ITALIA
Fermo
Addio a Mario Dondero, uno dei più grandi fotografi italiani
Nato a Milano nel 1928, ma di origini liguri, era considerato una delle più originali figure del fotogiornalismo contemporaneo

Aveva fotografato letteralmente di tutto con la sua fedele Leica Mario Dondero, morto a Fermo, dove viveva da tempo, ad 87 anni. Ha immortalato scrittori, ma è stato anche sui fronti di guerra con intensi reportage e anche la gente comune, senza disdegnare di registrare le immagini del battesimo della figlia di amici.
Nato a Milano nel 1928, ma di origini liguri, era considerato una delle più originali figure del fotogiornalismo contemporaneo. Partigiano in Val d'Ossola, poi giornalista e fotografo, aveva collaborato all'inizio degli anni Cinquanta con una serie di quotidiani e periodici. A Milano era legato al cosiddetto gruppo dei "Giamaicani", i frequentatori del bar Giamaica. Poi il trasferimento in Francia dove ha scattato una delle sue foto più celebri: il gruppo degli scrittori del Nouveau Roman, a Parigi nell'ottobre del 1959 davanti alla sede dell'Editions de Minuit. Davanti al suo obiettivo Nathalie Sarraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier.
Impegnato politicamente e civilmente e sempre mosso da un'estrema curiosità, si era mosso anche sui fronti di guerra, a Kabul, in Africa (Marocco e Algeria), aveva fotografato anche la Sorbona occupata dagli studenti. Fra i tanti reportage anche uno sui nuovi italiani, stranieri che avevano trovato fortuna e integrazione nel nostro paese, dal medico, all'insegnante di danza, dall'artigiano, alla studentessa.
Da anni viveva a Fermo, nelle Marche, regione di cui si era innamorato, prima insieme alla moglie francese, morta qualche anno fa e sepolta in Italia, poi circondato dall'affetto di tanti amici. Lascia due figli grandi che vivono all'estero.
Nato a Milano nel 1928, ma di origini liguri, era considerato una delle più originali figure del fotogiornalismo contemporaneo. Partigiano in Val d'Ossola, poi giornalista e fotografo, aveva collaborato all'inizio degli anni Cinquanta con una serie di quotidiani e periodici. A Milano era legato al cosiddetto gruppo dei "Giamaicani", i frequentatori del bar Giamaica. Poi il trasferimento in Francia dove ha scattato una delle sue foto più celebri: il gruppo degli scrittori del Nouveau Roman, a Parigi nell'ottobre del 1959 davanti alla sede dell'Editions de Minuit. Davanti al suo obiettivo Nathalie Sarraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier.
Impegnato politicamente e civilmente e sempre mosso da un'estrema curiosità, si era mosso anche sui fronti di guerra, a Kabul, in Africa (Marocco e Algeria), aveva fotografato anche la Sorbona occupata dagli studenti. Fra i tanti reportage anche uno sui nuovi italiani, stranieri che avevano trovato fortuna e integrazione nel nostro paese, dal medico, all'insegnante di danza, dall'artigiano, alla studentessa.
Da anni viveva a Fermo, nelle Marche, regione di cui si era innamorato, prima insieme alla moglie francese, morta qualche anno fa e sepolta in Italia, poi circondato dall'affetto di tanti amici. Lascia due figli grandi che vivono all'estero.