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ITALIA

Bocciato il blocco della perequazione voluto da Monti

Caos pensioni, il 'no' della Consulta potrebbe valere sino a 13mld

Sale il 'conto' per le casse pubbliche dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Il governo in cerca di una soluzione. Orfini: "Nei governi tecnici discreta quantità di pippe". ​Ue avverte: "Cambi in bilancio vanno compensati"

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Poco meno di 5 miliardi, secondo i dati forniti dall'avvocatura dello Stato sarebbe stato questo l'impatto della sentenza numero 70 della Consulta sui conti pubblici. Una previsione che col passare dei giorni si sta rivelando, purtroppo per le casse pubbliche, ottimistica. La bocciatura del blocco dell'indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (cioè quella da circa 1500 euro lordi in sù) potrebbe infatti valere molto di più, tenendo conto degli interessi maturati, ed arrivare fino ad oltre il doppio pesando, inoltre, anche sui conti futuri.

Il governo si sta riprendendo dallo choc per una pronuncia che, sulla carta, potrebbe valere quindi oltre 10 miliardi di euro sotto forma di rimborsi del mancato adeguamento all’inflazione per circa 6 milioni di pensionati, più una maggiore spesa per gli anni successivi difficilmente quantificabile.

"Nei governi tecnici c’era una discreta quantità di pippe", il commento, caustico, del presidente Pd Matteo Orfini. "Stavo facendo un ragionamento sulla stagione dei tecnici - ha spiegato Orfini - e ho semplicemente detto che scopriamo, ex post, che alcune cose che dicevamo allora erano giuste. E che alcuni dei famosi tecnici infallibili erano pippe, per dirla con un linguaggio giovanile".

Il peso della norma bocciata
La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo deciso col decreto salva Italia dal governo Monti alla fine del 2011 per i due anni successivi. Le pensioni superiori a 1.406 euro lordi (1.201,7 netti) nel 2012 sono così rimaste senza adeguamento ai prezzi, quell’anno e nel 2013. La Corte ha bocciato la norma e così andrebbero restituite a questi pensionati le somme non corrisposte con gli interessi. L’Avvocatura dello Stato aveva stimato in 4,8 miliardi di euro il valore del blocco. Ma questa somma andrebbe più che raddoppiata perché l’adeguamento all’inflazione resta incorporato nella pensione e quindi si trascina negli anni successivi. Bisognerebbe rimborsare quindi anche per il 2014 e 2015. Inoltre, andrebbe prevista una maggiore spesa per gli anni prossimi, dovuta al ricalcolo delle pensioni stesse e al fatto che i futuri adeguamenti all’inflazione avverranno su un importo pensionistico maggiore.

Il governo a caccia di soluzioni
L'esecutivo deve ora trovare una soluzione, con i sindacati che premono perché i rimbrosi arrivino subito e a tutti, e potrebbe cercare di limitare l'impatto della sentenza sui conti pubblici. Potrebbe, per esempio, disporre intanto il ricalcolo delle pensioni con gli adeguamenti bloccati nel 2012 e 2013 mentre per gli arretrati avviare un rimborso a rate. Ma potrebbe anche prendere decisioni più drastiche disponendo per esempio una rimodulazione del blocco, facendolo restare solo sulle pensioni elevate, visto che la Corte ha bocciato la misura proprio perché colpiva anche quelle modesto. È evidente che in caso di applicazione limitata della sentenza il governo dovrebbe mettere in conto un nuovo contenzioso con la platea residua dei pensionati colpiti che finirebbe ancora davanti alla Corte costituzionale. Ma passerebbe qualche anno e non è detto che la Consulta, di fronte a una misura circoscritta alle pensioni più alte, boccerebbe la nuova legge. Tutte queste valutazioni verranno fatte nei prossimi giorni tra Palazzo Chigi ministero dell’Economia, del Lavoro e Inps. Poi arriverà la decisione. Dai risvolti inevitabilmente politici, visto che il 31 maggio ci sono le elezioni regionali. Sale intanto il pressing dei sindacati per una applicazione integrale e immediata della sentenza. 

L'estrema ratio del ricorso alla giustizia europea
Teoricamente possibile, ma politicamente improbabile, sarebbe poi l'impugnazione della sentenza di fronte alla corte di giustizia europea da parte del governo italiano. Il blocco voluto dall'esecutivo Monti era stato infatti introdotto per rispettare i trattati europei, che hanno valore costituzionale, ed inoltre il diritto europeo è, nella gerarchia delle leggi, suoperiore a quelli nazionali. Il governo italiano potrebbe quindi chiedere alla Corte di Lussemburgo se la sentenza dei giudici di Roma sia compatibile con essi. Ma è in realtà difficile che il governo prenda questa strada. Sarebbe la prima volta che un premier si rivolge alla giustizia europea contro la sua stessa Corte costituzionale e probabilmente Matteo Renzi vorrà evitare una mossa così destabilizzante. 

Ue avverte: "Cambi in bilancio vanno compensati"
Una fonte Ue ha precisato: "Aspettiamo di vedere come il governo applicherà la sentenza" della Consulta sulle pensioni, ma "qualsiasi cosa cambi gli obiettivi di bilancio del documento di programmazione finanziaria" dell'Italia "deve essere compensato".

I numeri dell'Istat
Secondo i dati Istat, il blocco 2012-2013 ha toccato circa sei milioni di persone con una pensione superiore ai 1.443 euro mensili lordi. La quota maggiore è costituita da pensionati tra i 1.500 e i 1.999 euro (17,4% del totale) e tra 2 mila e 3 mila euro (13,7%). Quello che ora dovrà essere calcolato dal Tesoro e dall’Inps è quanto dovrà essere rimborsato a questi pensionati. Si valuteranno le motivazioni della sentenza ed il conseguente impatto sulla finanza pubblica. Una cosa è certa: se il blocco è illegittimo, i pensionati che per due anni, quando l’inflazione era rispettivamente al 3% (2012) e all’1,2% (2013), non hanno avuto l’adeguamento, ora dovranno riceverlo. Ipotizzando un pensionato 'tipo' che al dicembre del 2011 riscuoteva 2.000 euro lordi, a gennaio 2012 la sua pensione sarebbe dovuta salire a 2.054 euro. Pertanto, per l’anno 2012 avrebbe diritto ad un rimborso di 704 euro. A gennaio 2013 la sua pensione, regolarmente adeguata nel 2012 (2.054 euro), avrebbe dovuto godere di un aumento di 59 euro portandosi a 2.113 euro. Per il 2013 dovrebbe ottenere un rimborso di 1.469 euro. In tutto, il risarcimento si traduce in 2.173 euro lordi, 1.739 netti.