ITALIA
La relazione
Allarme dei servizi di intelligence: "Campagne di influenza possono condizionare elezioni in Italia"
I Servizi di intelligence nella Relazione 2017 si soffermano anche su foreign fighters e gli altri rischi per la sicurezza del Paese

La disamina degli 'eventi cyber' avvenuti a livello internazionale nel 2017 "ha portato all'attenzione anche il filone delle campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, hanno mirato a condizionare l'orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono state chiamate alle urne".
In particolare, spiegano i Servizi di intelligence nella Relazione 2017 sulla politica dell'informazione per la sicurezza, "tali campagne hanno dimostrato di saper sfruttare, con l'impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d'interesse, con l'obiettivo di introdurre, all'interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione".
Per quanto riguarda "la tipologia di attori ostili, anche nel 2017 ha trovato conferma il trend che vede nei gruppi hacktivisti la minaccia più rilevante in termini percentuali, con il 50% degli attacchi a fronte del 14% riferibili a gruppi di cyber-espionage. Entrambe le categorie hanno fatto registrare una flessione (rispettivamente, pari al -2% ed al -5%), a fronte di un aumento dei cd. ''attori non meglio identificati'', che si sono attestati al 36% delle incursioni cyber. Elevato si è mantenuto, infatti, il numero complessivo di eventi per i quali non è stato possibile disporre di elementi univoci in termini di attribuzione e che, pertanto, sono stati inseriti sotto tale categoria".
La minaccia economica
Sul fronte della govenrance economica l'intelligence rileva che si sono intensificate "le manovre di attori esteri - sospettati di operare in raccordo con i rispettivi apparati intelligence - attivi nel perseguimento di strategie finalizzate ad occupare spazi crescenti di mercato anche attraverso pratiche scorrette, rapporti lobbistici, esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani, nonche' ingerenze di carattere spionistico per l'acquisizione indebita di dati sensibili".
La relazione sottolinea "la maggiore permeabilita' di alcune aziende nazionali - di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico - rispetto a manovre esterne indirizzate ad acquisirne il controllo. questa vulnerabilita' richiede la necessaria salvaguardia delle capacita' produttive nazionali, del loro know-how pregiato e dei rispettivi livelli occupazionali: tutto cio' a fronte di iniziative acquisitive straniere di cui non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento".
Linteresse di operatori stranieri puo' essere un'opportunita' per le imprese italiane ma, avverte l'intelligence, "non sono infrequenti iniziative di investimento rivolte a settori ed imprese nazionali riconducibili ad attori ostili o illegali (sovente "schermati" da complesse triangolazioni finanziarie) ovvero comunque ispirate da finalita' predatorie, in quanto tese a sottrarre tecnologie pregiate e/o a eliminare/comprimere la competitivita' e la concorrenzialita' delle nostre aziende, con ricadute sull'occupazione".
Difendersi con il golden power
Da qui il ricorso del governo al 'golden power', i poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale e per le attivita' di rilevanza strategica. tre i casi citati: Tim e controllate telecomn sparkle e telsy elettronica, Piaggio aero industries e Next ingegneria dei sistemi.
La minaccia del terrore
Per l'Italia la minaccia terroristica "resta attuale e concreta, non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell'immaginario e nella narrativa jihadista, ma anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o comunque esposti a processi di radicalizzazione".
"Particolare attenzione" è stata riservata "al fenomeno dei foreign fighters (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto, in relazione al concreto rischio di un ''effetto blowback'', ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d'origine, essi decidano di passare all'azione".
Più in generale, "permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile". Si fa riferimento "al pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motiva zioni e spinte autonome o pilotati da 'registi del terrore'".
Il ritorno dei foreign fighters
Quanto ai foreign fighters, "si è assistito, più che ad un loro ritorno di massa nei Paesi di provenienza, al loro ridispiegamento in altri teatri. E', tuttavia, possibile -viene rilevato- che aliquote di mujahidin ''europei'' cerchino di rientrare illegalmente nel Continente, servendosi per lo più di documenti falsi e sfruttando filiere parentali e reti logistiche".
