Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Ancora-scontri-per-Gerusalemme-Abu-Mazen-non-vedra-Pence-Netanyahu-va-da-Macron-404dd33d-962c-4af2-b153-c7cc0ad705e3.html | rainews/live/ | true
MONDO

Dopo la scelta di Trump

Ancora scontri per Gerusalemme. Abu Mazen non vedrà Pence. Netanyahu va da Macron

Continuano le proteste contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele. Finora 4 i morti e centinaia i feriti. Hamas assicura che l'intifada continua. Proseguono i lanci di razzi, raid in risposta dell'aviazione israeliana. Il ministro della difesa israeliano Lieberman fa sapere che sono state colpite 'installazioni di importanza critica per Hamas'. Abu Mazen dice no all'incontro con il vicepresidente Usa Pence durante il suo viaggio in Medio Oriente. Il premier israeliano Netanyahu oggi va da Macron e chiarisce: 'Rispetto l'Europa ma non accetto ipocrisia'.

Condividi
Proseguono anche oggi in Cisgiordania e ai confini della striscia di Gaza manifestazioni di protesta palestinesi contro la decisione del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele. Secondo la televisione israeliana, incidenti si sono verificati stamane in prossimità di Betlemme e di Hebron. A Tekoa, presso Betlemme, una israeliana è stata ferita da una sassata lanciata da palestinesi contro l'automobile su cui viaggiava. 

Beirut
Le forze di sicurezza libanesi hanno sparato lacrimogeni e cannoni ad acqua sulla folla che protestava fuori dall'ambasciata americana a Beirut contro la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Lo riporta la Bbc. 

Indonesia
Migliaia di persone hanno manifestato davanti all'ambasciata americana a Giacarta sempre contro la decisione di Trump. "Usa andatevene da al Quds!" e "Siamo con i palestinesi", si leggeva sui cartelli dei manifestanti. Il presidente indonesiano Joko "Jokowi" Widodo ha condannato con forza la decisione del presidente americano definendola una violazione delle risoluzioni dell'Onu. 

Lieberman, colpite armi strategiche Hamas
Nelle incursioni aeree condotte  a Gaza nella notte di venerdì Israele ha colpito ''installazioni di importanza critica per Hamas''. Lo ha detto oggi il ministro della difesa Avigdor Lieberman alla radio militare. ''Abbiamo distrutto - ha precisato - uno stabilimento per la produzione di razzi ed un deposito dove erano custodite armi strategiche di Hamas''. Le incursioni sono state ordinate inseguito a ripetuti lanci di razzi da Gaza verso la vicina citta' israeliana di Sderot: ''Oggi la' e' tornata la calma - ha precisato - i genitori possono inviare tranquillamente i bambini alle scuole''. Circa la situazione in Cisgiordania, Lieberman ha ribadito che Israele e' interessato a tornare al piu' presto alla normalita' anche se - ha aggiunto - ''dall'altra parte c'e' chi sobilla e incita alla violenza''. 

Netanyahu, non accetto ipocrisia Europa
"Rispetto l'Europa ma non sono pronto ad accettare il suo doppio standard". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu prima di partire per la Francia per l'incontro con il presidente Emmanuel Macron per poi proseguire pe rBruxelles. Dall'Europa - ha aggiunto -"ho sentito voci di condanna della storica decisione di Trump, ma non sul lancio di razzi contro Israele e sul terribile incitamento contro lo stato ebraico". "Non accetto - ha concluso - questa ipocrisia e presenterò la verità di Israele a testa alta". 

Lega Araba
Il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché riconosca lo stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale. Aprendo la riunione dei ministri degli Esteri della Lega Araba al Cairo, Aboul Gheit ha dichiarato che la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele "equivale a legalizzare l'occupazione" israeliana. Gheit ha aggiunto che adesso c'è un punto interrogativo sul ruolo di Washington come mediatore di pace, non soltanto in Medio Oriente, ma nel mondo intero. Il ministro degli Esteri palestinese Ryad Al Maliki ha invitato la Lega Araba a istruire i suoi inviati alle Nazioni Unite perché presentino una bozza di risoluzione in Consiglio di Sicurezza che condanni la decisione di Trump.

Terzo giorno di tensioni e violenze in Cisgiordania e Gaza
Il bilancio complessivo di sabato è arrivato a quattro morti e oltre 750 feriti. Almeno due palestinesi sono rimasti uccisi nei due raid condotti dall'aviazione israeliana sulle postazioni militari di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, in risposta al lancio di razzi da parte palestinese. I due morti si aggiungono alle due vittime di venerdì durante gli scontri tra palestinesi e militari israeliani nei Territori palestinesi.

La situazione politico-diplomatica è tesissima. Abu Mazen non riceve Pence
Alle violenze sul terreno si accompagna una situazione politico-diplomatica tesissima. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha fatto sapere che non riceverà il vicepresidente americano, Mike Pence. "Non ci sarà alcun incontro con Pence, gli Stati Uniti hanno passato una linea rossa che non avrebbero dovuto attraversare", ha detto il consigliere diplomatico presidenziale Majdi Al Khalidi alla radio palestinese. Giovedi scorso, il leader del movimento nazionalista Fatah, Jibril Rajoub, aveva annunciato che Pence non sarebbe stato ben accolto in Palestina e anche se aveva già sollevato la possibilità di non riceverlo, l'annuncio non era stato ufficializzato fino ad oggi.

Gli Usa nel frattempo non arretrano
"Pensiamo che la decisione di riconoscere la realtà di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele sia la decisione giusta" ha detto il vice portavoce della Casa Bianca, Raj Shah, parlando con i giornalisti sull'Air Force One diretto in Florida. "Il presidente Trump ha invitato alla calma e alla moderazione e speriamo che le voci a favore della tolleranza prevalgano sui fomentatori d'odio. Il presidente rimane impegnato per il raggiungimento di una pace duratura tra israeliani e palestinesi", ha aggiunto il portavoce. Ma che la decisione su Gerusalemme non goda del consenso unanime dell'intera amministrazione è abbastanza evidente. Uno dei principali consiglieri di Trump sulla politica mediorientale, la vice consigliere per la sicurezza nazionale, Dina Powell, ha annunciato che lascerà l'amministrazione all'inizio del prossimo anno. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders ha insistito sul fatto che Powell aveva comunque programmato di lasciare il suo incarico dopo un anno. Ma i tempi della sua uscita sollevano interrogativi su come alcuni, all'interno dello staff della Casa Bianca, abbiano preso la decisione di Trump su Gerusalemme.