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MONDO

Milano

Assange al Wired Next Fest, attacco ai Panama Papers e a Hillary

Intervento in collegamento video dall'ambasciata ecuadoriana di Londra

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In collegamento video dall' ambasciata ecuadoriana di Londra l'editor-in-chief di Wikileaks, Julian Assange, ha parlato oggi nell'appuntamento più atteso della terza giornata del Wired NExt Fest a Milano.

Il discusso attivista e giornalista australiano ha cominciato dalle inchieste aperte in Italia a partire dalle rivelazioni della testata: "Questo filone d'indagine è potenzialmente più significativo di tanti altri nel mondo: in Italia i magistrati vanno avanti, merito di un'indipendenza appresa in anni di lotta alla mafia". La missione di Assange però non si chiude con le centinaia di migliaia di documenti riservati resi pubblici, ed è sembrato preoccupato della mancanza di trasparenza dietro altri casi di whistleblowing (denuncia degli illeciti dell'azienda per cui si lavora): "Il 99% dell'archivio Snowden rimane segreto, ed è colpa delle testate che vi hanno accesso, Washington Post, The Guardian e Intercept. Addirittura l'ex direttore del Guardian Alan Rusbridger dichiarò al Parlamento inglese che non aveva intenzione di leggere i documenti sulle guerre in Iraq e Afghanistan, quindi su quel giornale non uscirà nessuna storia al riguardo".

Che sia questo modello o il metodo di 'giornalismo scientifico' professato da Assange, ogni reportage su questioni di sicurezza nazionale a suo parere è messo a rischio dalle inchieste che in Usa lo vedono coimputato con la sua fonte Chelsea Manning: "La loro teoria è che non solo abbia fatto spionaggio ma una cospirazione, perché avevo discusso dei documenti con lo staff di Wikileaks: se si accetta questa teoria, nessuna organizzazione giornalistica è al sicuro". A preoccupare Assange insomma non sarebbe la sua situazione personale ("E' una questione geopolitica, cambierà se cambieranno le relazioni fra Ue e Usa"), ma l'eredità di Wikileaks in altri progetti.

Perciò si è scagliato contro ICIJ, il consorzio responsabile dei Panama Papers: "Con soli 166 documenti pubblicati si può a malapena definire un leak: il direttore di ICIJ Gerald Ryle ha detto che non pubblicheranno tutto perché sono responsabili, non come Wikileaks. Ma responsabili verso chi? Verso le fondazioni come quella di Soros che li hanno finanziati e verso Washington DC. Noi abbiamo sempre potuto pubblicare in modo aggressivo perché ci finanziano solo i lettori". E a proposito di amministrazione americana e indipendenza, Assange ha voluto sottolineare i legami fra lo staff di Hillary Clinton e la Casa Bianca con Google: "Negli ultimi due anni Google ha visitato la Casa Bianca in media una volta alla settimana, più di chiunque altro: questo risulterà in una mancanza di regolamentazione sul loro business, specie ora che si interessano ai trasporti automatizzati".