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POLITICA

Governo

Inchiesta Grandi opere, Lupi: "Darò chiarimenti, non ho fatto nessun gesto sbagliato"

Il ministro delle Infrastrutture ha chiarito: "Renzi non mi ha chiesto nessun gesto spontaneo". Alfano ribadisce che Lupi non pensa alle dimissioni, mentre si attende il question time del ministro a Montecitorio dove Sel e M5s hanno presentato una mozione di sfiducia. Al Senato richiesta di chiarimento unanime da parte di tutti i gruppi parlamentari. In giornata l'interrogatorio di garanzia per Ercole Incalza nel carcere di Regina Coeli

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Maurizio Lupi ministro Trasporti
"Voglio andare in Parlamento e riferire su scelte" ha spiegato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi al centro della bufera per l'inchiesta fiorentina sulle grandi opere. "Non ho fatto nessun gesto sbagliato o irresponsabile. Se fosse provato il contrario mi dimetterò" ha assicurato il ministro intervistato a margine dell'inaugurazione di Made Expo alla fiera di Rho Pero a proposito dell'inchiesta di Firenze. 

"Devo dare tutte le risposte politiche e individuali", ha detto ancora il ministro che alla domanda se la maggioranza potrebbe spaccarsi dopo le notizie emerse intorno all'inchiesta Grandi Opere, ha replicato: "La maggioranza valuterà sulle mie parole. [...] Partire da una presunzione di colpevolezza o innocenza  - ha sottolineato - penso sia un errore". Riferendosi, poi, al regalo per suo figlio che, secondo quanto si legge nell'ordinanza del giudice di Firenze, alcuni arrestati avrebbe detto di avergli fatto, ha detto: "Non avrei mai accettato un orologio. E non mi serve".  E poi ha aggiunto: "Non ho mai fatto pressioni per chiedere l'assunzione di mio figlio e quindi non ci potrà mai essere alcuna intercettazione su questo. Anche perchè - ha specificato - mio figlio non ne aveva bisogno".

Lupi ha poi chiarito: "Renzi non mi ha chiesto nessun gesto spontaneo. Credo - ha aggiunto - che sia assolutamente doveroso da parte di un ministro rispondere in Parlamento alle legittime e doverose domande che sono sorte dall'inchiesta di Firenze. È doveroso farlo, è doveroso rispondere puntualmente, come sono doverose le critiche ma anche le ragioni che hanno accompagnato le scelte del ministero e le mie scelte".

Alfano: "Accelerare i tempi della sua informativa in Parlamento"
Poco prima che parlasse Lupi, il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, aveva ribadito: "Maurizio Lupi non ha pensato alle dimissioni ma noi e lui riteniamo corretto non perdere tempo e accelerare i tempi della sua informativa in Parlamento. Lupi è prontissimo ad affrontarla". Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti cercherà di chiarire la sua posizione nel primo pomeriggio durante il question time alla Camera, dove M5s e Sel hanno presentato una mozione di sfiducia. Mentre in Senato è arrivata una richiesta di chiarimento dai gruppi parlamentari. 

Telefonate ad Incalza
Intanto il presidente del Consiglio Matteo Renzi non si sarebbe sbilanciato, ma ha lasciato intendere che apprezzerebbe un passo indietro. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, dopo le parole di Angelino Alfano, ha preso tempo commentando: "Ci sono aspetti da chiarire, bene la disponibilità a farlo. Ascolteremo il chiarimento del ministro, poi faremo le nostre valutazioni". E mentre Ncd riflette sul futuro del suo ministro, dalle intercettazioni emergono nuovi dettagli. Pressioni indirette, telefonate che il ministro Lupi ha effettuato a gennaio 2014 in favore del figlio Luca, affinché fosse ricevuto dal super-dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici (ora consulente esterno) Ercole Incalza. Proprio oggi è in corso nel carcere di Regina Coeli, a Roma, l'interrogatorio di garanzia dell'ex capo struttura di missione del ministero delle Infrastrutture, indagato per corruzione nell'inchiesta sui grandi eventi. Nel carcere capitolino, dove Incalza è detenuto da lunedì, c'è il gip di Firenze Angelo Pezzuti che svolge l'atto istruttorio.
 
Le intercettazioni
A gennaio 2014 i carabinieri del Ros guidati da Mario Parente hanno intercettato numerose conversazioni che dimostrerebbero che sarebbe stato proprio il ministro Lupi a chiedere a Incalza di incontrare il figlio. "Deve venirti a trovare mio figlio", gli dice. Il super dirigente del ministero si attiva e chiama in causa l'imprenditore Perotti, anche lui agli arresti. In un'altra telefonata intercettata a fine gennaio Perotti discute con Incalza di come, dove e quando far lavorare il figlio di Lupi. Alla fine del mese il giovane ingegnere ottiene un incarico in un cantiere dell'Eni dove Perotti ha ottenuto la direzione dei lavori. Ma l'imprenditore si attiva anche per trovare incarichi a Luca Lupi a New York, dove il giovane lavora temporaneamente nello studio Mor.

L'inchiesta
Tra gli arrestati, oltre il super-dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici Incalza che secondo l'accusa sarebbe stato il principale artefice del "sistema corruttivo", anche gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Incalza per i pm, in qualità di 'dominus' della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, avrebbe organizzato l'illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti. In un colloquio del 25 novembre 2013 - riportato nell'ordinanza di custodia cautelare -Giovanni Paolo Gaspari, già alto dirigente del Gruppo ferrovie dello Stato e consigliere presso il ministero delle Infrastrutture, parla di Ercole Incalza con Giulio Burchi, già presidente di Italferr spa: "Ercolino.. è  lui che decide i nomi... sì.. sì.. tra tutti i suoi.. sì.. si' ancora.. ancora... fa il bello e il cattivo tempo ormai là  dentro..". Ci sono poi 51 indagati tra cui Antonio Acerbo, l'ex manager di Expo già arrestato lo scorso ottobre nel filone d'inchiesta milanese sulla '"cupola degli appalti"; è accusato di turbativa d'asta per aver pilotato la gara per il 'Palazzo Italia'.