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SCIENZA

Dati del National Snow & Ice Data Center statunitense

La febbre dell'Artico: ghiacci marini ridotti ai minimi

L'11 settembre raggiunta la quarta minore estensione di sempre. Rispetto alla media mancavano 1,81 milioni di chilometri quadrati di banchisa. Aperti sia il Passaggio a Nord-Est sia il Passaggio a Nord-Ovest

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Un orso bianco
Nell’Artico continua l’agonia dei ghiacci marini. Nella scorsa estate la banchisa ha raggiunto il quarto livello più basso di sempre, con un’estensione di 4,41 milioni di chilometri quadrati. È la conferma di una tendenza drammatica: i 10 livelli più bassi sono stati tutti raggiunti dal 2005 ad oggi.

Minimo l'11 settembre 
A certificare la crisi dell’Artico è il National Snow & Ice Data Center statunitense. Secondo le analisi dei dati, ancora in fase preliminare, quest’anno l’estensione minima si è raggiunta l’11 settembre. Anche se il record assoluto, stabilito nel 2012, è inferiore di 1,02 milioni di chilometri quadrati (3,39 milioni di chilometri quadrati), rispetto alla media del periodo 1981-2010 mancavano comunque 1,81 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio marino.

Alte temperature 
A causare il marcato scioglimento degli ultimi mesi sono state le temperature al di sopra della media su buona parte dell’Oceano Artico. Inoltre ha sicuramente inciso lo spessore sempre più ridotto di una banchisa sempre più sottile perché composta da ghiaccio di recente formazione.

Nuove rotte 
Alla fine dell’estate risultavano aperti sia il Passaggio a Nord-Ovest, tra le isole dell’Arcipelago Canadese, sia il Passaggio a Nord-Est, lungo le coste della Siberia. Le due mitiche rotte che collegano l’Atlantico e il Pacifico sono sempre più di frequente libere dai ghiacci, con risvolti economici estremamente interessanti. L’impatto sulla fauna è però devastante: una banchisa sempre più ridotta mette a serio rischio molte specie, a partire dagli orsi bianchi.