. C’è questa ricerca legata alla spiritualità che spesso viene accantonata, e che a volte è anche all’origine di individualismo, infelicità e depressione. Come diceva San Tomasso D’Aquino: “Camminare con i piedi per terra dando uno sguardo al cielo”.

Papa Francesco ha insistito tanto – anche con noi giornalisti – a non liquidare questo documento con una definizione limitata, un’“enciclica verde”. C’è un errore di interpretazione?
No. Molto spesso la si chiama enciclica “verde” per semplificare, sintetizzare e per fare arrivare subito il messaggio anche a chi non è cattolico. Però sappiamo bene che la Laudato Si’ va oltre il tema dell’ambiente e mette a fuoco problemi sociali molto profondi. È un tema così impegnativo e delicato che è stato affrontato già da altri papi in passato, come Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; i tempi evidentemente non erano ancora maturi. Con il progresso della scienza e contemporaneamente con l’aumento delle riflessioni all’interno della Chiesa sull’argomento, si è stabilito che i cambiamenti climatici erano causati dalla mano dell’uomo. Con papa Francesco si è arrivati ad un orizzonte scientifico abbastanza omogeneo, e alla certezza che la mano dell’uomo, e l’uso improprio delle risorse, producevano e producono ad oggi forti cambiamenti climatici.

Le tematiche poste da papa Francesco e dalla Chiesa sono straordinariamente all’avanguardia. Qual è ancora lo zoccolo duro nel nostro paese che sta impedendo di ripartire dopo questa pandemia?
Io penso che dopo il Covid-19 ci sarà un forte interesse sul tema. Prima, era una cosa addirittura autoreferenziale. I temi legati all’ambiente stanno diventando molto popolari, sono entrati nelle case degli italiani con maggiore forza. La pandemia ci ha fatto capire che siamo interdipendenti, che se in Cina scoppia un’epidemia ne risente il resto del pianeta. Ciò che è successo non è la caduta improvvisa di un meteorite dal cielo; sono anni che i virologi sottolineano che di virus ce ne saranno altri e che veicolano anche a causa dello sfruttamento e del disboscamento. L’uomo non rispetta l’ambiente in cui vive e altera sostanzialmente gli equilibri naturali. Sono ottimista, ma nel contempo vedo che dopo la pandemia c’è una maggiore partecipazione delle persone alla cura dell’ambiente, se ne parla di più e sicuramente ci saranno più spazi in tutti gli ambiti della vita quotidiana dedicati ai temi della Laudato Si’.