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ITALIA

Reparto Nilo

Santa Maria Capua Vetere, spunta video telecamere dei pestaggi nel carcere

Il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, annuncia esposto al Garante della Privacy ed all'Ordine dei Giornalisti. Violenze a seguito delle proteste del 2020 da parte di reclusi dopo la notizia di un caso di positività al Covid-19 tra le mura del carcere

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di Tiziana Di Giovannandrea
Spuntano le immagini dei detenuti pestati dagli agenti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il quotidiano 'Domani' ha ottenuto in esclusiva il video delle telecamere del carcere 'Francesco Uccella' che confermano la spedizione punitiva del 6 aprile 2020. Le immagini mostrano reclusi con le mani dietro la nuca, fatti inginocchiare e con il viso verso il muro.

Il video di Domani
Oggi le immagini di quelle violenze inaudite, registrate dalle telecamere di sorveglianza del carcere. 
Le ha pubblicate in esclusiva il quotidiano Domani sul suo sito web. Uno scoop firmato dal collega Nello Trocchia, che è  stato intervistato da Veronica Fernades su Rainews24.



L'inchiesta
Sono 2349 le pagine delle misure cautelari notificate a 52 tra agenti di Polizia Penitenziaria e funzionari accusati a vario titolo di tortura, lesioni aggravate, maltrattamenti aggravati, falso, calunnia, favoreggiamento, frode processuale e depistaggio. Nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, complessivamente, sono oltre 110 le persone indagate.

I violenti pestaggi e le torture, a danno di reclusi nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere 'Francesco Uccella', sarebbero avvenuti a seguito delle proteste del 2020 da parte di oltre 150 carcerati dopo la notizia di un caso di positività al Covid-19 tra le mura dell’istituto carcerario. Inoltre, tra le persone recluse, vi era molta scontentezza  per l’interruzione dei colloqui con i familiari a causa delle restrizioni anti Coronavirus. Almeno 150 detenuti si barricarono in cella e diedero vita ad azioni di protesta. Dopo la promessa che sarebbero stati effettuati i test anti contagio, la rivolta rientrò. Nelle ore e nei giorni successivi però, secondo l’ipotesi della Procura, che ha affidato le indagini ai Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, gli agenti penitenziari misero in atto perquisizioni punitive e ritorsioni contro i detenuti. Il 6 aprile 2020 entrarono in azione 283 agenti di Polizia Penitenziaria facendo passare come "perquisizioni", per quanto ricostruito dalla Procura, il pestaggio pianificato di 292 detenuti nel 'Reparto Nilo'. 

La denuncia agli inquirenti dei gravi fatti accaduti nel carcere e dei violenti pestaggi fu presentata dal Garante dei Detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e dall'associazione Antigone, sulla base delle segnalazioni arrivate da detenuti e familiari al Garante e all'Associazione Antigone dove si denunciava quello che sembrò essere una vera e propria rappresaglia contro i reclusi che avevano partecipato alle proteste. Alla denuncia sono stati allegati file audio e fotografie.

Negli undici mesi di indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, sono state ascoltate intercettazioni, analizzate le immagini della videosorveglianza interna, raccolte almeno 70 testimonianze di detenuti vittime di pestaggi, inclusa quella di un detenuto che si trovava in sedia a rotelle, che è stato colpito alle spalle come risulta dalle immagini del video delle telecamere del carcere Casertano.

Esposto del Sappe al Garante e all'Ordine
Nel frattempo un esposto al Garante della Privacy ed all'Ordine dei Giornalisti sarà presentato dal Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per denunciare quello che il sindacato definisce "l'inaccettabile la gogna mediatica per gli indagati a Santa Maria Capua Vetere".

"Non capisco e non comprendo perché le tanto invocate esigenze di garanzia, tutela e riservatezza che spesso vengono richiamate per coloro i quali, in un procedimento penale, assumono la veste di indagati non debba valere anche per il personale penitenziario e di Polizia coinvolto nelle presunte violenze nell'Istituto di Santa Maria Capua Vetere - sottolinea il segretario del Sappe, Donato Capece - ieri ed oggi abbiamo assistito alla pubblicazione, in prima pagina, di alcuni quotidiani delle fotografie di decine e decine di loro, con tanto di diffusione di dati sensibili come nome cognome data di nascita e sede di servizio, come forse mai è accaduto nel raccontare un fatto di cronaca. Un fatto grave, che rischia di mettere in serio pericolo le persone coinvolte che allo stato sono, è utile ricordarlo, indagati".