ITALIA
Torino
Amianto alla Olivetti, rinviati a giudizio i vertici: a processo De Benedetti, Passera e Colaninno
Diciassette rinvii a giudizio; per Carlo De Benedetti e l'ex ministro Corrado Passera le accuse sono di omicidio colposo. Nell'elenco anche l'imprenditore Roberto Colaninno per un caso di lesioni colpose. Prosciolti indagati minori

Lo stato maggiore dell'Olivetti in tribunale. Diciassette sono i rinvii a giudizio ordinati dal gup a Ivrea per le vicende degli ex dipendenti della storica azienda piemontese morti per esposizione ad amianto. Nell'elenco figurano Carlo De Benedetti, che fu amministratore delegato e presidente del cda dal 1978 al 1996, il fratello Franco (amministratore delegato dal 1978 al 1989), l'ex ministro Corrado Passera (amministratore delegato dal 1992 al 1996).
Risponderanno di omicidio colposo, anche se il numero di decessi a loro contestati cambia, in misura maggiore o minore, a seconda del periodo in cui ricoprirono gli incarichi. Tra i rinviati a giudizio c'è anche l'imprenditore Roberto Colaninno, amministratore delegato dal 1996, al quale è attribuito un solo caso di lesioni colpose relativo alla malattia che colpì una impiegata.
Escono di scena undici indagati su 28, tra cui i figli di Carlo De Benedetti, Marco e Rodolfo. Il giudice ha infatti deciso di prosciogliere chi non aveva poteri effettivi, come i membri del cda privi di deleghe specifiche. Restano in causa i vertici che si sono succeduti a partire dagli anni Sessanta e i dirigenti con incarichi operativi.
La tesi dell'accusa, sostenuta in aula dal pm, è che l'azienda trascurò le misure di sicurezza e non intervenne con la necessaria tempestività per risolvere i problemi legati alla presenza di amianto nelle parti di macchinari e nei locali di lavoro. Quattordici sono i dipendenti deceduti per patologie provocate dal contatto con le fibre killer.
Il portavoce di Carlo De Benedetti afferma che l'ingegnere è "amareggiato per il rinvio a giudizio", vista la "inconsistenza della tesi accusatoria", ma che in ogni caso è "convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati". "La corposa indagine dei pubblici ministeri - è il testo di un comunicato - si basa su semplici ipotesi, che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell'azienda. L'ingegner De Benedetti ricorda ancora una volta che per quanto di sua competenza, nel periodo di permanenza in azienda, l'Olivetti ha sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell'epoca".
Per la Fiom-Cgil, una delle tante parti civili, il rinvio a giudizio "è un passo importante per fare giustizia". Quanto alle assoluzioni, il sindacato è del parere che questo permetterà di "accertare le responsabilità delle figure più autorevoli evitando lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica". La prima udienza è fissata a Ivrea il 23 novembre ma solo per risolvere un problema formale. Si riprenderà l'11 gennaio quando, con ogni probabilità, il maxi processo sarà riunito a un fascicolo che annovera un diciottesimo imputato, rinviato a giudizio nelle settimane.
Risponderanno di omicidio colposo, anche se il numero di decessi a loro contestati cambia, in misura maggiore o minore, a seconda del periodo in cui ricoprirono gli incarichi. Tra i rinviati a giudizio c'è anche l'imprenditore Roberto Colaninno, amministratore delegato dal 1996, al quale è attribuito un solo caso di lesioni colpose relativo alla malattia che colpì una impiegata.
Escono di scena undici indagati su 28, tra cui i figli di Carlo De Benedetti, Marco e Rodolfo. Il giudice ha infatti deciso di prosciogliere chi non aveva poteri effettivi, come i membri del cda privi di deleghe specifiche. Restano in causa i vertici che si sono succeduti a partire dagli anni Sessanta e i dirigenti con incarichi operativi.
La tesi dell'accusa, sostenuta in aula dal pm, è che l'azienda trascurò le misure di sicurezza e non intervenne con la necessaria tempestività per risolvere i problemi legati alla presenza di amianto nelle parti di macchinari e nei locali di lavoro. Quattordici sono i dipendenti deceduti per patologie provocate dal contatto con le fibre killer.
Il portavoce di Carlo De Benedetti afferma che l'ingegnere è "amareggiato per il rinvio a giudizio", vista la "inconsistenza della tesi accusatoria", ma che in ogni caso è "convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati". "La corposa indagine dei pubblici ministeri - è il testo di un comunicato - si basa su semplici ipotesi, che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell'azienda. L'ingegner De Benedetti ricorda ancora una volta che per quanto di sua competenza, nel periodo di permanenza in azienda, l'Olivetti ha sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell'epoca".
Per la Fiom-Cgil, una delle tante parti civili, il rinvio a giudizio "è un passo importante per fare giustizia". Quanto alle assoluzioni, il sindacato è del parere che questo permetterà di "accertare le responsabilità delle figure più autorevoli evitando lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica". La prima udienza è fissata a Ivrea il 23 novembre ma solo per risolvere un problema formale. Si riprenderà l'11 gennaio quando, con ogni probabilità, il maxi processo sarà riunito a un fascicolo che annovera un diciottesimo imputato, rinviato a giudizio nelle settimane.