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ITALIA

16 marzo 1978

Via Fani, ore 9.02: 40 anni fa il rapimento di Moro. Gentiloni: Il più grave attacco alla Repubblica

Mattarella rende omaggio agli uomini della scorta trucidati quella mattina in via Mario Fani dal commando delle Brigate Rosse

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Fu il momento più buio della Repubblica e da allora sono passati esattamente 40 anni. Il sequestro del leader della Democrazia Cristiana Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo ad opera delle Brigate Rosse, segna il punto più alto della Strategia della tensione e degli Anni di piombo. Allo stesso modo, quel giorno intacca per sempre l'ascesa dei brigatisti. La trattativa coi partiti di maggioranza si rivela sorda, tra misteri e mezze verità, e la decisione di uccidere il politico si trasforma in un errore.


Il Presidente Mattarella in via Fani
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato questa mattina in via Fani per prendere parte alla cerimonia per il 40^ anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione dei 5 uomini di scorta. Alle ore 9.05 è stata scoperta la targa restaurata che ricorda il tragico episodio, nell'ora esatta in cui arrivò la chiamata per rivendicare il rapimento dello statista. Il capo dello Stato ha deposto una corona di fori, mentre risuonavano le note del Silenzio. Il Presidente ha
poi deposto una corona di fiori sul monumento. Alla cerimonia hanno preso parte anche, tra gli altri, i presidenti uscenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini: Mattarella ha anche presenziato all'inaugurazione del nuovo monumento dedicato all'appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, che guidava l'auto di Moro, al maresciallo Oreste Leonardi, il capo scorta, e agli agenti di polizia Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino.




Gentiloni: "Il più grave attacco alla Repubblica"
"Una mattina di 40 anni fa il piu' grave attacco alla Repubblica. L'Italia rende omaggio a un grande leader politico, ai carabinieri Leonardi e Ricci e agli agenti di Polizia Iozzino Rivera e Zizzi". Lo scrive il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni su Twitter, ricordando il sequestro di Aldo Moro. 




Via Fani, ore 9.02
40 anni fa, foto in bianco e nero, via Mario Fani. L'Italia è governata da Giulio Andreotti con una maggioranza sostenuta dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Comunista. È una giornata come tante e nella via dove viene pianificato il rapimento ci sono persone che assistono ignare a una pagina buia che segna la storia del nostro Paese. Niente avviene per caso. Il luogo è stato scelto con cura dai brigatisti, così come l'uomo da rapire. Tra i nomi passati in rassegna c'è anche quello del Presidente del Consiglio ma l'estrema protezione riservata ad Andreotti fa desistere l'organizzazione.




Il bersaglio Moro appare più semplice, inizia un pedinamento giornaliero, viene tracciato un piano di attacco in base alle criticità del percorso che quotidianamente compie l'auto del Presidente della Dc. L'orologio segna le 9.02, è giovedì, all'incrocio tra Via Mario Fani e Via Stresa, dove c'è lo stop, la Fiat 130  blu del presidente della Democrazia Cristiana con due carabinieri di scorta, seguita da una Alfetta con tre agenti di polizia, viene bloccata dall'auto dei brigatisti che tagliano improvvisamente la strada e si fanno tamponare.




Seguono momenti concitati: in pochi minuti gli agenti della scorta cadono sotto il fuoco dei terroristi. Moro viene spinto su una seconda auto e portato via. Tutto avviene come da copione. L'organizzazione porta a segno il colpo e lascia a terra cinque cadaveri. Aldo Moro è nella mani delle Brigate Rosse.

Quei minuti concitati sembrano interminabili. Gli spari scandiscono il tempo e quei tragici fatti rendono a colori la visione opaca dei malcapitati che si trovano nella zona. È il caso di Ernesto Proietti, netturbino in servizio, che pochi minuti prima vede in via Fani un'autovettura con degli uomini a bordo vestiti da aviere; trenta minuti più tardi li rivede nascosti dietro la siepe di un bar: sono immobili, in silenzio. Ernesto non immagina che siano membri delle Brigate Rosse in procinto di rapire Moro. L'avvocato romano Lorenzo Vecchione sta prendendo l'auto per recarsi in ufficio quando si imbatte in alcuni uomini vestiti da steward. Francesco Pannofino, all'epoca dei fatti studente universitario, legge il giornale a pochi metri dal luogo del sequestro. Non vede la scena, ma sente tutto: la frenata delle auto, il tamponamento, gli spari dei mitra. Si nasconde, e quando tutto è finito è tra i primi a raggiungere il luogo dell'agguato, a camminare, senza fiato, tra i corpi esamini degli uomini della scorta. Sergio Vincenzi, residente nella zona, si trova a pochi metri dal punto dell'agguato. Assiste all'esecuzione degli uomini della scorta. Fissa negli occhi un brigatista, prima di trovare riparo dietro un'auto. Successivamente, di fronte alle foto segnaletiche di alcuni ricercati, riconosce Prospero Gallinari.

Seguono rivendicazioni e comunicati: quella foto scattata con la Polaroid a Moro resta impressa nella memoria collettiva. La forza delle Brigate Rosse si consuma nei 55 giorni di prigionia dello statista democristiano. A poco serve la trattativa con i partiti di maggioranza, a poco servono i tre scritti di Moro, tra i quali una lettera di cinque pagine al ministro dell'Interno, Francesco Cossiga. La decisione è presa: la morte di Moro è l'ultimo atto di una crisi irreversibile delle Brigate Rosse. 

Speciale Rainews24
Rainews24 dedica ampi spazi al quarantesimo anniversario del sequestro dell'on. Aldo Moro che costo' la vita ai cinque uomini della sua scorta. Venerdi' 16 marzo, alle 8.45 lo speciale dal titolo "Il rapimento", condotto da Gianluca Semprini. Ospiti in studio, testimonianze e diretta con l'inviata Isabella Romano, da via Fani, dove il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, assistera' alla Cerimonia durante la quale il sindaco di Roma, Virginia Raggi, scoprira' una lapide commemorativa in memoria degli agenti della scorta uccisi alla presenza di una rappresentanza dei loro familiari. Successivamente, il Capo dello Stato, deporra' una corona di fiori dinanzi alla lapide. In studio la quirinalista di RaiNews24, Federica Mango. Sempre domani, alle 21.30, con la conduzione di Giancarlo Usai, andranno in onda ulteriori approfondimenti e finestre informative sul tema. Da oggi inoltre su sito www.rainews.it, le interviste integrali al figlio di Moro, Giovanni, e all'ex brigatista Adriana Faranda, firmate da Ezio Mauro per il docufilm "Il Condannato, cronaca di un sequestro", che andra' in onda domani su Rai3 (prodotto da Stand by me e da Rai Cinema, in collaborazione con La Repubblica). Sempre sul sito web ampio spazio a documenti e testimonianze dedicate.