L'attenzione dell'intelligence "si è concentrata sulla gestione criminale dei migranti, convogliati alla stregua di merci su circuiti illegali utilizzabili anche per movimentare estremisti e returnees. Un pericolo, questo, particolarmente concreto per le rotte che attraversano il Continente africano".
Anche lo scorso anno "la rotta del Mediterraneo centrale con origine dalle coste libiche ha rappresentato la direttrice principale dei movimenti migratori verso l'Italia. La netta diminuzione percentuale dei flussi provenienti dalla Libia non più ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò -rilevano gli 007 italiani- a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali ed anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire ad una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese. La flessione registrata lungo la rotta libica ha visto determinarsi, in parallelo, nuove dinamiche, fra cui il rinnovato utilizzo della direttrice del Mediterraneo occidentale".
"Rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall'Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi -viene sottolineato- essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ''occulti'', effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici".
Attenzione a spinte antisistema anarco-insurrezionaliste
"Sempre alta" l'attenzione dell'intelligence per le "possibili spinte anti-sistema, soprattutto per quelle provenienti dai circuiti anarco-insurrezionalisti. Il 2017 ha visto infatti gli ambienti più radicali impegnati nel tentativo di rilanciare l'area sul piano operativo, a seguito dell'operazione di polizia giudiziaria denominata Scripta Manent (settembre 2016) condotta contro i militanti vicini alla pubblicazione Croce Nera Anarchica, accusati di aderire alla Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) che ha rivendicato, con l'inedita sigla Cellula Santiago Maldonado (dal nome di un attivista argentino), l'esplosione di un ordigno rudimentale davanti a una Stazione dei Carabinieri a Roma nel dicembre scorso". Nella Relazione sulla politica dell'informazione e per la sicurezza 2017, l'Intelligence italiana fa notare che "campagne aggressive contro la repressione, e in solidarietà con militanti detenuti, hanno riproposto sintonie e sinergie tra ambienti anarchici italiani e omologhe realtà straniere, soprattutto greche e spagnole. L'estremismo di matrice marxista-leninista ha visto ambienti esigui e marginali impegnati a tramandare la memoria della stagione brigatista nella prospettiva di contribuire alla formazione di futuri militanti. Questo anche attraverso la lettura in chiave rivoluzionaria di sviluppi attuali, sia dello scenario internazionale sia di quello interno, a partire dalle vertenze occupazionali".
In particolare, spiegano i Servizi di intelligence nella Relazione 2017 sulla politica dell'informazione per la sicurezza, "tali campagne hanno dimostrato di saper sfruttare, con l'impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d'interesse, con l'obiettivo di introdurre, all'interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione".
Per quanto riguarda "la tipologia di attori ostili, anche nel 2017 ha trovato conferma il trend che vede nei gruppi hacktivisti la minaccia più rilevante in termini percentuali, con il 50% degli attacchi a fronte del 14% riferibili a gruppi di cyber-espionage. Entrambe le categorie hanno fatto registrare una flessione (rispettivamente, pari al -2% ed al -5%), a fronte di un aumento dei cd. ''attori non meglio identificati'', che si sono attestati al 36% delle incursioni cyber. Elevato si è mantenuto, infatti, il numero complessivo di eventi per i quali non è stato possibile disporre di elementi univoci in termini di attribuzione e che, pertanto, sono stati inseriti sotto tale categoria".
La minaccia economica
Sul fronte della govenrance economica l'intelligence rileva che si sono intensificate "le manovre di attori esteri - sospettati di operare in raccordo con i rispettivi apparati intelligence - attivi nel perseguimento di strategie finalizzate ad occupare spazi crescenti di mercato anche attraverso pratiche scorrette, rapporti lobbistici, esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani, nonche' ingerenze di carattere spionistico per l'acquisizione indebita di dati sensibili".
La relazione sottolinea "la maggiore permeabilita' di alcune aziende nazionali - di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico - rispetto a manovre esterne indirizzate ad acquisirne il controllo. questa vulnerabilita' richiede la necessaria salvaguardia delle capacita' produttive nazionali, del loro know-how pregiato e dei rispettivi livelli occupazionali: tutto cio' a fronte di iniziative acquisitive straniere di cui non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento".
