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POLITICA

Hard disk e memorie digitali nascoste dietro i quadri

Caso Matacena: Scajola e Chiara Rizzo a processo, trovato l'archivio segreto dell'ex ministro

Documenti riservati sono stati trovati nelle nicchie nascoste dietro ai quadri nella villa di Imperia. Sì del gip al giudizio immediato: l’ex ministro e lady Matacena saranno processati a Reggio Calabria il 22 ottobre

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L'ex ministro Claudio Scajola
L’ex ministro Claudio Scajola e la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, saranno processati con rito immediato il prossimo 22 ottobre. Il Gip di Reggio Calabria ha infatti accolto la richiesta della Dda e i due saranno a giudizio per aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare del Pdl Matacena. E in una nuova perquisizione nella villa di Imperia di Scajola, gli inquirenti hanno trovato, nascosto in nicchie occultate dai quadri, l’archivio segreto dell’ex ministro.
 
Il processo
Il gip di Reggio Calabria, accogliendo la richiesta della Dda, ha disposto il processo con rito immediato per l'ex ministro Claudio Scajola, Chiara Rizzo e altre tre persone nell'ambito dell'inchiesta sui presunti aiuti alla latitanza dell'ex deputato Amedeo Matacena. Il processo è stato fissato al 22 ottobre. Era stata invece stralciata dalla stessa Dda la posizione di Matacena, che attualmente si trova a Dubai dopo la condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo con rito immediato è stato disposto anche per il factotum di Matacena Martino Politi e per le segretarie di Matacena e Scajola, Maria Grazia Fiordalisi e Roberta Sacco.
 
L’archivio segreto
Era nascosto in alcune nicchie scavate nel muro,  in piccoli vani nascosti da quadri o stampe o, in alcuni casi, coperti a occhi indiscreti da armadietti leggeri. E’ l’archivio segreto di Claudio Scajola, occultato così bene che agli inquirenti è servita più di una perquisizione per trovarlo, come rivela La Repubblica. Dalla prima perquisizione ad Imperia infatti, fatta sia allo studio privato di via Matteotti che in quello della casa di Via Diano Calderina, non era affiorato nulla. O meglio, gli uomini della Dia di Reggio Calabria avevano sequestrato soltanto la parte di archivio “pubblico”. Documenti, computer, tablet e telefonini che già in passato erano stati passati allo scanner dagli investigatori di diverse procure. Ed è proprio analizzando quei file che i magistrati che conducono l’inchiesta sulla fuga di Amedeo Matacena a Dubai si sono convinti a firmare un secondo decreto di perquisizione. Una scelta dovuta al fatto che da alcuni documenti spuntavano riferimenti ad altri fascicoli e a cartelle informatizzate che però non erano in mano agli inquirenti. Così, scrivono i magistrati, “atteso che vi è il fondato motivo di ritenere che uno o più documenti di natura informatica siano sfuggiti all’attività di ricerca» vi è la necessità di una «ulteriore attività di perquisizione dei locali di abitazione, di ufficio e delle sedi aziendali riferibili a Claudio Scajola”. E' partita allora la nuova perquisizione, disposta d’urgenza per timore che il materiale potesse essere fatto sparire. E nello studio di Scajola, spostando alcuni quadri, sono saltate fuori le nicchie nelle quali c’erano alcuni hard disk e una serie di pen drive. Così una dopo l’altra sono saltate fuori tutte le “edicole” nascoste, ed in ognuna di esse il materiale informatico cercato. Per la Procura si tratta dell’archivio segreto di Scajola, quello mai trovato in passato. Ora il materiale si trova al Centro Dia di Reggio Calabria, nelle mani degli analisti che ne stanno tirando fuori una marea di dati.