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ITALIA

Aggressioni con l'acido, don Mazzi: "Martina deve avere suo figlio"

"Io sarò il solito fuori di testa, ma insisto ancora una volta nel chiedere - dice don Mazzi - che Martina tenga il frutto dei suoi nove mesi, pronto ad accettarla sempre in una delle mie comunità per mamme e bambini".

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Il fondatore della Comunità Exodus, don Antonio Mazzi, chiede che Martina Levato possa riavere il figlio. "Credo che il giudice abbia preferito lavarsi le mani e applicare le normali procedure", scrive don Mazzi su Famiglia Cristiana online. "Io sarò il solito fuori di testa, ma insisto ancora una volta nel chiedere - dice don Mazzi - che Martina tenga il frutto dei suoi nove mesi, pronto ad accettarla sempre in una delle mie comunità per mamme e bambini".

 "Avevamo dichiarato la nostra disponibilità a ricevere Martina in alternativa al carcere per l'ultimo periodo di maternità, in una delle nostre case di Exodus, a Bondeno. Ma il magistrato ha negato", ricorda don Mazzi. Anche se "la ragione e l'opinione pubblica, di sicuro", stanno dalla parte del magistrato perché "la madre ha fatto cose terribili e, umanamente parlando, nessuno si fiderebbe di lasciare in mano a mamma Martina un neonato", don Mazzi tuttavia sottolinea: "Non credo nella cattiveria, non credo nell'impossibilità di una nuova vita per ambedue i genitori".  

Raccontando della sua esperienza dice: "Io ho visto miracoli e  cambiamenti straordinari soprattutto in questi casi. Dimentichiamo e sottovalutiamo troppo spesso l'importanza delle emozioni, della potenza positiva che scatena l'innocenza, soprattutto in coloro che hanno sbagliato. Il procuratore ha dichiarato che in Martina c'è una irreversibile incapacità di
svolgere funzioni genitoriali. Io dico il contrario. L'unico modo perché Martina possa scontare i suoi sbagli sarà la cura, la pazienza, l'amore, la tenerezza e la sofferenza che questa creatura, ancora 'indegna' di un nome, scatenerà dentro al cuore di colei che tanti credono abbia perso il cuore, ma anche la testa, la dignità, la femminilità. La giustizia penale non ha mai sostituito o aggiustato un amore", conclude don Mazzi.