SALUTE
Il progetto di una start up statunitense
Usa, neurologia: al via i test sull'uomo per il chip che aiuta il cervello a formare i ricordi
Gli elettrodi stimolano i neuroni di chi ha problemi come l'Alzheimer

Anche la memoria potrebbe avere presto una protesi artificiale, un chip in grado di aiutare chi ha problemi come l'Alzheimer a formare correttamente i ricordi. A lavorare a un prototipo che è già nella fase dei test sull'uomo, rivela la rivista Ieee Spectrum, è la start up statunitense Kernel.
Il chip è progettato per 'lavorare' nell'ippocampo, un'area del cervello cruciale per la formazione dei ricordi, e i suoi elettrodi stimolano elettricamente alcuni neuroni per aiutarli a convertire le informazioni in ricordi a lungo termine. "Gli esperimenti con i topi e le scimmie sono andati bene - racconta Ted Berger, direttore scientifico dell'azienda e capo del Center for Neural Engineering dell'università di Southern California -. Ora lo stiamo testando sull'uomo, e i risultati iniziali sono buoni, siamo decisi ad andare avanti fino alla commercializzazione".
In una prima fase, spiega l'ideatore, il chip analizza i segnali elettrici del cervello del paziente durante l'apprendimento, per poi tradurli grazie ad un algoritmo in altri segnali utili alla memoria. I test attuali, frutto anche di un progetto del dipartimento della Difesa Usa per ottenere una protesi entro questa decade, sono condotti su pazienti con epilessia, che hanno già un chip impiantato nel cervello per il controllo delle convulsioni. Il principale ostacolo ancora da superare è il grande numero di neuroni nel cervello umano, 86 miliardi invece dei 200 milioni dei topi. "La capacità del dispositivo dipende dalla quantità di neuroni da cui riusciamo a raccogliere il segnale - sottolinea Berger -. Uno degli obiettivi è usare chip con una maggiore densità di elettrodi, per raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni".
Il chip è progettato per 'lavorare' nell'ippocampo, un'area del cervello cruciale per la formazione dei ricordi, e i suoi elettrodi stimolano elettricamente alcuni neuroni per aiutarli a convertire le informazioni in ricordi a lungo termine. "Gli esperimenti con i topi e le scimmie sono andati bene - racconta Ted Berger, direttore scientifico dell'azienda e capo del Center for Neural Engineering dell'università di Southern California -. Ora lo stiamo testando sull'uomo, e i risultati iniziali sono buoni, siamo decisi ad andare avanti fino alla commercializzazione".
In una prima fase, spiega l'ideatore, il chip analizza i segnali elettrici del cervello del paziente durante l'apprendimento, per poi tradurli grazie ad un algoritmo in altri segnali utili alla memoria. I test attuali, frutto anche di un progetto del dipartimento della Difesa Usa per ottenere una protesi entro questa decade, sono condotti su pazienti con epilessia, che hanno già un chip impiantato nel cervello per il controllo delle convulsioni. Il principale ostacolo ancora da superare è il grande numero di neuroni nel cervello umano, 86 miliardi invece dei 200 milioni dei topi. "La capacità del dispositivo dipende dalla quantità di neuroni da cui riusciamo a raccogliere il segnale - sottolinea Berger -. Uno degli obiettivi è usare chip con una maggiore densità di elettrodi, per raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni".