Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Alpi-Hrovatin-le-carte-desecretate-Giancarlo-Marocchino-e-il-traffico-illecito-dei-rifiuti-49f96fb7-1cdf-4e4d-9cab-8f9010490d1b.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Il rapporto del Noe alla Commissione Rifiuti

Alpi-Hrovatin, le carte desecretate. Giancarlo Marocchino e il traffico illecito dei rifiuti

"Sono in una botte di ferro, perché di fianco a me c'ho i servizi". Dalle carte desecretate lo scorso 17 dicembre emergono le intercettazioni dell'imprenditore Giancarlo Marocchino, il primo ad accorrere sul luogo del delitto dei due giornalisti Rai quel 20 marzo 1994

Condividi
Conversazioni telefoniche autorizzate dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite per appurare se Giancarlo Marocchino "sia effettivamente e attualmente dedito a svolgere attività connesse al traffico illecito di rifiuti". A riportarle le carte desecretate lo scorso 17 dicembre, dopo dieci anni di segretezza. Stralci di telefonate dell'imprenditore che per primo quel 20 marzo del 1994 accorse sul luogo del delitto, a partire dal 23 maggio del 2005. Il Piccolo di Trieste, la città in cui viveva Miran Hrovatin, in prima pagina ne riporta i principali contenuti. 

L'affare delle "gomme triturate"
Cemento, motori e farmaci dall'Italia alla Somalia. Un affare che coinvolge Marocchino nel 2005. Le conversazioni raccontano della "trattativa" per una nave canadese, abilitata "a trasportare nella stiva centrale "carico secco rottabile e 5000 t.di acido solforico. Il Marocchino aggiunge che se fosse così sarebbe "la fine del mondo"". Si parla anche di "gomme triturate". Un certo Baldini riferisce a Marocchino "che a Livorno una società non precisata starebbe triturando delle gomme "che ci fanno il ciabattato, ci può essere blocchi di gomma, praticamente pressata..." e che questo materiale "...il Marocco la prende per fare le strade...". Inoltre Francesco gli rammenta che questa gomma triturata "...può servire per la Somalia per fare i porti, per fare l'appoggio delle navi da porti...". Nella telefonata tra i due Marocchino parla di un servizio dell'Espresso sul caso Alpi: "vedrai che c'è nella pagina c'è tutto un casino di fusti, di rifiuti tossici e via di seguito". "Tutte stronzate" replica l'nterlocutore. "Eh, so' tutte stronzate" dice Marocchino. Ma quando i due tornano a sentirsi Baldini dice: ""...ti volevo dire questa gross...questa compagnia che tritura le gomme no, queste gomme possono diventare anche suolette, mi segui...però te sai che queste gomme a un certo punto poi eh.. .andrebbero portate allo smaltimento....". Marocchino interrompe la telefonata, forse, si legge nelle carte, per evitare di far emergere "qualcosa di compromettente". L'uomo è sicuro di sè, come dice al figlio Gabriele il 1 giugno del 2005: "sono in una botte di ferro, perché di fianco a me c'ho i servizi, puoi capire". 

Marocchino e il caso Alpi-Hrovatin
L'imprenditore non è solo il primo ad accorrere sul luogo del delitto, e lui a reperire e portare in Italia per la commissione d'inchiesta Taormina che indagava sul duplice omicidio il furgone dove sarebbero stati uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il Toyota pick-up risultato poi non compatibile con quello dell'assassinio dalle analisi della Procura. Mai indagato per l'omicidio, fu consulente delle Commissione d'inchiesta. "Le cronache del periodo di residenza in Somalia - si legge nel documento - accreditano il Marocchino come smaltitore di rifiuti, trasportatore di armi, fornitore di servizi di accompagnamento ad Agenzie Internazionali e fornitore di scorte armate alla stampa estera (vedasi caso "Ilaria Alpi"), nonché consegnatario abusivo ma tollerato di beni rilevantissimi di proprietà dell'Amministrazione Italiana in Somalia perché oggetto di rimborso SACE e da lui noleggiati a carissimi prezzi alla stessa Amministrazione, inclusa quella dell'Esercito Italiano in missione, nonché ancora fornitore di servizi vari alla Missione IBIS ritenuti preziosi dal Generale Fiore".