MONDO
Il bimbo era affetto da una malattia neurodegenerativa sconosciuta
Alfie, le tappe di una lunga battaglia
Il piccolo, morto la scorsa notte all'ospedale di Liverpool, da lunedì scorso non era più attaccato alle macchine che lo tenevano in vita

La battaglia dei genitori di Alfie Evans per tenerlo in vita si è conclusa nella notte: il piccolo, affetto da una malattia neurodegenerativa sconosciuta, è morto. Da lunedì scorso non era più attaccato alle macchine che lo tenevano in vita.
Alfie Evans nasce a Liverpool dai genitori ventenni Tom Evans e Kate James. Il bambino, dopo i primi mesi di vita, sembra debole e viene sottoposto a diverse visite mediche. Nel dicembre del 2016 viene portato d'urgenza all'Alder Hey Hospital a Liverpool dopo aver perso conoscenza, in preda alle convulsioni. Le sue condizioni peggiorano e cade in coma. La diagnosi è infausta: Alfie soffre di una malattia neurodegenerativa sconosciuta. Nell'estate del 2017 il padre del piccolo lancia su Internet "l'Esercito di Alfie" raccogliendo il sostegno di migliaia di persone. I genitori si rivolgono al dottor Michio Hirano, il neurologo americano che aveva aiutato Charlie Gard, il bambino inglese protagonista di una vicenda simile. Speranze arrivano anche dallo Utah e dall'Italia. Nel dicembre del 2017 l'ospedale dichiara di aver esaurito tutte le opzioni possibili per Alfie e si oppone al desiderio dei genitori di trasferire il piccolo al Bambin Gesù di Roma per tentare nuove cure sperimentali. I medici esprimono l'intenzione di appellarsi all'Alta Corte per avere il via libera a staccare Alfie dalle macchine che lo tengono in vita. Lo scorso febbraio il caso finisce in tribunale e il giudice Anthony Hayden dà il via libera al piano di fine vita dei medici, ma i genitori non si danno per vinti e promettono battaglia. In marzo la richiesta di trasferire Alfie in Italia viene ripresentata in diverse sedi - Alta corte, Corte d'appello, Corte suprema e Corte europea per i diritti dell'uomo - ma viene sempre respinta. In aprile tra i ricorsi, prosegue la battaglia legale dei genitori. Papà Tom vola a Roma e incontra Papa Francesco che nelle sue udienze pubbliche ha più volte esortato a pregare per il piccolo Alfie. Il 23 aprile il governo italiano gli concede in extremis la cittadinanza, nella speranza che questo porti a un suo trasferimento a Roma. La sera stessa il bimbo viene staccato dalle macchine ma resiste e continua a respirare. Il 24 aprile una nuova udienza dell'Alta Corte nega per l'ultima volta l'ipotesi di portarlo in Italia ma apre al suo ritorno a casa, condizione che non si riesce a realizzare. Il bimbo muore alle 2.30 di notte del 28 aprile.
Alfie Evans nasce a Liverpool dai genitori ventenni Tom Evans e Kate James. Il bambino, dopo i primi mesi di vita, sembra debole e viene sottoposto a diverse visite mediche. Nel dicembre del 2016 viene portato d'urgenza all'Alder Hey Hospital a Liverpool dopo aver perso conoscenza, in preda alle convulsioni. Le sue condizioni peggiorano e cade in coma. La diagnosi è infausta: Alfie soffre di una malattia neurodegenerativa sconosciuta. Nell'estate del 2017 il padre del piccolo lancia su Internet "l'Esercito di Alfie" raccogliendo il sostegno di migliaia di persone. I genitori si rivolgono al dottor Michio Hirano, il neurologo americano che aveva aiutato Charlie Gard, il bambino inglese protagonista di una vicenda simile. Speranze arrivano anche dallo Utah e dall'Italia. Nel dicembre del 2017 l'ospedale dichiara di aver esaurito tutte le opzioni possibili per Alfie e si oppone al desiderio dei genitori di trasferire il piccolo al Bambin Gesù di Roma per tentare nuove cure sperimentali. I medici esprimono l'intenzione di appellarsi all'Alta Corte per avere il via libera a staccare Alfie dalle macchine che lo tengono in vita. Lo scorso febbraio il caso finisce in tribunale e il giudice Anthony Hayden dà il via libera al piano di fine vita dei medici, ma i genitori non si danno per vinti e promettono battaglia. In marzo la richiesta di trasferire Alfie in Italia viene ripresentata in diverse sedi - Alta corte, Corte d'appello, Corte suprema e Corte europea per i diritti dell'uomo - ma viene sempre respinta. In aprile tra i ricorsi, prosegue la battaglia legale dei genitori. Papà Tom vola a Roma e incontra Papa Francesco che nelle sue udienze pubbliche ha più volte esortato a pregare per il piccolo Alfie. Il 23 aprile il governo italiano gli concede in extremis la cittadinanza, nella speranza che questo porti a un suo trasferimento a Roma. La sera stessa il bimbo viene staccato dalle macchine ma resiste e continua a respirare. Il 24 aprile una nuova udienza dell'Alta Corte nega per l'ultima volta l'ipotesi di portarlo in Italia ma apre al suo ritorno a casa, condizione che non si riesce a realizzare. Il bimbo muore alle 2.30 di notte del 28 aprile.