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MONDO

L'incontro

Bruxelles, vertice Ue-Turchia sui migranti. I giornalisti incarcerati da Ankara: "No compromessi"

Lettera aperta dei giornalisti del Cumhuriyet alla vigilia summit. Il premier turco agita lo spettro di altri arrivi di profughi in Europa e vuole poter risolvere la questione curda senza interferenze internazionali. Sul tavolo un piano che prevede la creazione di una zona 'cuscinetto' che blocchi l'emigrazione dalla Siria e dall'Iraq

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Bloccare i rifugiati in una stretta fascia di terra occupata militarmente al confine siriano e impedire loro la marcia verso l'Europa. Il tutto in cambio di tre miliardi di euro, la liberalizzazione dei visti di ingresso per i turchi e una accelerazione dei negoziati del processo di adesione di Ankara all'Ue. E' questa l'intesa che Bruxelles metterà sul tavolo nel vertice con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che sarà accolto nella capitale belga per un incontro con tutti i 28 Paesi dell'Unione.

Un vertice che arriva dopo l'uccisione di Tahir Elci, presidente dell'associazione degli avvocati di Diyarbakir, storica roccaforte dei curdi in Turchia, in un agguato nel corso di una manifestazione. L'omidicio ha provocato scontri tra manifestanti e polizia anche a Istanbul ed espone l'Europa a critiche più accese sulle contraddizioni dell'accordo che si accinge a chiudere con la Turchia.

L'appello dei giornalisti in carcere per spionaggio
E in questo contesto arriva l'appello di Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e caporedattore di Cumhuriyet, quotidiano di opposizione, in carcere ad Istanbul. Una lettera aperta ai leader Ue per chiedere di non chiudere gli occhi sulle "pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa" della Turchia in cambio di un accordo sulla crisi migratoria. "Il primo ministro della Turchia, che incontrerete questo fine settimana, e il regime che rappresenta - scrivono i due giornalisti - sono noti per le loro politiche e pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa. Speriamo sinceramente che l'incontro produca una soluzione duratura a questo problema. Vorremmo anche sperare che il vostro desiderio di porre fine alla crisi non si metterà sulla strada della vostra sensibilità verso i diritti umani, la libertà di stampa e di espressione come valori fondamentali del mondo occidentale". I due sono accusati di "spionaggio" e "propaganda terroristica" per un articolo in cui denunciarono un presunto passaggio di camion carichi di armi dalla Turchia alla Siria.

Erdogan: "Zona libera dal terrorismo"
"Dobbiamo creare - ha detto lo stesso Erdogan giovedì in una intervista a France 24 - una zona libera dal terrorismo in Siria", in modo che i rifugiati "non siano obbligati ad arrivare in Turchia o in Europa". Erdogan è consapevole del fatto che Bruxelles si sente con le spalle al muro: prima ha ricordato che se non verrà adottata questa soluzione, il flusso di rifugiati continuerà ad aumentare, e poi ha aggiunto: "In Turchia sono 2,5 milioni i profughi e in Europa si sta generando il panico con l'arrivo di centinaia di migliaia di migranti".

La questione curda
La seconda questione è quella curda. Erdogan sembra del tutto intenzionato a utilizzare l'operazione per lanciare una nuova offensiva contro il Pkk. A questo proposito è stato piuttosto esplicito: "Tutti i tipi di terrorismo - ha detto - sono cattivi, tutti i terroristi sono cattivi. Dobbiamo abbandonare e rigiutare la logica 'il mio terrorista è buono, il tuo è cattivo'". Non a caso, nell'intervista di giovedì non ha parlato di Isis, ma più genericamente di "terrorismo". Negli ultimi mesi i raid turchi contro il Pkk, anche in Iraq, sono diventati quasi quotidiani. E Erdogan insiste per inserire nell'intesa con l'Ue anche il riconoscimento alla Turchia dello status di 'Paese sicuro', il che impedirebbe ai curdi di ottenere asilo in Europa.

Dove
Diventa perciò fondamentale capire dove la nuova area militarizzata sarà ricavata: se a ovest dell'Eufrate, nella zona controllata dall'Isis, o a est, nell'area a controllo curdo. Erdogan ha parlato di circa cinquemila chilometri quadrati. Il che potrebbe voler dire una striscia di cento chilometri di confine per 50 chilometri di profondità nell'area controllata dall'Isis. Ma anche una striscia di confine più larga e meno profonda che includa l'area controllata dai curdi.