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Altro 'caso Sarri' ma giudizio inverso
Il giudice sportivo ha comminato un punto di penalità all'Unione Sanremo, squadra che milita nel campionato di Eccellenza, a causa degli insulti discriminatori a carattere sessuale da parte dei tifosi contro la guardalinee donna, proferiti domenica scorsa durante l'incontro casalingo contro il Rapallo, terminato 1-1.

"Quando un insulto riguarda la sfera sessuale di una persona si parla di discriminazione sessuale". A una manciata di ore dalle polemiche per le frasi urlate dall'allenatore del Napoli Sarri al tecnico dell'Inter Mancini e dalla decisione del giudice sportivo che ha comminato a Sarri due giornate di squalifica da scontarsi in Coppa Italia, è un giudice sportivo donna a mettere i puntini sulle 'i' e a ribaltare il senso della norma infliggendo all'Unione Sanremo, che milita in Eccellenza, un punto di penalizzazione per i volgari insulti dei suoi tifosi a una guardalinee donna durante la partita Unione Sanremo-Rapallo finita, per la cronaca, 1-1.
"Ripeto: quando un insulto riguarda la sfera sessuale di una persona si deve intendere come discriminazione sessuale. E non c'è altro da dire" ha detto all'Ansa il giudice sportivo, una donna, che ha comminato la sanzione. Nel dispositivo della sentenza, il giudice sportivo che ha comminato il punto di penalizzazione ha motivato la sua decisione "per il comportamento dei propri sostenitori i quali nel corso della partita, per più volte, profferivano espressioni gravemente ingiuriose all'indirizzo dell'assistente del direttore di gara costituenti discriminazione sessuale. Condotta questa da ritenersi di particolare gravità per la reiterazione degli insulti e per il prolungato arco di tempo nel quale sono stati proferiti".
Impossibile sapere dal giudice, che si trincera dietro al segreto istruttorio, di che tipo siano stati gli insulti ma, secondo quanto appreso da altre fonti, non sarebbero stati di tipo omofobo. Più che altro, i tifosi hanno utilizzato
espressioni volgari che mettevano in dubbio la moralità della guardalinee. Espressioni che, secondo il giudice, determinano appunto una "discriminazione sessuale".
"Ripeto: quando un insulto riguarda la sfera sessuale di una persona si deve intendere come discriminazione sessuale. E non c'è altro da dire" ha detto all'Ansa il giudice sportivo, una donna, che ha comminato la sanzione. Nel dispositivo della sentenza, il giudice sportivo che ha comminato il punto di penalizzazione ha motivato la sua decisione "per il comportamento dei propri sostenitori i quali nel corso della partita, per più volte, profferivano espressioni gravemente ingiuriose all'indirizzo dell'assistente del direttore di gara costituenti discriminazione sessuale. Condotta questa da ritenersi di particolare gravità per la reiterazione degli insulti e per il prolungato arco di tempo nel quale sono stati proferiti".
Impossibile sapere dal giudice, che si trincera dietro al segreto istruttorio, di che tipo siano stati gli insulti ma, secondo quanto appreso da altre fonti, non sarebbero stati di tipo omofobo. Più che altro, i tifosi hanno utilizzato
espressioni volgari che mettevano in dubbio la moralità della guardalinee. Espressioni che, secondo il giudice, determinano appunto una "discriminazione sessuale".