ECONOMIA
Nodo banche
Abi: pronti a tavolo con governo e sindacati per fondare un nuovo patto sociale
Sindacati dei bancari sul piede di guerra dopo le dichiarazioni del premier Renzi. Per l'Abi è giunto il momento di rifondare un Patto per il Paese, che inizi dalle persone per il benessere di tutti

L'Abi "è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese, di continuare sempre più a operare per il bene comune ". Questo è quanto ha dichiarato da Eliano Omar Lodesani, presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro (Casl) dell'Associazione Bancaria Italiana che getta acqua sul fuoco nella controversia accesasi tra i sindacati dei bancari e il premier Matteo Renzi.
A Cernobbio, dove è in corso il Forum Ambrosetti, divampa la polemica dopo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nelle scorse ore, aveva parlato della necessità di tagliare le filiali bancarie, dimezzando i dipendenti nei prossimi 10 anni ritenendo necessaria una ristrutturazione del comparto bancario passando anche attraverso la riduzione del personale. Immediata la risposta dei sindacati dei bancari che si son detti pronti allo sciopero generale preoccupati per i ventilati licenziamenti, riconoscendo la necessità di cambiare modello di banca ma mettendo in evidenza che negli ultimi 15 anni sono stati persi 60 mila posti di lavoro nel settore e che da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila bancari. Per Gian Maria Gros Pietro, Presidente di Intesa San Paolo il dimezzamento dei bancari è un' ipotesi molto forte.
La proposta dei sindacati dei bancari
I sindacati ad agosto hanno proposto al Governo di permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta tutte le banche avrebbero a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere il problema degli esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà.
Per bocca dell'Associazione Bancaria Italiana, tramite Lodesani: "Di ristrutturazione delle banche italiane, così come di quelle del resto di Europa si parla da numerosi lustri. Come in qualsiasi industria di altro tipo - ha spiegato - di fronte al continuo cambiamento dei mercati, si cerca di trovare i modelli evolutivi più adeguati ". Per Lodesani "le banche italiane sono la più grande rete retail del nostro Paese, che avevano a fine dello scorso anno 30.000 filiali e circa 300.000 persone impegnate ad accompagnare la crescita e il cambiamento dell'Italia ". "Nessuno in Abi ha mai negato la necessità di cambiamenti - ha proseguito Lodesani - sul cosa fare tutte le parti sono più o meno d'accordo. Sul come fare la situazione è più complessa anche perché le banche sono tutte diverse e in concorrenza fra loro. Ad esempio circa i modelli commerciali e di servizio (quelli che possono influenzare maggiormente anche i modelli occupazionali) i punti di vista - ha detto ancora - sono necessariamente diversi, perché ogni singola banca ha il diritto di sviluppare quello che reputa più adeguato al proprio futuro. In questo anche le organizzazioni sindacali hanno da sempre dato un contributo dialettico importante. E' giunto il momento di rifondare un Patto per il Paese, che inizi dalle persone per il benessere di tutti ".
A Cernobbio, dove è in corso il Forum Ambrosetti, divampa la polemica dopo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nelle scorse ore, aveva parlato della necessità di tagliare le filiali bancarie, dimezzando i dipendenti nei prossimi 10 anni ritenendo necessaria una ristrutturazione del comparto bancario passando anche attraverso la riduzione del personale. Immediata la risposta dei sindacati dei bancari che si son detti pronti allo sciopero generale preoccupati per i ventilati licenziamenti, riconoscendo la necessità di cambiare modello di banca ma mettendo in evidenza che negli ultimi 15 anni sono stati persi 60 mila posti di lavoro nel settore e che da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila bancari. Per Gian Maria Gros Pietro, Presidente di Intesa San Paolo il dimezzamento dei bancari è un' ipotesi molto forte.
La proposta dei sindacati dei bancari
I sindacati ad agosto hanno proposto al Governo di permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta tutte le banche avrebbero a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere il problema degli esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà.
Per bocca dell'Associazione Bancaria Italiana, tramite Lodesani: "Di ristrutturazione delle banche italiane, così come di quelle del resto di Europa si parla da numerosi lustri. Come in qualsiasi industria di altro tipo - ha spiegato - di fronte al continuo cambiamento dei mercati, si cerca di trovare i modelli evolutivi più adeguati ". Per Lodesani "le banche italiane sono la più grande rete retail del nostro Paese, che avevano a fine dello scorso anno 30.000 filiali e circa 300.000 persone impegnate ad accompagnare la crescita e il cambiamento dell'Italia ". "Nessuno in Abi ha mai negato la necessità di cambiamenti - ha proseguito Lodesani - sul cosa fare tutte le parti sono più o meno d'accordo. Sul come fare la situazione è più complessa anche perché le banche sono tutte diverse e in concorrenza fra loro. Ad esempio circa i modelli commerciali e di servizio (quelli che possono influenzare maggiormente anche i modelli occupazionali) i punti di vista - ha detto ancora - sono necessariamente diversi, perché ogni singola banca ha il diritto di sviluppare quello che reputa più adeguato al proprio futuro. In questo anche le organizzazioni sindacali hanno da sempre dato un contributo dialettico importante. E' giunto il momento di rifondare un Patto per il Paese, che inizi dalle persone per il benessere di tutti ".