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SALUTE

Addio a Gianni Bonadonna, padre della chemioterapia

Assieme a Umberto Veronesi e Silvio Monfardini, furono i rivoluzionari precursori di una nuova strategia di attacco al cancro, in tempi in cui era un male incurabile

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Se ne è andato un grande della medicina italiana e non solo, da tutti riconosciuto come il padre della chemioterapia, in tempi - erano gli anni 70- in cui contro il tumore esisteva solo l'approccio chirurgico demolitivo, che ovviamente riusciva a strappare alla malattia un numero non significativo di malati. La maggior parte, dopo la diagnosi del "male incurabile" erano destinati ad una sentenza di morte, più che ad una diagnosi con possibilità di cura.

Gianni Bonadonna era nato a Milano nel 1934, laureato in Medicina e Chirurgia nel 1959. Tra il 1961 ed il '64 fece un tirocinio al Memorial Sloang Kettering Cancer Center di New York, nel 1976 divenne Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, dove assieme a colleghi che hanno fatto la storia della oncologia, tra tutti il prof. Veronesi, mise a punto il primo protocollo chemioterapico, a base di adriamicina, sperimentata in seguito in combinazione con altri principi attivi ancor oggi utilizzati, come la bleomicina e l'epirubicina. Sulla malattia di Hodgkin, a distanza di 40 anni, la sua combinazione di farmaci nota come ABVD (adriamicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina), è ancora considerata "gold standard", la prima scelta nelle cure.

La medicina ricorderà il professor Bonadonna per queste intuizioni, per le 550 pubblicazioni scientifiche, ma anche per essere stato il primo ad introdurre in Italia la metodologia degli studi clinici controllati in oncologia medica.

Per le sue ricerche sull'Hodgkin, il Comitato dell’International Symposium on Hodgkin’s Disease di Colonia (Germania) ha istituito la ‘Gianni Bonadonna Hodgkin’s Disease Lecture’ un premio prestigioso per ricercatori che lavorano in questo campo. Un altro importante riconoscimento internazionale per gli studi sulla chemioterapia pre e post operatoria, è il 'Gianni Bonadonna Breast Cancer Award and Lecture’ istituito nel 2007 dalla American Society of Clinical Oncology ha istitutito nel 2007: il primo studio clinico per valutare l'efficacia della combinazione CMF (ciclofosfamide, methotrexate e fluorouracile) quale trattamento postoperatorio adiuvante nei carcinomi mammari ad alto rischio di ripresa di malattia risale al 1973, in questi anni ha dimistrato di ridurre significativamente il tasso di mortalità per carcinoma mammario, è una terapia ancor oggi applicata.

Fondatore e Presidente della "Fondazione Michelangelo, organizzazione no profit per l'avanzamento dello studio e della cura dei tumori" i cui scopi principali sono di favorire la cooperazione, nazionale e internazionale, per la conduzione di studi clinici e ricerche biologiche correlate che contribuiscano sia alla migliore caratterizzazione dell'ambito nel quale applicare nuove terapie, sia all'interpretazione dei risultati ottenuti per programmare nuove e innovative applicazioni terapeutiche, sia l'educazione permanete dei medici in campo oncologico, il prof. Bonadonna ha ricevuto varie onorificenze nazionali ed internazionali, tra le quali il premio "Richard and Hinda Rosenthal Foundation" nel 1982; il premio "David Karnofsky" dell’American Society of Clinical Oncology nel 1989; la "Medal of Honor" dell'American Cancer Society (1991); il premio "Steiner" nel 1992, il premio "Bristol-Myers Squibb", il premio "General Motors" e l'"Ambrogino d'oro" del Comune di Milano nel 1993; il "Clinical Research Award" della Federation of European Cancer Societies nel 1995; nel 1999 il "Distinguished Service Award for Scientific Achievement" dell'American Society of Clinical Oncology e il "Breast Cancer Award" dell'Istituto Europeo di Oncologia, nel 2003 il ‘1st St. Gallen Golden Cancer Award’ e il ‘II Premio Internacional de Oncología Duque de Badajoz della Fundacion para la Investigación y Formación en Oncología’.