Linteresse di operatori stranieri puo' essere un'opportunita' per le imprese italiane ma, avverte l'intelligence, "non sono infrequenti iniziative di investimento rivolte a settori ed imprese nazionali riconducibili ad attori ostili o illegali (sovente "schermati" da complesse triangolazioni finanziarie) ovvero comunque ispirate da finalita' predatorie, in quanto tese a sottrarre tecnologie pregiate e/o a eliminare/comprimere la competitivita' e la concorrenzialita' delle nostre aziende, con ricadute sull'occupazione".
Difendersi con il golden power
Da qui il ricorso del governo al 'golden power', i poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale e per le attivita' di rilevanza strategica. tre i casi citati: Tim e controllate telecomn sparkle e telsy elettronica, Piaggio aero industries e Next ingegneria dei sistemi.
La minaccia del terrore
Per l'Italia la minaccia terroristica "resta attuale e concreta, non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell'immaginario e nella narrativa jihadista, ma anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o comunque esposti a processi di radicalizzazione".
"Particolare attenzione" è stata riservata "al fenomeno dei foreign fighters (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto, in relazione al concreto rischio di un ''effetto blowback'', ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d'origine, essi decidano di passare all'azione".
Più in generale, "permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile". Si fa riferimento "al pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motiva zioni e spinte autonome o pilotati da 'registi del terrore'".
Il ritorno dei foreign fighters
Quanto ai foreign fighters, "si è assistito, più che ad un loro ritorno di massa nei Paesi di provenienza, al loro ridispiegamento in altri teatri. E', tuttavia, possibile -viene rilevato- che aliquote di mujahidin ''europei'' cerchino di rientrare illegalmente nel Continente, servendosi per lo più di documenti falsi e sfruttando filiere parentali e reti logistiche".
L'attenzione dell'intelligence "si è concentrata sulla gestione criminale dei migranti, convogliati alla stregua di merci su circuiti illegali utilizzabili anche per movimentare estremisti e returnees. Un pericolo, questo, particolarmente concreto per le rotte che attraversano il Continente africano".
Anche lo scorso anno "la rotta del Mediterraneo centrale con origine dalle coste libiche ha rappresentato la direttrice principale dei movimenti migratori verso l'Italia. La netta diminuzione percentuale dei flussi provenienti dalla Libia non più ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò -rilevano gli 007 italiani- a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali ed anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire ad una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese. La flessione registrata lungo la rotta libica ha visto determinarsi, in parallelo, nuove dinamiche, fra cui il rinnovato utilizzo della direttrice del Mediterraneo occidentale".
"Rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall'Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi -viene sottolineato- essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ''occulti'', effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici".
Attenzione a spinte antisistema anarco-insurrezionaliste
"Sempre alta" l'attenzione dell'intelligence per le "possibili spinte anti-sistema, soprattutto per quelle provenienti dai circuiti anarco-insurrezionalisti. Il 2017 ha visto infatti gli ambienti più radicali impegnati nel tentativo di rilanciare l'area sul piano operativo, a seguito dell'operazione di polizia giudiziaria denominata Scripta Manent (settembre 2016) condotta contro i militanti vicini alla pubblicazione Croce Nera Anarchica, accusati di aderire alla Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) che ha rivendicato, con l'inedita sigla Cellula Santiago Maldonado (dal nome di un attivista argentino), l'esplosione di un ordigno rudimentale davanti a una Stazione dei Carabinieri a Roma nel dicembre scorso". Nella Relazione sulla politica dell'informazione e per la sicurezza 2017, l'Intelligence italiana fa notare che "campagne aggressive contro la repressione, e in solidarietà con militanti detenuti, hanno riproposto sintonie e sinergie tra ambienti anarchici italiani e omologhe realtà straniere, soprattutto greche e spagnole. L'estremismo di matrice marxista-leninista ha visto ambienti esigui e marginali impegnati a tramandare la memoria della stagione brigatista nella prospettiva di contribuire alla formazione di futuri militanti. Questo anche attraverso la lettura in chiave rivoluzionaria di sviluppi attuali, sia dello scenario internazionale sia di quello interno, a partire dalle vertenze occupazionali".