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MONDO

Usa

Bufera per audizione Comey: Trump gli chiese di insabbiare il Russiagate. Ma lui si sente scagionato

Oggi l'audizione dell'ex capo dell' Fbi James Comey al Senato sul Russiagate, la cui dichiarazione scritta è stata però già resa nota ieri. "Donald Trump mi ha chiesto di lasciare andare le indagini su Flynn. È un bravo ragazzo, mi ha detto", sostiene. E di fronte al presunto tentato insabbiamento riemerge lo spettro dell'impeachment, sul quale, tuttavia, i giuristi si dicono divisi. Il presidente "si sente completamente e totalmente scagionato" dopo la diffusione della deposizione e ha voglia di "guardare avanti", ha affermato l'avvocato del tycoon

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L'ex direttore dell'Fbi, James Comey, comparirà in audizione al Senato americano con una testimonianza che potrebbe avere pesanti ripercussioni per il presidente Donald Trump. Comey, secondo la dichiarazione anticipata, racconterà di aver subito per mesi pressioni telefoniche e di persona da Trump perché rinunciasse alle indagini sull'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn in relazione al cosiddetto 'Russiagate' e 'ripulisse' pubblicamente il nome del presidente stesso. Trump ha rimosso il 9 maggio Comey, scelto da Obama per guidare il Bureau nel 2013, scatenando una tempesta politica, e da allora lo ha definito "un esibizionista" e "uno spaccone".

Ma il legale del presidente, Marc Kasowitz, nel frattempo ha fatto sapere che Trump si sente "completamente e totalmente scagionato" e ora il presidente "può proseguire con la sua agenda". Intanto, è arrivato l'annuncio via Twitter di Trump sul nome del successore di Comey: sarà Christopher Wray, descritto come "uomo dalle credenziali impeccabili".

Nell'anticipazione scritta, diffusa dalla commissione Intelligence del Senato, Comey afferma che Trump in una telefonata del 30 marzo gli chiese "che cosa potesse fare per dissipare la nube" che incombeva sul suo incarico e sulle sue possibilità di agire come presidente. Lui rispose che il lavoro veniva svolto "il più velocemente possibile e che ci sarebbe stato grande beneficio, se non si fosse trovato nulla, dall'aver fatto bene il lavoro".

Racconta poi come, in un incontro nello Studio ovale il 14 febbraio, Trump gli domandò di "lasciar perdere" l'indagine su Flynn, silurato il 13 febbraio per aver mentito al vicepresidente Mike Pence sui suoi colloqui con l'ambasciatore russo Sergey Kislyak. Il presidente, racconta l'ex capo del Federal Bureau, in quell'occasione ha descritto Flynn come "un bravo ragazzo che ne aveva passate tante" e che "non aveva fatto nulla di sbagliato".

In una cena del 27 gennaio, sempre faccia a faccia, Comey afferma che Trump gli abbia detto di volere da lui dimostrazioni di lealtà: "Mi serve lealtà, mi aspetto lealtà". "Non mi sono mosso, non ho parlato né ho cambiato l'espressione del volto in alcun modo nell'imbarazzato silenzio che è seguito", ha scritto Comey. E ha aggiunto di essersi "preoccupato molto, dato lo status indipendente dell'Fbi rispetto all'esecutivo".

Afferma anche di aver assicurato al presidente per tre volte che l'Fbi "non stava indagando su di lui personalmente". Nonostante le richieste di Trump di dichiararlo pubblicamente, Comey non lo fece, in parte per il timore di dover poi ritrattare le se cose fossero cambiate, secondo il New York Times.

In quella cena, continua Comey nella sua dichiarazione, Trump "mi ha chiesto se volevo rimanere il direttore dell'Fbi. Una domanda che ho trovato strana, perché mi aveva già detto due volte, in altre conversazioni, che sperava io rimanessi. E io avevo confermato questa volontà". Strana, anche perché l'incarico dei direttori dell'Fbi dura 10 anni. "Avrà sempre onestà da me", è stata la risposta. Comey, che dopo ogni incontro con il presidente ha scritto un memorandum sui colloqui "come non era mai stato solito fare in passato", spiega che "l'istinto" gli aveva suggerito che fosse un tentativo di creare "una sorta di rapporto di patronato".

Comey e Trump hanno avuto una relazione controversa. Quando era candidato, il politico aveva criticato Comey per aver deciso di non perseguire la ex segretaria di Stato Hillary Clinton, sua rivale nelle presidenziali, per la sua gestione delle email. Poi, lo aveva elogiato quando aveva riaperto il caso a pochi giorni dal voto. A gennaio lo aveva abbracciato pubblicamente a un evento alla Casa Bianca, poi lo aveva 'silurato' e due giorni aveva scritto su Twitter di averlo fatto a causa di "questa cosa della Russia".

Quando Comey testimonierà, è probabile che Trump usi Twitter per ribattere, forse addirittura in tempo reale. Il presidente ha infatti fatto larghissimo uso del social network, e ciò gli ha attirato non poche critiche. Il senatore repubblicano Lindsey Graham parlando a Fox News ha invitato il presidente a "dar retta ai suoi legali" e gli ha ricordato che "le parole contano", quindi meglio "non immischiarsi in un'indagine che potrebbe in realtà scagionarlo". Tuttavia, gli osservatori secondo Reuters non ritengono che Comey farà altre rivelazioni-bomba o accusi direttamente Trump di aver tentato di ostacolare la giustizia. Improbabile anche che dia nuovi dettagli sulle indagini.