Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Burkini-dopo-Cannes-anche-Nizza-lo-vieta-Bonino-difficile-vietarlo-su-burqa-ha-ragione-Merkel-9b54c732-f566-438e-b1ee-35a5932d80ef.html | rainews/live/ | true
MONDO

Burkini, dopo Cannes anche Nizza lo vieta. Bonino: difficile vietarlo, su burqa ha ragione Merkel

Condividi
In Francia anche Nizza ha vietato il burkini, il costume da bagno islamico da donna che copre tutto il corpo. Dopo Cannes, che ha interdetto il burkini il 28 luglio scorso, diversi altri comuni della Costa Azzurra, ma anche del Nord della Francia, hanno emesso ordinanze contro il costume usato dalle donne musulmane.

Il divieto adottato a Nizza viene legato all'attacco del 14 luglio scorso messo a segno proprio nella località costiera francese, costato la vita a 86 persone, ma anche all'omicidio del prete cattolico nei pressi di Rouen, del 26 luglio, sottolineando che la municipalità ha deciso di vietare un abbigliamento che "manifesta in modo chiaro l'aderenza a una religione in un momento in cui la Francia e i luoghi di culto sono obiettivi di attacchi terroristici". In una lettera inviata martedì scorso al premier Manuel Walls, il vicesindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha scritto che "nascondere il volto o indossare un costume che copre tutto il corpo per andare in spiaggia non corrisponde al nostro ideale di rapporti sociali". Il premier francese Manuel Valls ha preso posizione sulla questione del burkini definendolo "incompatibile" con i valori della Francia.

Per quanto riguarda il burqa, la cancelliera tedesca Angela Merkel lo ha definito "un ostacolo all'integrazione" dei musulmani in germania e ora i ministri dell'interno regionali del suo partito cristiano-democratico e sociale (Cdu-Csu) hanno espresso nella "dichiarazione di Berlino" che vogliono proibirlo e sanzionarlo come una "contravvenzione" in tutti gli uffici pubblici, dalle scuole ai tribunali, senza dimenticare la guida dell'auto. Per ora è un divieto sulla carta chiesto dai ministri di otto delle 16 regioni tedesche che andrà tradotto in leggi e ordinanze sfidando remore costituzionali.  

Il ministro dell'interno federale, Thomas de Maizie're, ha sottolineato che il divieto di burqa dovrà valere fra l'altro "in tutto il servizio pubblico" (asili, scuole, università, tribunali, l'anagrafe) ma anche nei controlli alla guida e dei passaporti, nei cortei, come del resto già imposto da una norma pensata negli anni settanta contro gli estremisti di sinistra. Il ministro ha giudicato "costituzionali" queste richieste che evitano un divieto generalizzato che, come venne sottolineato già nel 2010 sulla base di una perizia degli esperti del parlamento, sarebbe incompatibile con la carta fondamentale tedesca. "Rifiutiamo l'occultamento completo" del volto, ha sottolineato de Maizie're: mostrarlo "è costitutivo per la nostra comunicazione, convivenza e coesione della nostra società". 

"Angela Merkel ha ragione quando dice che bisogna regolamentare l'uso del burqa nei luoghi pubblici. Io sono senza fiato, da quanto lo ripeto", ma il burkini è una cosa diversa. Così Emma Bonino, radicale, ex ministro degli Esteri, in un'intervista a 'La Stampa'. "Il burqa e il burkini - sottolinea -sono due cose diverse: il burkini lascia scoperto il viso e il burqa no quindi impedisce l'identificazione di chi lo indossa".

 "In Italia una legge che impedisce di circolare col volto coperto è stata varata negli anni del terrorismo. Non è una questione religiosa, sennò se turba l'esibizione di simbolo confessionale poi toccherà vietare i turbanti dei sikh o i payot degli ebrei, cioè i boccoli. La questione - spiega Bonino - è che chi sta in un luogo pubblico, dalle scuole alle strade, deve essere identificabile". E col burkini si è identificabili. "Esatto. Come impedirne l'uso? Non c'è nessun dettato costituzionale, neanche in Francia, su cui poggi una legislazione di ordine vestimentario, diciamo così. E mi inquieterebbe uno Stato che mi dicesse come devo vestirmi. O svestirmi. Poi possiamo discutere della libertà di cui spesso le donne islamiche non godono. La strada della loro emancipazione sarà lunga, tortuosa, difficile".