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POLITICA

Polemica dopo le dichiarazioni del ministro dell'Interno

Alfano: "Aboliamo l'articolo 18". Tensione nella maggioranza. Il totem anni 70 torna a dividere

Per Alfano è "un totem anni '70", mentre per Bonanni eliminarlo non serve. Il Pd frena. Ncd vuole l'accordo entro agosto. Guerini: il tema sarà affrontato con la delega che è in discussione al Senato ed è sbagliato anticipare la discussione


 

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lavoratori (immagine archivio)
L'articolo 18 resta un tema scottante. E infiamma agone politico di mezza estate. Le dichiarazioni del ministro dell'Interno Angelino Alfano, che vuole abolirlo - entro la fine del mese per i nuovi assunti - provocano una spaccatura nella maggioranza e innescato le polemiche. Alfano chiede questa misura come "segnale molto forte di semplificazione", diventato ormai "necessario". Ma c'è chi nella maggioranza di governo frena. Lorenzo Guerini, per esempio, considera sbagliato "anticipare la discussione a strumenti che non sono propri" e sposta così i riflettori sul Jobs act, la sede idonea, a suo avviso, in cui non ci saranno "chiusure pregiudiziali, senza la tentazione di piantare bandierine".  

La posizione dei democratici
Il Pd compatto sposa la tesi di Guerini. L'Articolo 18 non è "tabù", fanno sapere dal Nazareno, ma il tema va affrontato con la delega in discussione al Senato. E Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, ai microfoni di Rainews24 rincara la dose: "Se per Alfano abolire l'articolo 18 sarebbe una cosa 'straordinaria', per noi si tratta invece di una banale, arcaica e insistente pretesa del centrodestra di togliere tutele ai lavoratori e di rendere più liberi i licenziamenti". Inoltre, continua Damiano, "le imprese non ne hanno bisogno". Qualche giorno fa anche la ministra Marianna Madia si era espressa sul tema: "Se si potesse risolvere il dramma del lavoro cancellando l'articolo 18 lo avremmo già fatto". 

I sindacati
I sindacati non ci stanno e si schierano a difesa dell'articolo 18. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni dice che "non serve abolirlo". Secco il giudizio da parte del segretario generale della Fiom Cgil, Maurizio Landini, per il quale l’abolizione sarebbe "un errore gravissimo". L’Ugl ridimensiona parlando di "dibattito surreale". La proposta è bocciata anche dal coordinatore degli assessori regionali al Lavoro, Gianfranco Simoncini, per il quale si tratta di un’idea che "non regge".  

Ncd compatto per andare avanti
Ma tutto il Ncd è però compatto nel cristallizzare la posizione, convinto che Renzi "saprà trovare le giuste argomentazioni". Il coro è unanime, dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ricorda: "Il governo non è un monocolore Pd". Mentre il senatore Maurizio Sacconi rifiuta “veti”, e "invoca una misura "sblocca lavoro'". Fabrizio Cicchitto insiste chiedendo di "prendere il toro per le corna". Il coordinatore Gaetano Quagliariello, invece, propone di trovare un accordo entro il mese di agosto per poi pensare alla forma legislativa. Prima il contenuto, la "sostanza", poi il contenitore, spiega Quagliariello. Si uniscono nella richiesta anche i nuovi compagni del progetto della Costituente dei popolari come l’Udc di Gianpiero D’Alia, Favorevole a una revisione dell’art. 18 anche il capogruppo di Scelta Civica alla Camera Andrea Mazziotti. 

Brunetta propone una "moratoria"
Il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, invece, da un lato tende la mano a Matteo Renzi parlando di "coesione nazionale" e dall’altro propone una "moratoria" sull’art.18, ovvero una sospensione di tre anni per i neo-assunti.