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AMBIENTE

COP26 a Glasgow

Clima, Onu: gli ultimi 7 anni i più caldi di sempre

Allarme sulla "nuova normalità" degli eventi climatici estremi 

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di Tiziana Di Giovannandrea
Gli ultimi sette anni, dal 2015 al 2021, sono stati i più caldi mai registrati. Lo rileva il Rapporto Annuale sullo Stato del Clima redatto dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo), che parla di un clima globale che entra in "territorio inesplorato".

Il dossier, diffuso in apertura della Cop26 di Glasgow, ha chiarito il segretario generale Onu, Antonio Guterres, rivela che" il pianeta si sta trasformando davanti ai nostri occhi" e che il summit sul clima dovrebbe "segnare una svolta decisiva sia per l'umanità sia per il pianeta". Sono state le correnti fredde de "La Nina" all'inizio dell'anno a permettere che il 2021 sia "solo" tra il quinto e il settimo anno più caldo mai registrato: però questo non inverte la tendenza a lungo termine dell'aumento delle temperature. A ciò bisogna  aggiungere l'innalzamento globale del livello del mare aumentato dal 2013 fino a raggiungere un nuovo massimo nel 2021, con il continuo riscaldamento degli oceani.  

Le emissioni
Il Rapporto Wmo evidenzia che nel 2020, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto nuovi massimi. I livelli di anidride carbonica (CO2) erano 413,2 parti per milione (ppm), quelle di metano (CH4) a 1889 parti per miliardo (ppb) e quelle di protossido di azoto (N2O) a 333,2 ppb, rispettivamente, il 149%, il 262% e il 123% rispetto ai livelli preindustriali (1750). L'aumento è continuato nel 2021. 

Le temperature
La temperatura media globale per il 2021 (basata sui dati da gennaio a settembre) è stata di circa 1,09 gradi Celsius al di sopra della media 1850-1900.  Secondo l'Organizzazione Meteo Mondiale i dati a disposizione collocano il 2021 come il sesto o il settimo anno più caldo mai registrato a livello globale. La classifica, però,  potrebbe cambiare a fine anno. È tuttavia probabile che il 2021 sarà tra il quinto e il settimo anno più caldo mai registrato e quelli dal 2015 al 2021 saranno i sette anni più caldi mai registrati.

Allarme Onu: fenomeni climatici estremi nuova normalità
"Non c'è niente di eccezionale nei fenomeni climatici estremi". È quanto sottolineato dal segretario generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo), Petteri Talaas, che presentando a Glasgow il rapporto 'State of the Global Climate 2021', ha lanciato l'allarme sulla "nuova normalità" degli eventi climatici estremi. Talaas ha ricordato che solo nel 2021 il mondo ha sperimentato ondate di caldo eccezionali in Nord America e in Europa meridionale, incendi devastanti in Canada e Siberia, una inedita ondata di freddo negli Stati Uniti centrali, precipitazioni estreme in Cina e nell'Europa occidentale e una siccità che ha causato la carestia in Madagascar. "I disastri continuano a imporre pesanti perdite in termini di vite umane e risorse - ha avvertito l'esperto dell'Onu - annullando i passi avanti nello sviluppo realizzati dai paesi".  

Johnson: possibilità di successo sono 6 su 10
Il primo ministro britannico Boris Johnson, a conclusione del G20, a proposito delle effettive possibilità di successo della Conferenza sul Clima ha affermato: "Io penso che le chance di successo siano di 6 contro 10" ma sarà "molto difficile". Johnson ha quindi detto che "progressi ragionevoli" sono stati ottenuti sulla scia degli sforzi della presidenza italiana e di Mario Draghi. Il presidente del Consiglio, a chiusura del G20 di Roma ha detto: "Tanti risultati sono stati conseguiti negli ultimissimi giorni, soprattutto per quel che riguarda il clima. La COP26 potrà costruire su una base piuttosto solida. Abbiamo un obiettivo su 1,5 gradi che prima non esisteva. Anche il 2050, prima non c'era accordo si parlava della fine del secolo". 

A Glasgow servono più progressi su carbone
Alla Cop26 di Glasgow serviranno "più progressi" sulla riduzione dell'utilizzo di carbone per far fronte al riscaldamento globale. È quanto ha dichiarato il primo ministro britannico. Johnson ha sottolineato che sono soprattutto i Paesi in via di sviluppo che ricorrono al carbone e ha citato nello specifico l'Indonesia e il Sudafrica, paese quest'ultimo "dove sono in corso grandi progetti a carbone". "Queste nazioni hanno bisogno di aiuto e di pacchetti specifici", ha spiegato, "dalle nazioni ricche devono giungere non semplici investimenti ma interventi che spingano le imprese a investire nelle tecnologie verdi".