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MONDO

Piano d'aiuti e reazioni

Atene, tensione in piazza Syntagma. A mezzanotte il Parlamento non ha ancora votato

Mentre i parlamentari discutono il piano di riforme concordato con Ue, Bce e Fmi, alcuni black block lanciano lacrimogeni e si scontrano con la polizia. Tsipras ai dissidenti di Syriza: "Senza appoggio, me ne vado". 

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Scontri  in Piazza Syntagma, nel centro di Atene, tra lancio di molotov e lacrimogeni. Un gruppo, probabilmente di anarchici, con caschi, estintori e magliette nere ha fatto irruzione nella piazza con il lancio di bombe carta e petardi, ai quali la polizia ha risposto con i lacrimogeni. Tutto questo,proprio davanti al Parlamento, chiamato a votare il piano di riforme concordato dal governo Tsipras con Europa e Fondo Monetario Internazionale. 

Intanto, passata la mezzanotte in Grecia, il Parlamento non ha ancora approvato il primo pacchetto di riforme, come concordato con i creditori. 

I disordini in serata
I disordini si sono verificati attorno alle 20, prima che la manifestazione democratica e pacifica di oppositori al piano dei creditori, si riprenda la piazza con l'ausilio della polizia. Gli agenti hanno poi reso noto di aver effettuato  circa 50 arresti.

Il dibattito e il voto
Il primo ministro Alexis Tsipras si è così rivolto ai parlamentari dissidenti del suo partito, Syriza: "Senza appoggio, me ne vado". Minaccia eloquente di dimissioni, in caso il piano di riforme non dovesse ottenere il via libera. E al parlamento dice: Sono orgoglioso, perché abbiamo lottato per il nostro popolo. Abbiamo dato una lezione di dignità a tutto il mondo". 

Il portavoce di Syriza in Parlamento Nikos Filis, però, è di tutt'altro avviso: "La Grecia ha affrontato un colpo di Stato a Bruxelles lo scorso weekend, che aveva lo scopo di rovesciare questo governo per dimostrare che non ci può essere un governo di sinistra in Europa. I parlamentari greci decidano se far parte o no di questo golpe".

E durante il dibattito del parlamento, il ministro delle finanze greco, Euclid Tsakalotos dice: "Non avevamo scelta. Lunedì è stato il giorno più difficile della mia vita che mi segnerà per sempre. Non abbiamo mai detto fosse un buon accordo". 

Domani mattina i ministri delle Finanze dei 19 paesi euro si riuniranno in teleconferenza alle 10. Se entro questa sera il parlamento greco avrà approvato il
primo pacchetto di riforme, secondo quanto deciso lunedì scorso dai capi di Stato e di governo al termine del lunghissimo vertice Euro, potranno così avviare il processo
che portera' al terzo pacchetto di aiuti alla Grecia.

Il giorno decisivo
La Grecia è dunque chiamata a varare dunque il primo pacchetto di riforme, che riguardano soprattutto fisco e pensioni, pretese dall'Europa in cambio del piano di salvataggio da 86 miliardi approvato fra domenica e lunedi'.

Le divisioni interne
Accordo che, se in sede europea ha bisogno di "ulteriori approfondimenti", in casa sta creando non pochi problemi al premier ellenico Tsipras, che deve fronteggiare la spaccatura del suo partito - con l'ala piu' oltranzista di Syriza contraria all'accordo - e le divisioni all'interno della coalizione che sostiene l'esecutivo oltre alle critiche del suo ex ministro delle Finanze Varoufakis che - guardando all'atteggiamento dell'Europa - ha evocato il golpe dei colonnelli. La tenuta della maggioranza è dunque il primo elemento di verifica: le dimissioni della viceministro delle Finanze Nadia Valavani e quella del segretario generale del ministero Manos Manousaki sono stati i primi segnali di avvertimento, seguiti dalla direzione di Syriza che ha bocciato il piano Tsipras che adesso rischia di non avere i numeri in Parlamento. La fronda oscilla tra le 30 e le 40 persone: oltre a Varoufakis c'è anche il ministro dell'Energia, Pangiotis Lafazanis tra i big.

Il voto di oggi
Il via libera al primo pacchetto di misure e' atteso in serata e dovrebbe comprendere l'addio alle agevolazioni fiscali per le isole, la riforma previdenziale con lo stop nel 2022 alle baby-pensioni e l'incremento dell'Iva (pasta, pane e latte che passeranno dal 13 al 23 per cento). Ma se da un lato la scissione all'interno di Syriza appare probabile - con Tsipras che avrebbe chiesto unita' o minacciato la caduta del governo -, dall'altro lato gli alleati hanno manifestato dubbi: a destra il leader di Anel, Panos Kammenos, che è anche  ministro della Difesa, ha parlato di golpe riferendosi a Bruxelles ma ha garantito sostegno in aula. I no sicuri dovrebbero arrivare dai comunisti e da Alba Dorata mentre Pasok, To Potami e Nea Demokratia sarebbero tutti per il sostegno al piano europeo. 

 Bce, faro su voto Atene per decidere liquidità banche
La situazione esplosiva delle banche greche torna sul tavolo dei governatori della Bce, che dopo aver congelato la liquidità d'emergenza domani dovranno decidere il
da farsi. Ma la riapertura dei rubinetti della banca centrale potrebbe slittare di qualche giorno.
 La Bce ha congelato la sua 'Emergency Liquidity Assistance' (Ela) quando la trattativa si era interrotta due settimane fa con l'annuncio del referendum, spingendo le banche verso la chiusura e innescando i 'capital control' per limitare la fuga
di liquidità. Per il presidente della Bce Mario Draghi, che ha giocato un ruolo chiave nell'accordo raggiunto fra i leader spingendo fortemente per la permanenza della Grecia dell'euro, le prossime decisioni sono delicatissime: Francoforte deve
evitare il deflagrare degli istituti di credito, ma anche assicurarsi sufficienti garanzie per poter tornare a dar loro ossigeno.
Per questo, la Bce aspetterà innanzitutto il voto del parlamento greco sulle misure preventive che questo è chiamato ad approvare entro la mezzanotte di oggi. Ma si tratta solo di un primo passo.

L'altro è il rimborso alla Bce di 3,6 miliardi di bond greci alla scadenza del 20 luglio: senza sufficienti rassicurazioni che quei soldi saranno pagati, Francoforte non
aumenterà l'Ela ridando ossigeno alle banche elleniche. Ecco perché la conference call dell'Eurogruppo di domani mattina potrebbe essere decisiva per capire i prossimi passi: verrà discussa l'ipotesi di ricorrere al fondo europeo Efsm, che ha ancora circa 11 miliardi di euro di disponibilità finanziarie che potrebbero costituire quel 'prestito ponte' indispensabile per consentire alla Grecia di onorare i suoi debiti: oltre che
con la Bce (che ad agosto aspetta un altro rimborso che porterà il totale a circa sette miliardi), anche con il Fmi.