La salute dei ragazzi
Adolescenti, allergici e troppo grassi
I problemi più frequenti di salute dei nostri ragazzi, nell'esperienza di Emanuela Piccotti Responsabile del Pronto Soccorso e di Salvatore Renna responsabile di Medicina di Urgenza Pediatrica all'Ospedale Gaslini di Genova

Rispetto al passato quali malattie vedete più frequentemente nei bambini da zero a dieci anni?
Sicuramente il peso epidemiologico delle malattie allergiche è un aspetto che stiamo verificando in questi ultimi anni. L’incidenza, pur riguardando prevalentemente la componente respiratoria con un significativo aumento delle pollinosi in età adolescenziale, mostra anche un aumento percentuale delle reazioni allergiche alimentari gravi e potenzialmente mortali come quelle anafilattiche.
La patologia infettiva soprattutto respiratoria la fa sempre da padrona ma stiamo registrando, di anno in anno, un costante aumento nei bambini della fascia 1-3 mesi di casi di bronchiolite, patologia che in questa età può determinare condizioni cliniche di gravità.
Va segnalato anche un incremento della patologia neurologica disimmune post-parainfettiva come encefaliti , cerebelliti, sindrome di Guillan-Barrè , patologie definite sino a poco tempo fa quasi eccezionali.
Di rilievo eccezionale veniva anche definito lo stroke, patologia che ha invece assunto una sua significatività epidemiologica pur avendo la sua criticità nel frequente ritardo diagnostico.
C’e’ poi un altro tipo di malato che va affermandosi sempre più anche a livello pediatrico, quello cronico, grazie alla ricerca ed ai progressi della medicina. In quali patologie e con quali nuove esigenze assistenziali?
Indubbiamente i malati cronici (ad es. neoplasie, fibrosi cistica, handicap neurologico, immunodeficienze) hanno una maggiore predisposizione a presentare malattie acute intercorrenti e rappresentano una tipologia di paziente in significativo aumento. Viene a configurarsi il “malato acuto complesso” la cui evoluzione clinica è facilmente caratterizzata da criticità e necessita pertanto di un monitoraggio e di una assistenza continua e persistente.
I progressi scientifici e tecnologici hanno in parte “concorso” a creare il paziente cronico, un esempio è la sopravvivenza di bambini nati molto pretermine.
Le possibilità assistenziali e le soluzioni terapeutiche rappresentano una frontiera assistenziale di eccellenza, ma c'è bisogno di risorse e competenze che, pur presenti negli ospedali pediatrici di riferimento regionale, sarebbe bene potenziare.
Molti aspetti di queste competenze dovrebbero essere esportate anche sul territorio per consentire una domiciliazione del paziente, una volta risolta la sua criticità acuta e nell’ottica di una economia gestionale efficace. La riduzione del periodo di ospedalizzazione ridurrebbe inoltre il rischio, in questi pazienti, di gravi infezioni e migliorerebbero anche le condizioni ambientali e psicologiche del malato e della sua famiglia.
Come è cambiato l’approccio alle malattie da parte dei genitori? Quello che lamentiamo per gli adulti che si fanno spesso autodiagnosi via WEB e abusano di farmaci viene riversato anche sui figli?
Autodiagnosi e auto prescrizione da parte dei genitori non avvengono frequentemente sui bambini, soprattutto se consideriamo la fascia di età inferiore ai 10 anni, mentre la tendenza che si osserva è quella di rivolgersi agli operatori sanitari precocemente, alla comparsa dei primi sintomi, aspettandosi una risoluzione rapida del problema.
Ma poi accade, soprattutto in caso di miglioramento delle condizioni cliniche del bambino, che in più della metà dei casi la terapia viene interrotta: da un lato c'è la richiesta pressante di prescrizione e dall’altro la preoccupazione per la potenziale manifestazione di effetti collaterali dei farmaci.
Quanti bambini vi arrivano che invece per problemi economici , disattenzione, ignoranza o adesione a particolari regimi alimentari e terapeutici dei genitori non vengono curati o si presentano con complicazioni di malattie ?
E’ innegabile che negli ultimi anni i cambiamenti socio-economici e di popolazione incidano profondamente anche in Sanità facendo emergere molteplici problemi: ma per fortuna non è frequente riscontrare ritardi importanti nella cura dei bambini. Più spesso riscontriamo sintomi da correlare a cattive abitudini alimentari, scorretti stili di vita, disattenzioni.
Sappiamo per esempio che l’obesità, che interessa in Italia circa il 30% dei bambini sotto i 10 anni, nella maggior parte dei casi è determinata da una condotta alimentare scorretta ( eccesso di carboidrati, grassi animali etc) e da una scarsa o nulla attività fisica. E sappiamo che un bambino sovrappeso o addirittura obeso potrà presentare, in prospettiva, complicanze di vario tipo quali l'incremento dell'insulina, con possibile evoluzione verso un diabete di tipo 2, l'aumento del colesterolo, e dei trigliceridi, il rialzo della pressione arteriosa, problemi ortopedici, disturbi psicologici.
D'altra parte scelte alimentari troppo restrittive o selettive, per esempio assumere solo cibi a basso contenuto vitaminico, possono condurre alla manifestazione di patologie carenziali ormai pressoché dimenticate quali ad esempio lo scorbuto (deficit di vitamina C) che si manifesta con irritabilità, tumefazioni e dolori articolari febbre, anemia o il rachitismo (deficit di vitamina D) in cui compaiono affaticamento, pallore, deformità ossee.