ITALIA
Economia
Alitalia: banche trattano. Sindacati pronti a respingere licenziamenti
A confermare le difficoltà della partita è uno dei creditori e azionisti della compagnia italiana, Unicredit, il cui amministratore delegato Federico Ghizzon, si dice però "fiducioso"

Le richieste di Etihad sono un boccone amaro da digerire per le banche creditrici di Alitalia. Per questo la trattativa sul nodo del debito è ancora aperta e si continua a negoziare. A confermare le difficoltà della partita è uno dei creditori e azionisti della compagnia italiana, Unicredit, il cui amministratore delegato Federico Ghizzoni, si dice però "fiducioso".
La questione esuberi
E non si preannuncia facile nemmeno la trattativa sugli esuberi, che parte la prossima settimana: i sindacati - convocati per il 12 giugno - sono pronti a dare battaglia per evitare licenziamenti. All'indomani del Cda che ha dato mandato ai vertici della compagnia italiana di trattare per chiudere con Etihad, si stringe sui dossier aperti per riuscire ad arrivare alla stesura dell'accordo definitivo entro la fine del mese.
Etihad avrebbe previsto circa 2.500 esuberi: e secondo alcune fonti, nel mirino ci sarebbero i 1.900 dell'accordo di meta' febbraio più i 700 (soprattutto tra il personale di terra) attualmente in cig a zero ore volontaria. Ma i sindacati hanno già messo le mani avanti, avvertendo che non accetteranno licenziamenti.
La negoziazione con le banche
Il fronte del debito, quello su cui si lavora da più tempo, è ancora aperto e l'accordo con le banche non sembra ancora a portata di mano. Con gli istituti di credito, sul piano Alitalia-Etihad e sulle condizioni poste sul debito "c'è una negoziazione continua: ancora si tratta", ha spiegato l'ad di Unicredit Ghizzoni, precisando tuttavia che ora la discussione verte "su aspetti non di sostanza, ma comunque importanti".
La richiesta di Etihad è "molto pesante e impegnativa per le banche", dice Ghizzoni (Unicredit è esposta per circa 140 milioni), spiegando che nella lettera del vettore emiratino "c'è la richiesta di stralcio di circa il 30% del debito" e si ragiona su "una conversione": l'ipotesi allo studio sarebbe quella di cancellare un terzo dei 560 milioni di debito che Etihad chiede di rinegoziare e di convertire in azioni (con un convertendo a 2-3 anni) i restanti due terzi.
Tuttavia, "il progetto industriale c'è ed è molto serio, è occasione molto importante", ammette il numero uno di Unicredit, aggiungendo che la banca non uscirà da Alitalia (di cui è socia con il 12,99%) "perché siamo costretti a starci dentro".
La questione esuberi
E non si preannuncia facile nemmeno la trattativa sugli esuberi, che parte la prossima settimana: i sindacati - convocati per il 12 giugno - sono pronti a dare battaglia per evitare licenziamenti. All'indomani del Cda che ha dato mandato ai vertici della compagnia italiana di trattare per chiudere con Etihad, si stringe sui dossier aperti per riuscire ad arrivare alla stesura dell'accordo definitivo entro la fine del mese.
Etihad avrebbe previsto circa 2.500 esuberi: e secondo alcune fonti, nel mirino ci sarebbero i 1.900 dell'accordo di meta' febbraio più i 700 (soprattutto tra il personale di terra) attualmente in cig a zero ore volontaria. Ma i sindacati hanno già messo le mani avanti, avvertendo che non accetteranno licenziamenti.
La negoziazione con le banche
Il fronte del debito, quello su cui si lavora da più tempo, è ancora aperto e l'accordo con le banche non sembra ancora a portata di mano. Con gli istituti di credito, sul piano Alitalia-Etihad e sulle condizioni poste sul debito "c'è una negoziazione continua: ancora si tratta", ha spiegato l'ad di Unicredit Ghizzoni, precisando tuttavia che ora la discussione verte "su aspetti non di sostanza, ma comunque importanti".
La richiesta di Etihad è "molto pesante e impegnativa per le banche", dice Ghizzoni (Unicredit è esposta per circa 140 milioni), spiegando che nella lettera del vettore emiratino "c'è la richiesta di stralcio di circa il 30% del debito" e si ragiona su "una conversione": l'ipotesi allo studio sarebbe quella di cancellare un terzo dei 560 milioni di debito che Etihad chiede di rinegoziare e di convertire in azioni (con un convertendo a 2-3 anni) i restanti due terzi.
Tuttavia, "il progetto industriale c'è ed è molto serio, è occasione molto importante", ammette il numero uno di Unicredit, aggiungendo che la banca non uscirà da Alitalia (di cui è socia con il 12,99%) "perché siamo costretti a starci dentro".