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MONDO

Intervista a 'Repubblica'

Carola Rackete: con la Sea Watch 3 abbattuto un muro

La comandante: Salvini come tutti i sovranisti distorce i fatti, l'ho querelato per questo. La replica: non vedo l'ora di incontrarla in tribunale  

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La querela a Matteo Salvini, la decisione dell'attracco di forza a Lampedusa, il non sentirsi un'eroina sono fra i temi della nuova intervista di Repubblica con la capitana della Sea-Watch 3 Carola Rackete. 

L'essere stata definita da Salvini 'una sbruffoncella comunista, criminale e pirata', non la sorprende, "l'ho querelato per questo. E l'ho denunciato per istigazione a delinquere. I sovranisti sono tutti uguali: distorcono i fatti e li trasformano in opinioni". Rackete smentisce anche di essere 'ricca e figlia di papà': "Bugie. Mio padre è in pensione e lavorava in una compagnia che produce giubbotti antiproiettile. Mia madre fa parte di una piccola Ong legata alla Chiesa, si occupa dei detenuti e viene regolarmente insultata per questo. Quando ero teenager dovevo lavorare se volevo andare in vacanza". 

La donna è ora in una località che lei non vuole si riveli, dove la ong tedesca l'ha nascosta per evitare l'assedio di telecamere, curiosi, sostenitori, contestatori: "Sto bene, riesco pure a dormire". Ed è felice dei risultati ottenuti con la Sea-Watch 3: "Abbiamo abbattuto un muro. Quello innalzato in mare dal Decreto sicurezza bis. Siamo stati costretti a farlo. Talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate di fronte a un giudice". 

Dopo l'arresto "l'ordinanza della giudice di Agrigento ha smontato le accuse e anche il decreto Salvini. Non sono una scafista, non abbiamo mai avuto contatti con i trafficanti libici e lo dimostreremo. Se il vostro ministro vuole parlare di crimini, allora forse potrebbe dire che tutta l'Unione Europea è complice di alcuni reati". Fra questi "finanziare la guardia costiera libica, per esempio. E respingere i naufraghi verso un Paese in guerra che viola i diritti umani". 

Tornando alla decisione di un attracco di forza a Lampedusa, Rackete spiega che sulla possibilità di un imminente sblocco dell'accordo politico sulla redistribuzione dei migranti tra cinque Stati, c'erano "solo voci, e le sentivamo da quattordici giorni. Anche i parlamentari italiani a bordo mi dicevano che la soluzione era vicina, ma si sbagliavano. A quel punto ho smesso di credere ai rumors. Ho valutato la situazione sul ponte e i report medici, la linea rossa era superata: non potevo più garantire la salute e la sicurezza dei migranti".

Per lei "l'unico errore è stata la collisione (con la Guardia di Finanza, ndr), nata dalla fatica. Comunque rifarei tutto quello che ho fatto, perché era il mio dovere". Adesso "aspetto qui l'interrogatorio di Agrigento (fissato per il 9 luglio, ndr), poi tornerò a Berlino. Devo capire come gestire tutto il clamore e questa involontaria popolarità". Non si sente un'eroina: "Spero che ciò che ho fatto sia di esempio per la mia generazione: non dobbiamo stare seduti ad aspettare, non siamo costretti ad accettare tutto nel silenzio e nell'indifferenza. Possiamo alzarci in piedi, possiamo fare qualcosa, usare il cervello e il coraggio". 

Salvini: non vedo l'ora di incontrarla in tribunale 
"Non vedo l'ora di incontrarla in tribunale, di guardare  in faccia una che ha provato a uccidere dei militari italiani. Qui ci sono i giudici che decidono della vita e della morte di tutti, fosse per me sarebbe già a Berlino". Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ai giornalisti che gli chiedono un commento alla notizia della querela per diffamazione da parte della comandante della Sea Watch.