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ITALIA

Incidente in provincia dell'Aquila

Esplode fabbrica fuochi a Tagliacozzo: "Sembrava un terremoto". Due morti e un corpo da recuperare

Due cadaveri carbonizzati sono stati recuperati. Il corpo di una terza persona individuato sotto le macerie. Diversi i feriti. Nella notte la pioggi è caduta sulle macerie. In Comune la riunione per coordinare le operazioni

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Tagliacozzo
​"Sembrava un terremoto", dicono tutti. Era un "finimondo. Quando abbiamo visto il fumo abbiamo capito". Dopo che appena un anno fa una fabbrica di fuochi d'artificio era esplosa a Città Sant'Angelo (Pescara), una nuova tragedia ha colpito l'Abruzzo, dove una ditta di fuochi pirotecnici è scoppiata a Tagliacozzo (L'Aquila). Poco prima delle 14, la casamatta della ditta Paolelli in località San Donato è stata sventrata dal fuoco. Vittima dell'ennesima tragedia del lavoro, il figlio del titolare, Valerio Paolelli, e un operaio: i due cadaveri carbonizzati sono stati recuperati dai soccorritori mentre il corpo di una terza persona è stato individuato sotto le macerie.

La famiglia Paolelli
La sorella di Valerio Paolelli, una delle vittime e figlio del titolare, è riuscita a trattenere il fratello maggiore Armando che, subito dopo il primo scoppio, voleva andare a salvare chi era rimasto sotto le macerie: Sabrina ha fermato il fratello, che così si è salvato. Lo scorso anno, a Città Sant'Angelo, invece, nessuno riuscì a impedire ad Alessio di gettarsi, morendo ucciso da un'ennesima esplosione.  

Le ricerche e la pioggia
Le ricerche erano state interrotte nella serata di ieri per motivi di sicurezza, anche perché l'area ancora calda continuava a registrare piccole esplosioni. Poi è arrivata la pioggia notturna a coprire le macerie della fabbrica. Oggi riprendono le operazioni sull'area dell'esplosione. In Comune si tiene una riunione fra tutte le forze di soccorso. Gli artificieri devono capire se tra le sostanze sparse sul terreno ce ne siano anche alcune particolarmente pericolose per l'innesco con l'umidità. Da Siena è  anche arrivato il perito nominato dalla procura di Avezzano, il maggiore dei paracadutisti Paride Minervini.  

Il cordoglio di Napolitano
Cordoglio e "profonda tristezza" sono state espresse dal presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, al sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa.  

Il racconto dei testimoni e del sindaco 
La tragedia è avvenuta alle ore 13,30 di ieri. C'è stata una prima splosione terrificante. Nel giro di un quarto d'ora, si sono succeduti diversi altri scoppi (almeno tre) mentre i residenti dei comuni limitrofi hanno riferito di finestre andate in frantumi, di energia elettrica saltata e di impressione che la terra avesse tremato, "come per un terremoto"

Ieri il primo ad arrivare sul posto è stato proprio il sindaco insieme ai carabinieri. "Ero appena entrato a casa - ha raccontato il sindaco - Poi il primo scoppio. Quindi la corsa. Sono stato il primo ad arrivare insieme ai carabinieri, ho visto e sentito il terzo botto sul posto: sembrava un terremoto, seguito da una grossa fumata bianca come quella di una bomba atomica".    

Il ritrovamento dei cadaveri
Dopo circa due ore dalla prima esplosione è stato ritrovato il primo corpo, carbonizzato. Poi, intorno alle 16,00, il secondo cadavere. Quindi la fascia di sicurezza di 500 metri tutto intorno per consentire la bonifica. La ricerca del disperso, comunque individuato, è stata interrotta per evitare il rischio di altre esplosioni fatali. I feriti risultano quattro. Tre sono ricorsi alle cure dei medici dell'ospedale di Avezzano, l'algerino Kedhia Sofiane, il catanese Aurelio Chiariello e il napoletano Onofrio Pasquariello.

I periti devono capire cosa è successo
Sul posto ieri anche il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso che chiede "controlli serrati" dopo i due incidenti in un anno. È comunque ancora presto per capire cosa sia successo. All'opera i carabinieri dell'Aquila guidati dalla Procura di Avezzano. Spetterà ai periti capire quale sia stata la causa che ha provocato la tragedia.

L'azienda Paolelli
La Marsica è storicamente terra di fabbriche di fuochi di artificio e se incidenti nel passato anche gravi, con altri morti, non sono mancati, quella dei Paolelli era considerata un'azienda modello. Ecco perché dal titolare, Sergio, agli altri sopravvissuti, benché tutti sotto choc, il ritornello  è lo stesso: "Non riusciamo a capire cosa sia successo", continuano a ripetere tra pianti e singhiozzi. Sergio, in preda a un vero e autentico choc, continuava a ripetere "Dio mio, Dio mio", gettato in un angolo per terra.