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MONDO

La crisi di Kabul

Afghanistan, Biden: "E' finita la guerra più lunga della nostra storia"

"L'evacuazione è stata un successo straordinario", ha detto il presidente Usa. I ministri degli Interni Ue: a settembre un forum per tutela donne e minori. Draghi incontra Letta a Palazzo Chigi

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Joe Biden (Ansa)
Con il ritiro degli ultimi militari Usa dall'Afghanistan "è finita la guerra più lunga della nostra storia, 20 anni", ha detto il presidente Joe Biden, in un nuovo intervento sulla crisi afghana. "L'operazione di  evacuazione da Kabul è stata uno straordinario successo", ha aggiunto, definendola "una missione di compassione". "Mi prendo la responsabilità per tutte le decisioni prese", ha affermato, "il mio fondamentale obbligo da presidente è difendere l'America non da minacce del 2001, ma da quelle di oggi e di domani. Questo è il principio guida dietro la mia scelta", sottolineando che la guerra in Afghanistan non rispondeva più agli interessi strategici degli Usa. Il ritiro Usa mette fine all'era delle "grandi operazioni militari" per "ricostruire altri Paesi". Inoltre, è stato stimato che ogni giorno in Afghanistan sono stati spesi "300 milioni di dollari". 

"Abbiamo completato uno dei più grandi ponti aerei della storia con oltre 120.000 persone evacuate in sicurezza. Quel numero è più del doppio di quello che la maggior parte degli esperti pensava fosse possibile. Nessuna nazione ha mai fatto qualcosa di simile in tutta la storia. Solo gli Stati Uniti avevano la capacità, la volontà e la capacità di farlo. Lo abbiamo fatto oggi. Lo straordinario successo di questa missione è dovuto alle incredibili abilità e coraggio dell'esercito degli Stati Uniti e dei nostri diplomatici e professionisti dell'intelligence", "ci sono riusciti, consapevoli della presenza dell'Isis-k, hanno messo a rischio le loro vite. Tredici eroi hanno dato la loro vita e noi dobbiamo a loro un debito di gratitudine e non li dimenticheremo".

"La scelta era tra lasciare l'Afghanistan o prolungare questa guerra. E io non avevo alcuna intenzione di prolungare una guerra infinita. E il modo più sicuro per far uscire americani e altri cittadini era non continuare con i 6 mila soldati sul posto ma farli uscire con mezzi militari. Il mio predecessore il 1° maggio scorso ha firmato un accordo con i talebani, il 31 agosto non era un data arbitraria, ma una data per salvare vite americane", ha sottolineato. "Ci era stato assicurato che se avessimo lasciato l'Afghanistan, i talebani non avrebbero toccato le forze Usa, se non avessimo rispettato questa data qualcosa sarebbe successo".

Biden ha spiegato che per gli americani che hanno scelto di restare "non c'è alcuna scadenza: noi ci impegniamo a portarli via se vogliono venire via e Blinken continua a fare sforzi diplomatici per assicurare il passaggio di chi vorrà andare via". "Riteniamo che tra i 100 e 200 americani siano rimasti in Afghanistan, alcuni vogliono partire e alcuni hanno la doppia cittadinanza. Il 90% degli americani che volevano partire sono partiti".

La comunità internazionale "si aspetta che i Talebani lascino libertà di uscita e intendiamo fare in modo che i talebani mantengano questa promessa. I Talebani si sono impegnati pubblicamente ad assicurare il passaggio sicuro per chi volesse andare via, inclusi quelli che hanno lavorato per gli Usa, e noi abbiamo preso sul serio queste parole". "Noi non ci fidiamo di loro ma ci fidiamo delle loro azioni, e abbiamo molte cose per convincerli a rispettare l'accordo", ha detto Biden.

E poi: "Il mondo è cambiato, siamo in competizione continua con la Cina, siamo in sfida con la Russia, e non c'è cosa che loro vorrebbero di più del fatto che noi restassimo impantanati in Afghanistan per altri 10 anni", ha detto Biden, spiegando che le minacce terroristiche oggi sono "in Somalia, gli affiliati ad Al Qaeda, l'Isis in Siria e in Iraq, e in Africa. Mi rifiuto di continuare una guerra che non rispondeva più ad un interesse nazionale vitale". E ha rivendicato: "Un presidente deve difendere l'America non contro le minacce del 2001 ma contro le minacce del 2021 e del domani. Le minacce terroristiche continuano, la loro natura è cambiata e la nostra strategia deve cambiare: non dobbiamo lottare sul posto, possiamo combattere senza soldati sul posto o con pochi soldati sul posto". E lancia un messaggio all'Isis-K: "Non abbiamo finito con voi. Come comandante in capo la nostra strategia sarà precisa e mirata".
 


Il giorno dei Talebani 
I talebani controllano l'aeroporto di Kabul e detengono il pieno controllo dello scalo dopo che l'ultimo aereo americano ha lasciato la sua pista. Lo scrive LaPresse/AP. I leader talebani in seguito hanno simbolicamente attraversato la pista, segnando la loro vittoria. "Il mondo avrebbe dovuto imparare la lezione e questo è il momento piacevole della vittoria", ha detto il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid in un livestream postato da un militante.

"Dopo 20 anni abbiamo sconfitto gli americani", ha detto Mohammad Islam, una guardia talebana all'aeroporto della provincia di Logar con in mano un fucile Kalashnikov.

"Se ne sono andati e ora il nostro paese è libero". Ha aggiunto: "È chiaro cosa vogliamo. Vogliamo la sharia (legge islamica), pace e stabilità".

