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MONDO

Il Boeing scomparso l'8 marzo

Aereo scomparso, aviazione cinese avvista oggetti nell'Oceano Indiano

Dopo la rilevazione del segnale sulla stessa frequenza della scatola nera, un velivolo militare di Pechino ha fotografato oggetti bianchi galleggianti nell'area delle ricerche

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Perth (Australia)
Un segnale nell’Oceano indiano meridionale riaccende le speranze di ritrovare la scatola nera dell'aereo della Malaysia Airlines. E un velivolo militare cinese ha avvistato alcuni oggetti bianchi galleggianti nello stesso tratto di Oceano.

A rilevare il segnale è stata una motovedetta cinese coinvolta nelle ricerche del velivolo anche se non è chiaro se il segnale rilevato dalla Haixun 01 (questo il nome della motovedetta) è collegato al Boeing 777 scomparso l’8 marzo. L’unica cosa certa, e che farebbe pensare di essere sulla strada giusta, è che la frequenza, 37,5 kHz per secondo che arriva adesso dal mare sarebbe la stessa trasmessa dai registratori di volo dell’aereo malese,  in un punto a 25 gradi di latitudine sud e 101 gradi di latitudine est. E i piloti dell’aviazione militare cinese hanno realizzato diverse foto dell’area controllata dove sono emersi gli oggetti avvistati, riportando le informazioni al centro di coordinamento congiunto, che si trova in una base dell'aereonautica di Perth.

La fonte della notizia è l’agenzia Nuova Cina che ha indicato nel sudovest della città australiana la zona di provenienza del segnale ma dall’agenzia del governo di Canberra che coordina le ricerche non ha ancora confermato.

La corsa contro il tempo
La maxi-caccia alle scatole nere prima che le batterie degli apparecchi si spengano è iniziata ieri. L’obiettivo è quello di ritrovarle prima dell'inizio della prossima settimana altrimenti sarebbe forte il rischio che siano perse per sempre.

Nella zona 1.600 chilometri a ovest dell'Australia due navi stanno setacciando un percorso di circa 240 km lungo il quale, secondo nuovi calcoli della task force multinazionale di esperti, è più probabile che il Boeing 777-200 sia precipitato, verosimilmente per l'esaurimento del carburante.
L'australiana "Ocean Shield" è dotata di una sonda di 35 chili capace di captare le emissioni acustiche delle scatole nere, in una zona dove i fondali sono profondi fino a 3 mila metri. Dato che le batterie degli apparecchi hanno una durata di circa un mese, si crede che l'autonomia rimasta possa non superare i tre giorni. Con una velocità di crociera di 5 chilometri all'ora, potrebbero essere necessarie quindi due giorni per un eventuale ritrovamento - sempre che i calcoli sul probabile punto di impatto del Boeing siano corretti.

Se la ricerca non desse gli esiti sperati, la possibilità di ritrovare le scatole nere si ridurrebbe drasticamente ma non si spegnerebbe del tutto: un'altra nave della Marina australiana è attiva con un sonar per perlustrare il fondale, dove però eventuali resti dell'aereo rischiano ormai di essere mescolati ad altri detriti e quindi difficili da identificare. Ma anche un eventuale ritrovamento delle scatole nere potrebbe non chiarire il mistero: gli apparecchi contengono infatti le ultime due ore di registrazioni audio in cabina, e potrebbero quindi lasciare gli investigatori all'oscuro sui motivi della disattivazione dei sistemi di comunicazione dopo le ultime parole "Buonanotte, Malaysian tre-sette-zero". Dopo che le indagini sui 227 passeggeri non hanno evidenziato nulla di sospetto, le ricerche si concentrano tuttora sul passato dei 12 membri dell'equipaggio e in particolare sui due piloti.

In una zona più ampia di circa 220 mila chilometri quadrati sono operativi intanto anche 14 aerei - 10 militari e quattro civili - con il compito di individuare eventuali resti galleggianti. Nell'ultima settimana ne sono stati recuperati centinaia, spesso su segnalazione dei satelliti, ma nessuno di essi apparteneva al volo MH370.