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ITALIA

Faccia a faccia con il pm

Bossetti pronto a fare un altro nome. In corso l'interrogatorio in carcere

Le rivelazioni potrebbero arrivare durante l'interrogatorio in corso nel carcere di Bergamo. I legali: "Il dna non basta per condannarlo"

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Massimo Giuseppe Bossetti (foto Ansa)
Bergamo
Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello indagato per il delitto di Yara Gambirasio, sarebbe pronto a fare un altro nome. Rivelazioni che potrebbero essere confermate durante l'interrogatorio in corso proprio in queste e che Bossetti ha anticipato ieri, in una mattinata molto agitata, agli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Bergamo, dove è rinchiuso in isolamento, chiedendo di parlare subito con il sostituto procuratore Letizia Ruggeri, titolare delle indagini. Richiesta ossessiva che ieri gli agenti si sono sentiti di dover trasmettere agli inquirenti.

Dopo la compatibilità riscontrata tra il Dna del muratore di Mapello e le tracce ematiche trovate sui vestiti di Yara, l'inchiesta potrebbe essere vicina ad una nuova svolta. È quanto si chiedono in queste ore gli inquirenti, che preferiscono comunque non sbilanciarsi. Le dichiarazioni di Bossetti, infatti, potrebbero essere anche la conseguenza di uno stato emotivo confusionale.

Minimizzano invece gli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti. Nell'interrogatorio con il pm nessuna rivelazione, assicurano. "È un interrogatorio chiesto dallo stesso Bossetti dopo aver letto alcuni articoli di giornale e visto servizi ai telegiornali sulla sua persona, notizie in parte false o troppo esaltate dai media - spiega Gazzetti - È una scelta che può destare sorpresa, ma il mio assistito vuol fare chiarezza ed essere collaborativo in un'inchiesta che lo vede accusato ingiustamente dell'omicidio di Yara". 

I legali fanno anche sapere che non escludono di chiedere un nuovo test del Dna. "La Procura si sta affannando alla ricerca di nuove prove un motivo forse c'è - fa sapere Salvagni al Corriere della Sera - probabilmente l'accusa è consapevole che la compatibilità tra il profilo genetico del nostro assistito e quello di "Ignoto 1" non è sufficiente per reggere un processo".