CULTURA
L'anniversario
Biennale Venezia: apre "Le Muse inquiete", una mostra per 125 anni di storia
Al Padiglione Centrale dei Giardini da sabato 29 agosto all'8 dicembre

La Biennale di Venezia, nella ricorrenza dei 125 anni dalla sua fondazione, presenta la mostra "Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia", che si terrà al Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale da sabato 29 agosto fino a martedì 8 dicembre, realizzata dall'Archivio Storico della Biennale - Asac.
La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici (Arte, Architettura, Cinema, Danza, Musica, Teatro) che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell'Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui la Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell'Archivio Storico della Biennale e dell'Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, Iveser Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.
I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell'Istituzione
veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi.
La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli anni del fascismo (1928-1945) alla Guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal '68 alle Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni '90 e l'inizio della globalizzazione.
In occasione della mostra "Le muse inquiete", il Cda della Biennale ha deciso di attribuire a Maurizio Calvesi, Germano Celant, Okwui Enwezor e Vittorio Gregotti i Leoni d'Oro Speciali 2020. Il riconoscimento sarà attribuito ai quattro ex direttori artistici del settore arti visive della Biennale di Venezia, scomparsi recentemente, ognuno a suo modo testimone di momenti particolarmente significativi per la storia delle grandi mostre e della Biennale.
I Leoni d'Oro Speciali saranno consegnati martedì 1° settembre ai Giardini della Biennale, tre giorni dopo l'inaugurazione della mostra.
A proposito di questi riconoscimenti, il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto ha dichiarato: "La riconoscibilità internazionale della Biennale si deve anche al lavoro e
all'originalità dei suoi direttori artistici, che hanno segnato alcuni tra i cambiamenti più significativi della cultura contemporanea. La Biennale è stata il laboratorio dove Calvesi, Celant, Enwezor e Gregotti hanno espresso un pensiero critico originale e visionario che ha saputo guardare al futuro, spesso anticipandolo. Le muse inquiete li vede protagonisti di una mostra sulla storia dell'Istituzione, che segna la partenza di un dialogo permanente fra le arti contemporanee nello spirito di una ricerca comune".
La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici (Arte, Architettura, Cinema, Danza, Musica, Teatro) che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell'Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui la Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell'Archivio Storico della Biennale e dell'Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, Iveser Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.
I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell'Istituzione
veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi.
La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli anni del fascismo (1928-1945) alla Guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal '68 alle Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni '90 e l'inizio della globalizzazione.
In occasione della mostra "Le muse inquiete", il Cda della Biennale ha deciso di attribuire a Maurizio Calvesi, Germano Celant, Okwui Enwezor e Vittorio Gregotti i Leoni d'Oro Speciali 2020. Il riconoscimento sarà attribuito ai quattro ex direttori artistici del settore arti visive della Biennale di Venezia, scomparsi recentemente, ognuno a suo modo testimone di momenti particolarmente significativi per la storia delle grandi mostre e della Biennale.
I Leoni d'Oro Speciali saranno consegnati martedì 1° settembre ai Giardini della Biennale, tre giorni dopo l'inaugurazione della mostra.
A proposito di questi riconoscimenti, il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto ha dichiarato: "La riconoscibilità internazionale della Biennale si deve anche al lavoro e
all'originalità dei suoi direttori artistici, che hanno segnato alcuni tra i cambiamenti più significativi della cultura contemporanea. La Biennale è stata il laboratorio dove Calvesi, Celant, Enwezor e Gregotti hanno espresso un pensiero critico originale e visionario che ha saputo guardare al futuro, spesso anticipandolo. Le muse inquiete li vede protagonisti di una mostra sulla storia dell'Istituzione, che segna la partenza di un dialogo permanente fra le arti contemporanee nello spirito di una ricerca comune".