Anche Mohammad Naeem, portavoce dell'ufficio politico dei talebani in Qatar, si è espresso in un video online all'inizio di martedì. "Grazie a Dio tutti gli occupanti hanno lasciato completamente il nostro paese", ha detto, congratulandosi con i combattenti riferendosi a loro come mujahedeen, o guerrieri santi.

"Questa vittoria ci è stata data da Dio, ottenuta grazie a 20 anni di sacrifici da parte dei mujahidin e dei suoi leader. Molti mujahidin hanno sacrificato la loro vita''.

Zalmay Khalilzad, il rappresentante speciale degli Stati Uniti che ha supervisionato i colloqui dell'America con i talebani, ha scritto su Twitter che "gli afgani affrontano un momento di decisione e opportunità" dopo il ritiro. "Il futuro del loro paese è nelle loro mani. Sceglieranno la loro strada in piena sovranità'", ha scritto. "Questa è l'occasione per porre fine anche alla loro guerra".

Ma i talebani devono affrontare quella che potrebbe essere una serie di gravi crisi mentre si impadroniscono completamente del governo del paese. La maggior parte dei miliardi di dollari che l'Afghanistan detiene nelle riserve estere - scrive LaPresse/AP - è ora congelata in America, facendo pressione sulla valuta afgana che si sta deprezzando.

Le banche hanno implementato controlli sui prelievi, temendo corse sui loro depositi nell'incertezza. I funzionari pubblici in tutto il paese affermano di non ricevere lo stipendio da mesi. Le attrezzature mediche continuano a scarseggiare. Una grave siccità ha anche ridotto le scorte di cibo del paese, rendendo le sue importazioni ancora più importanti e aumentando il rischio che le persone soffrano la fame.



Cina: ritiro truppe segno di fallimento politica Usa 
Il ministero degli Esteri cinese ha affermato che è stata voltata pagina nella storia afghana dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan "devastato dalla guerra". "Il ritiro degli Stati Uniti mostra che la politica di intervento militare arbitrario e l'imposizione dei propri valori e sistemi sociali su altri Paesi è destinata a fallire", ha detto il portavoce del ministero Wang Wenbin, "rispettiamo sempre la sovranità e l'integrità territoriale dell'Afghanistan, sosteniamo il principio di non interferire negli affari interni del Paese e ci atteniamo a politiche amichevoli per tutti gli afghani", ha aggiunto Wang.

Borrell: dialogo non è riconoscimento talebani
"Queste le priorità immediate per l'Afghanistan appena discusse con il segretario di stato americano Antony Blinken e con gli altri partner chiave: aiuti umanitari, antiterrorismo, evacuazione sicura, migrazione e dialogo politico con i talebani, che non significa riconoscimento". Cosi via Twitter l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. 

Ue: evitare un nuovo 2015 è possibile, agire ora
"Dobbiamo evitare una crisi umanitaria, una crisi dei migranti e minacce alla sicurezza. Dobbiamo agire tutti insieme ora e non aspettare di avere grandi flussi migratori alle nostre frontiere, o terroristi più forti". Lo ha detto la commissaria europea agli affari interni, Ylva Johansson, spiegando che "possibile evitare una situazione come quella del 2015". Ma per farlo, occorre "agire per sostenere la gente in Afghanistan e nel vicinato, e lavorare con le organizzazioni internazionali". 

Schinas: urgente accordo Ue su migranti
"È il momento di raggiungere un accordo sul Patto per l'asilo e la migrazione" dal momento che "la crisi dell'Afghanistan non è opera dell'Ue, ma può diventare un momento decisivo per l'Ue perché mette in evidenza in maniera chiara la necessità di raggiungere presto un accordo su una politica migratoria olistica, coesa e completa sulla base della proposta che abbiamo presentato lo scorso settembre". Lo ha detto il vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, all'ingresso del Consiglio Ue straordinario tra i ministri degli Interni per discutere della situazione in Afghanistan.

Asselborn: anche l'Ue accolga i profughi
"Non possiamo prendere tutti" gli afghani ma "possiamo accettarne un certo numero. Possiamo almeno aprire la porta, affinché la Commissione possa fare delle proposte". Lo ha detto il lussemburghese, Jeans Asselborn, che arrivando alla riunione straordinaria dei ministri dell'Interno Ue sull'Afghanistan ha affermato di non essere d'accordo con la bozza della dichiarazione finale dell'incontro. "Mi batterò perché si possa stabilire un legame con quanto affermato dal G7. Anche noi nell'Ue possiamo attivare programmi per tornare a dare speranza. Il Regno Unito accoglierà 20mila profughi. Anche l'Ue deve dare un segnale".

Draghi incontra Letta
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi a Palazzo Chigi il segretario del Pd, Enrico Letta. Durante il colloquio si è discusso dell’attuale situazione internazionale in relazione alla crisi afghana e delle prospettive legate alla ripresa economica del Paese. Lo rende noto Palazzo Chigi.

Ue: a settembre forum per tutela donne e minori
Nella riunione dei ministri degli Interni dell'Ue si è deciso di convocare a settembre "un forum sul reinsediamento per discutere le priorità concrete con gli Stati membri e fornire soluzioni sostenibili agli afghani più vulnerabili, in particolare le donne e bambini, ma anche attivisti per i diritti umani, giornalisti, avvocati". Così la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, in un tweet. "Collaboreremo insieme agli altri leader globali su un approccio coordinato a percorsi sicuri e legali per il reinsediamento", ha aggiunto la commissaria Ue.