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Diritto all'oblio

Belen Rodriguez e Mario Costeja: le storie di chi ha chiesto a Internet di essere dimenticato

Mario Costeja, Belen Rodriguez, Max Mosley ma anche alcuni (più o meno) anonimi cittadini italiani

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Sono molte le storie di persone intrappolate nel loro passato digitale a cui la sentenza della Corte di giustizia europea farà tirare un sospiro di sollievo.

Mario Costeja e il debito con lo Stato
Negli ultimi anni sono state più di 200 le denunce legate alla tutela del diritto all’oblio. Uno dei casi più noti  è quello di Mario Costeja, il cittadino spagnolo sulla cui querela si è pronunciata la Corte. L'uomo aveva contestato a Google il fatto che quando il suo nome veniva cercato sul motore di ricerca compariva anche l'avviso di una proprietà messa all'asta per un debito non pagato allo Stato che Costeja aveva però successivamente saldato. 

Maria Belen Rodriguez "mi hanno rovinato la vita"
Ha deciso di fare causa a Google – e anche al motore di ricerca Yahoo – la bella Maria Belen Rodriguez. La modella, omonima della più famosa showgirl nostrana, ha denunciato nel 2006 i due motori di ricerca per averle “rovinato la vita” obbligandola a spiegare tutti i giorni “che non sono una prostituta”. A suo nome venivano, infatti, indicizzate immagini sensuali, talvolta esplicite, che non corrispondevano al suo lavoro. Nel 2010 i giudici hanno obbligato i due motori di ricerca a versare alla modella un indennizzo pari a  15.000 dollari, poi ridotti a 6.200 dollari.

Max Mosley e le foto dell'orgia sadomaso
Lieto fine (si fa per dire) anche per Max Mosley, l’ex presidente della Federazione internazionale dell’automobile (Fia), protagonista, nel 2008, di uno scandalo sessuale che ha invaso la rete. Il settimanale inglese ‘News of the World’ aveva diffuso sul suo sito internet le immagini di Mosley mentre partecipava a un’orgia sadomaso con cinque prostitute in uniforme nazista. Dopo la diffusione delle immagini erano state chieste le dimissioni di Mosley, che poi era rimasto in carica fino al novembre 2009. L’uomo aveva poi fatto causa a Google che era stato condannato a ritirare le immagini a luci rosse e a versare 5.000 euro di danni e interessi all’ex presidente della Fia come rimborso delle spese legali.  
 
La ginnasta spagnola descritta come anoressica
Famosa anche la storia della ginnasta spagnola Marta Bobo. La sportiva paga, ancora oggi, il prezzo di un articolo del ‘Paìs’, uscito nel 1984, in cui veniva dipinta come un’anoressica (e non era vero). La vicenda è tornata a galla perché il quotidiano spagnolo, come molti altri, ha digitalizzato il suo archivio e tutte le notizie in esso contenuto sono diventate facilmente fruibili attraverso l’uso dei motori di ricerca.
 
Il diritto all'oblio in Italia
In Italia la Corte di Cassazione ha affermato il diritto all’oblio nel 2013. Il caso è quello di un ex assessore di un piccolo Comune dell’hinterland di Milano, che negli anni di Tangentopoli era stato prima arrestato e poi prosciolto per il reato di corruzione. Nell’archivio online del ‘Corriere della Sera’ però si trovava la notizia del suo arresto - datata 22 aprile 1993 - senza link o riferimenti alla notizia del suo proscioglimento. L’uomo si era rivolto al garante della privacy e al Tribunale di Milano (che avevano respinto il suo ricorso) per chiedere lo spostamento dell’articolo in un area non indicizzata del sito.
 
Le conseguenze del mancato rispetto di questo diritto le hanno vissute in prima persona i giornalisti abruzzesi di Primadanoi.it. La testata è stata costretta a sborsare 17.000 euro e a rimuovere dal portale e dall’archivio una notizia che, seppur aggiornata, era ritenuta lesiva. La vicenda riguarda un fatto di cronaca giudiziaria avvenuto nel 2008 che aveva coinvolto due ristoratori.