ECONOMIA
Intesa con Etihad
Alitalia, Lupi: "Solo un marziano capirebbe i sindacati"
Il ministro dei Trasporti ribadisce: "Per Alitalia non c'è un piano B". Il segretario della Cisl Bonanni aggiunge: "È l'ultima chiamata". Ieri il referendum sui tagli al costo del lavoro non ha raggiunto il quorum
"Solo un marziano capirebbe le divisioni all'interno dei sindacati". Così il ministro Maurizio Lupi commenta le divisioni sulla "rappresentanza" per l'accordo tra Alitalia ed Etihad. "I sindacati sono incomprensibili: della rappresentanza di quale azienda parlano: la grande compagnia che sarà o quella che chiuderà?". Lupi poi aggiunge: "Non c'è nessun ultimatum da parte di Etihad, anzi il governo procede con forza e farà la sua parte, la settimana prossima di deve chiudere". Poi, a margine dell'assemblea di Ncd, ribadisce: "Per Alitalia ;non c'è un piano B, c'è solo un grande piano A".
Sulla stessa linea del ministro anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni:"Temo che qualcuno si sia risvegliato negli anni Settanta, quando c'era lo Stato che metteva a posto tutto. I colleghi di Cgil e Uil non hanno capito che questa è davvero l'ultima chiamata". Sul taglio degli stipendi, "come dimostra l'esito del referendum, i lavoratori hanno capito benissimo qual è l'alternativa in gioco. Se Etihad se ne dovesse andare, a parlare con loro ci andranno i miei colleghi", dice Bonanni, secondo cui "qui ci vuole un chiarimento più ampio. Tra di noi, e con i lavoratori. Andremo nelle fabbriche a parlare con tutti. Così non si può andare avanti. Voglio sapere cosa significa oggi costruire relazioni sindacali responsabili".
Ieri, dopo una giornata di tensioni, l'amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio si è detto ottimista, nonostante l'esito positivo dell'intesa con Ethiad sia minacciato dalla presa di posizione della Uil. La compagnia emiratina ritiene essenziale che tutti i sindacati approvino l'accordo di riduzione del costo del lavoro (30 milioni di Euro circa entro la fine dell'anno) che proprio la Uil contesta, non ritenendo valido il referendum di ratifica tra i lavoratori. Senza l'intesa, Etihad potrebbe addirittura ritirarsi. Le voci, secondo le quali l'ad di Etihad James Hogan avrebbe posto una deadline a lunedì 28 luglio per raggiungere un'intesa, altrimenti sarebbe pronto ad abbandonare l'affare, persistono, nonostante le smentite ufficiali. Intanto i soci hanno approvato un aumento di capitale da 250 milioni, dopo aver chiuso il bilancio 2013 con un rosso verso 570 milioni.
Nonostante il rischio che salti l'accordo, non è stato raggiunto il quorum al referendum sui tagli al costo del lavoro in Alitalia. Il segretario generale aggiunto della Uilt Marco Veneziani, ha precisato che a votare sono stati 3.500 su 13.200 lavoratori. "Ora dovremo fare un nuovo accordo – ha detto Veneziani - perché gli altri sindacati devono prendere visione che questo accordo è stato bocciato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori. Bisogna tornare al tavolo e fare un nuovo accordo. Per quanto riguarda gli accordi con Etihad – ha spiegato ancora - questo referendum non indice nulla perchè riguardava solo gli accordi siglati con Alitalia".
Il segretario generale della Fit Cisl, Giovanni Luciano, su twitter a proposito del referendum sull'accordo sul taglio al costo del lavoro ha invece commentato: "Quorum mancato accordo valido. Circa 30% votanti in 25 ore di seggio aperto con oltre 80% di sì", prosegue Luciano: "azienda vive - conclude - lavoro salvo".
Sulla stessa linea del ministro anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni:"Temo che qualcuno si sia risvegliato negli anni Settanta, quando c'era lo Stato che metteva a posto tutto. I colleghi di Cgil e Uil non hanno capito che questa è davvero l'ultima chiamata". Sul taglio degli stipendi, "come dimostra l'esito del referendum, i lavoratori hanno capito benissimo qual è l'alternativa in gioco. Se Etihad se ne dovesse andare, a parlare con loro ci andranno i miei colleghi", dice Bonanni, secondo cui "qui ci vuole un chiarimento più ampio. Tra di noi, e con i lavoratori. Andremo nelle fabbriche a parlare con tutti. Così non si può andare avanti. Voglio sapere cosa significa oggi costruire relazioni sindacali responsabili".
Ieri, dopo una giornata di tensioni, l'amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio si è detto ottimista, nonostante l'esito positivo dell'intesa con Ethiad sia minacciato dalla presa di posizione della Uil. La compagnia emiratina ritiene essenziale che tutti i sindacati approvino l'accordo di riduzione del costo del lavoro (30 milioni di Euro circa entro la fine dell'anno) che proprio la Uil contesta, non ritenendo valido il referendum di ratifica tra i lavoratori. Senza l'intesa, Etihad potrebbe addirittura ritirarsi. Le voci, secondo le quali l'ad di Etihad James Hogan avrebbe posto una deadline a lunedì 28 luglio per raggiungere un'intesa, altrimenti sarebbe pronto ad abbandonare l'affare, persistono, nonostante le smentite ufficiali. Intanto i soci hanno approvato un aumento di capitale da 250 milioni, dopo aver chiuso il bilancio 2013 con un rosso verso 570 milioni.
Nonostante il rischio che salti l'accordo, non è stato raggiunto il quorum al referendum sui tagli al costo del lavoro in Alitalia. Il segretario generale aggiunto della Uilt Marco Veneziani, ha precisato che a votare sono stati 3.500 su 13.200 lavoratori. "Ora dovremo fare un nuovo accordo – ha detto Veneziani - perché gli altri sindacati devono prendere visione che questo accordo è stato bocciato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori. Bisogna tornare al tavolo e fare un nuovo accordo. Per quanto riguarda gli accordi con Etihad – ha spiegato ancora - questo referendum non indice nulla perchè riguardava solo gli accordi siglati con Alitalia".
Il segretario generale della Fit Cisl, Giovanni Luciano, su twitter a proposito del referendum sull'accordo sul taglio al costo del lavoro ha invece commentato: "Quorum mancato accordo valido. Circa 30% votanti in 25 ore di seggio aperto con oltre 80% di sì", prosegue Luciano: "azienda vive - conclude - lavoro salvo".