CULTURA
Intervista al vincitore del Premio Cairo
Alessandro Piangiamore: "L'essenza volatile è diventata cosa permanente"
"Per anni ho conservato dei residui di candele, ciascuna con una storia legata a momenti intimi, o celebrativi. Soffermandomi a riflettere sul valore che aveva per me questo mucchio ho percepito la massa di aspettative, di gioie e sofferenze che si conserva nelle candele in genere", racconta l'artista autore di "La XXI cera di Roma"

"Ha vinto con l'opera "La XXI cera di Roma". Ci spiega il titolo ?
La cera di Roma è un titolo che mira ad evocare un origine del materiale costitutivo delle opere in questione, ovvero residui di candele raccolte nella città nella quale da un po' di anni vivo.
E' un titolo che non intende fornire un significato, piuttosto spero contribuisca a favorire una visione altra, inaspettata.
La numerazione "XXI" è solamente legata all'ordine nel quale è stata realizzata e casualmente coincide con il secolo nel quale viviamo.
Come mai ha scelto di usare la cera, e in questa rivisitazione in chiave pittorica?
La scelta del materiale è stata consequenziale a dei processi insiti nel mio lavoro, col tentativo di cristallizzare l'effimero, renderlo visibile, enfatizzandolo, nonché da una sorta di passione per gli accumuli.
Per anni ho conservato dei residui di candele, ciascuna con una storia legata a momenti intimi, o celebrativi. Soffermandomi a riflettere sul valore che aveva per me questo mucchio ho percepito la massa di aspettative, di gioie e sofferenze che si conserva nelle candele in genere.
Continuo a considere questi lavori i sculture, sono blocchi di cera e la loro connotazione pittorica e data dalla casualità relativa ai colori delle candele raccolte e alla maniera in cui si mescolano.
Come si è procurato la cera necessaria?
Ho iniziato a chiedere residui di candele a tutti i conoscenti e a "raccattare" quello che potevo dalle innumerevoli chiese che connotano Roma.
Lei ha anche esposto al Palais de Tokyo a Parigi con sculture in vetro che contengono, "imprigionano" profumi, che non sono profumi qualsiasi... Ci racconta come è nata questa idea poetica, alla Süskind ?
E' frutto di quel flusso di lavoro del quale accennavo e delle attitudini che lo connotano, della seduzione delle mensole pene di fragranze nelle case frequentate, il ricordo dei profumi dei miei genitori e il ricordo di me che aprivo quei flaconi per annusarli. Ho iniziato a chiedere profumi a tutti gli amici prima, poi con l'aiuto (prezioso) di mia sorella ho esteso la richiesta agli sconosciuti, accumulando centinaia di fragranze diverse.
Ho deciso di sommarle fra loro per colore, ottenendo nuovi odori che sono serviti come pretesto ai maestri vetrai per realizzare delle forme a loro scelta, all'interno delle quali i nuovi odori sono stati sigillati con il cristallo stesso.
In questo modo l'essenza volatile è diventata una forma permanente.
Delegando la forma finale alla scelta degli artigiani, parte della formalizzazione è sfuggita al mio controllo, così come accade nelle cere che sono all'origine della nostra conversazione.
C'è un artista che le ha dato ispirazione nel suo percorso, che sente come 'maestro'?
Mi sono innamorato dell'arte guardando Picasso, Matisse, Modigliani, Fontana, e tanti altri. Mi sono disinnamorato di tante cose, altre hanno iniziato ad appassionarmi.
Forse è iniziato tutto con un paesaggio montano dipinto ad olio che mia nonna teneva appeso in sala da pranzo, c'era l'abbozzo di un piccolo omino vestito di rosso e bianco e per guardarlo da vicino salivo sempre sopra il divano.
Ci anticipa qualcosa del suo prossimo progetto?
il prosieguo di una serie di lavori in cemento, già iniziata e come dico a mio figlio, tante cose altre cose bellissime.
La cera di Roma è un titolo che mira ad evocare un origine del materiale costitutivo delle opere in questione, ovvero residui di candele raccolte nella città nella quale da un po' di anni vivo.
E' un titolo che non intende fornire un significato, piuttosto spero contribuisca a favorire una visione altra, inaspettata.
La numerazione "XXI" è solamente legata all'ordine nel quale è stata realizzata e casualmente coincide con il secolo nel quale viviamo.
Come mai ha scelto di usare la cera, e in questa rivisitazione in chiave pittorica?
La scelta del materiale è stata consequenziale a dei processi insiti nel mio lavoro, col tentativo di cristallizzare l'effimero, renderlo visibile, enfatizzandolo, nonché da una sorta di passione per gli accumuli.
Per anni ho conservato dei residui di candele, ciascuna con una storia legata a momenti intimi, o celebrativi. Soffermandomi a riflettere sul valore che aveva per me questo mucchio ho percepito la massa di aspettative, di gioie e sofferenze che si conserva nelle candele in genere.
Continuo a considere questi lavori i sculture, sono blocchi di cera e la loro connotazione pittorica e data dalla casualità relativa ai colori delle candele raccolte e alla maniera in cui si mescolano.
Come si è procurato la cera necessaria?
Ho iniziato a chiedere residui di candele a tutti i conoscenti e a "raccattare" quello che potevo dalle innumerevoli chiese che connotano Roma.
Lei ha anche esposto al Palais de Tokyo a Parigi con sculture in vetro che contengono, "imprigionano" profumi, che non sono profumi qualsiasi... Ci racconta come è nata questa idea poetica, alla Süskind ?
E' frutto di quel flusso di lavoro del quale accennavo e delle attitudini che lo connotano, della seduzione delle mensole pene di fragranze nelle case frequentate, il ricordo dei profumi dei miei genitori e il ricordo di me che aprivo quei flaconi per annusarli. Ho iniziato a chiedere profumi a tutti gli amici prima, poi con l'aiuto (prezioso) di mia sorella ho esteso la richiesta agli sconosciuti, accumulando centinaia di fragranze diverse.
Ho deciso di sommarle fra loro per colore, ottenendo nuovi odori che sono serviti come pretesto ai maestri vetrai per realizzare delle forme a loro scelta, all'interno delle quali i nuovi odori sono stati sigillati con il cristallo stesso.
In questo modo l'essenza volatile è diventata una forma permanente.
Delegando la forma finale alla scelta degli artigiani, parte della formalizzazione è sfuggita al mio controllo, così come accade nelle cere che sono all'origine della nostra conversazione.
C'è un artista che le ha dato ispirazione nel suo percorso, che sente come 'maestro'?
Mi sono innamorato dell'arte guardando Picasso, Matisse, Modigliani, Fontana, e tanti altri. Mi sono disinnamorato di tante cose, altre hanno iniziato ad appassionarmi.
Forse è iniziato tutto con un paesaggio montano dipinto ad olio che mia nonna teneva appeso in sala da pranzo, c'era l'abbozzo di un piccolo omino vestito di rosso e bianco e per guardarlo da vicino salivo sempre sopra il divano.
Ci anticipa qualcosa del suo prossimo progetto?
il prosieguo di una serie di lavori in cemento, già iniziata e come dico a mio figlio, tante cose altre cose bellissime.