Lo studente ucciso al Cairo
Caso Regeni, il ministro degli Esteri Egiziano: "incidente isolato"
L'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni rappresenterebbe "un incidente isolato". Lo ha detto da Washington il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shourky

L'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni rappresenterebbe "un incidente isolato". Lo ha detto da Washington il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shourky, secondo quanto riferisce il quotidiano egiziano "Al Shorouk". "Le agenzie governative e le forze di sicurezza egiziane continuano a compiere ogni sforzo per arrivare alla verità, scovare i responsabili e portarli davanti alla giustizia", ha detto il capo della diplomazia egiziana, sottolineando che vi sarebbe una "piena collaborazione" con gli investigatori italiani presenti al Cairo. Il ministro ha aggiunto che sarebbero in corso "contatti ad alto livello" tra i funzionari dei due Paesi e che vi sarebbe un desiderio che questo "incidente" non comporti una crisi tra i due Paesi.
Il dossier del ministero dell'Interno egiziano
Fonti della sicurezza egiziana citate dal quotidiano "al Akhbar" sostengono che il ministero dell'Interno avrebbe preparato un dossier completo sullo scenario nel quale è avvenuto il delitto del giovane italiano. Nel rapporto che una delegazione della sicurezza egiziana "consegnerà il 5 aprile al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone.
Nel dossier, scrive Al-Akhbar ci sono anche i risultati di indagini compiute da apparati egiziani sui numerosi incontri dal giovane ricercatore friulano con ambulanti e sindacalisti al Cairo, "molti documenti e informazioni importanti" tra cui "foto" e "tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa", ovvero "gli innumerevoli rapporti, i segreti dei suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi".Al-Akhbar anticipa che ci sono "anche le deposizioni dettagliate dei suoi amici sugli spostamenti durante i suoi ultimi giorni al Cairo" e quelle "dei vicini dell'appartamento in cui viveva" nella capitale egiziana. E che nel rapporto del ministero dell'Interno egiziano per la Procura di Roma ci sono "informazioni importanti" sulla banda di criminali uccisi al Cairo e che avevano rapinato "l'italiano David qualche mese fa". La delegazione egiziana,inoltre, consegnera' "gli effetti" personali di Regeni, tra cui il passaporto, trovati nell'abitazione della sorella del capobanda, preannunciano le fonti del giornale, senza fornire nuovi elementi su chi ne sarebbe stato in possesso prima del fratello della donna.
Pignatone: "Noi possiamo solo collaborare"
"La concreta possibilita' di indagare pienamente sull'omicidio di Giulio Regeni e' delle autorita' egiziane. Non abbiamo il diritto, per il rispetto della sovranita' nazionale, di disporre intercettazioni in Egitto o altre attivita' giudiziarie". Così il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone intervistato dall'Espresso, nel numero da oggi in edicola. "E il nostro team investigativo inviato al Cairo dopo la scoperta del corpo del giovane ricercatore, non puo' di propria iniziativa effettuare in un paese straniero pedinamenti o indagini autonome - ha spiegato Pignatone -. Noi possiamo offrire, come stiamo facendo, la nostra piena collaborazione a sviluppare meglio le indagini".
"Le indagini le devono, anzi, le possono fare solo gli egiziani", ha detto ancora il procuratore capo di Roma, e cio' che stanno facendo i pm "e' di offrire la nostra collaborazione trasmettendo una serie di elementi raccolti in Italia come l'autopsia effettuata nel nostro Paese con tecniche e mezzi all'avanguardia. Ma anche l'analisi del contenuto del computer, e la testimonianza di alcune persone che conoscevano Regeni". Sulla riunione fra gli investigatori egiziani e italiani che si svolgera' a Roma il 5 aprile il procuratore dice: "Avra' lo scopo di mettere insieme una serie di elementi raccolti per analizzarli. Vogliamo rendere costruttivo il confronto fra gli apparati investigativi italiani e quelli egiziani".