ITALIA
La corte è riunita in camera di consiglio
Processo Meredith, la sentenza slitta
I giudici della corte d'assise d'appello di Firenze sono da ore in Camera di consiglio per l'attesa sentenza sull'omicidio di Meredith Kercher. Presenti le telecamere di tutto il mondo

Grande attesa per la sentenza del processo d'appello bis per la morte di Meredith Kercher. Nell'aula della Corte di assise d'appello è tutto pronto, in attesa del pronunciamento. Sono oltre 8 ore che la corte è riunita in camera di consiglio. La sentenza era attesa per le 17, ma è slittata. Sarà letta probabilmente intorno alle 21.
Se Raffaele Sollecito non sarà in Aula per la lettura della sentenza, Amanda Knox, intanto, in casa con la madre a Seattle, ha spento la Tv e attende notizie dai suoi difensori. Sollecito, stamani in Aula, aveva annunciato che sarebbe stato presente alla lettura della sentenza. Nel corso del pomeriggio ha invece preferito rinunciare ed avrebbe lasciato Firenze insieme ai suoi familiari.
Una vicenda giudiziaria che dura da 7 anni. Da quando il corpo senza vita di Meredith, studentessa inglese di 22 anni, fu trovato senza vita nella camera da letto del suo appartamento di via della Pergola a Perugia, il 2 novembre 2007.
Gli imputati, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, sono stati condannati in primo grado a 26 e 25 anni per l'omicidio. I due vengono poi assolti in appello nell'ottobre 2011. Un terzo, Rudy Guede, viene condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere per concorso in omicidio e violenza sessuale.
Per Sollecito e la Konx la sentenza viene annullata il 26 marzo dello scorso anno dalla Corte di Cassazione, che ordina un nuovo processo. Oggi Amanda attendera' il quarto verdetto dagli Stati Uniti, nella sua casa di Seattle, mentre Sollecito è in aula. Nelle scorse settimane il pg ha chiesto pene a 30 anni per Amanda (compresi i 3 già definitivi per la calunnia a Lumumba) e 26 per Raffaele.
Non solo, ha chiesto anche che, in caso di condanna, la Corte d'assise d'appello di Firenze disponga delle misure cautelari.
Il fratello e la sorella di Meredith, Stephanie e Lile, hanno annunciato la presenza in aula.
Sollecito stamane era arrivato accompagnato dal padre e, rivolgendosi ai giornalisti ha detto: "Qualcuno, forse, ce l'ha con me. Credevano che non venissi". Mentre il padre, che accompagnava Raffaele aveva dichiarato: "Siamo qui anche perchè siamo fiduciosi che la sentenza sarà di assoluzione".
Amanda, nel frattempo, ha scritto una lettera ai familiari di Meredith. Ma la sorella di Mez, Stephanie Kercher, intervistata dal 'Corriere della Sera' dice: "Non sento ancora il bisogno di parlare con lei", "dobbiamo sopportare il sistema giudiziario italiano, ma vorremmo che il processo finisse. Il verdetto non sarà una rivincita". Ma Amanda era più che consapevole di questo stato d'animo. "Una mia comunicazione a loro, oggi - ha spiegato sempre al 'Corriere' - introdurrebbe molta ansia e sofferenza per la famiglia, anche se scrivo solo parole di conforto".
Amanda Knox ha raccontato anche in un'intervista via Skype pubblicata dal New York Times le sue sensazioni. "Nulla potrà cancellare l'esperienza di essere stata ingiustamente imprigionata", afferma la giovane di Seattle.
Se Raffaele Sollecito non sarà in Aula per la lettura della sentenza, Amanda Knox, intanto, in casa con la madre a Seattle, ha spento la Tv e attende notizie dai suoi difensori. Sollecito, stamani in Aula, aveva annunciato che sarebbe stato presente alla lettura della sentenza. Nel corso del pomeriggio ha invece preferito rinunciare ed avrebbe lasciato Firenze insieme ai suoi familiari.
Una vicenda giudiziaria che dura da 7 anni. Da quando il corpo senza vita di Meredith, studentessa inglese di 22 anni, fu trovato senza vita nella camera da letto del suo appartamento di via della Pergola a Perugia, il 2 novembre 2007.
Gli imputati, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, sono stati condannati in primo grado a 26 e 25 anni per l'omicidio. I due vengono poi assolti in appello nell'ottobre 2011. Un terzo, Rudy Guede, viene condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere per concorso in omicidio e violenza sessuale.
Per Sollecito e la Konx la sentenza viene annullata il 26 marzo dello scorso anno dalla Corte di Cassazione, che ordina un nuovo processo. Oggi Amanda attendera' il quarto verdetto dagli Stati Uniti, nella sua casa di Seattle, mentre Sollecito è in aula. Nelle scorse settimane il pg ha chiesto pene a 30 anni per Amanda (compresi i 3 già definitivi per la calunnia a Lumumba) e 26 per Raffaele.
Non solo, ha chiesto anche che, in caso di condanna, la Corte d'assise d'appello di Firenze disponga delle misure cautelari.
Il fratello e la sorella di Meredith, Stephanie e Lile, hanno annunciato la presenza in aula.
Sollecito stamane era arrivato accompagnato dal padre e, rivolgendosi ai giornalisti ha detto: "Qualcuno, forse, ce l'ha con me. Credevano che non venissi". Mentre il padre, che accompagnava Raffaele aveva dichiarato: "Siamo qui anche perchè siamo fiduciosi che la sentenza sarà di assoluzione".
Amanda, nel frattempo, ha scritto una lettera ai familiari di Meredith. Ma la sorella di Mez, Stephanie Kercher, intervistata dal 'Corriere della Sera' dice: "Non sento ancora il bisogno di parlare con lei", "dobbiamo sopportare il sistema giudiziario italiano, ma vorremmo che il processo finisse. Il verdetto non sarà una rivincita". Ma Amanda era più che consapevole di questo stato d'animo. "Una mia comunicazione a loro, oggi - ha spiegato sempre al 'Corriere' - introdurrebbe molta ansia e sofferenza per la famiglia, anche se scrivo solo parole di conforto".
Amanda Knox ha raccontato anche in un'intervista via Skype pubblicata dal New York Times le sue sensazioni. "Nulla potrà cancellare l'esperienza di essere stata ingiustamente imprigionata", afferma la giovane di Seattle.